Ciao a tutte!

Quante di voi hanno sentito parlare della polemica nata su Vogue, che vede coinvolte le editor (alias le giornaliste di moda e beauty che scrivono sulla rivista) accanite con un certo livore contro le blogger e le influencer? “Cercatevi un lavoro”, “per favore smettetela” e “state proclamando la morte dello stile”: così ha scritto Sally Singer, Creative Digital Director di Vogue America, nell’articolo di recap della settimana della moda di Milano. A lei si sono accodate le colleghe su Twitter: “è patetico”, riferito al fenomeno delle fashion blogger, “pur di essere fotografate fuori dalle sfilate rischiano un incidente” – è Sarah Mower, Chief Critic di Vogue.com, a scrivere. E ancora: Nicole Phelps, direttrice di Vogue Runway, aggiunge: “È angosciante vedere così tanti brand collaborare”; e Alessandra Codinha, News Fashion Editor di Vogue.com conclude: ”è divertente il fatto che ancora li chiamiamo ‘blogger’ quando ormai pochissimi di loro di fatto lo sono ancora”, “ridicoli”, “Cercare stile tra chi viene pagato per essere in prima fila è come andare a cercare l’amore in uno strip club”.

Insomma: ci sono andati già pesante e hanno riaperto le ferite di ormai almeno otto anni fa, quando il fenomeno blogger faceva capolino nel fashion system, tra curiosità, perplessità e competizione. La stessa Franca Sozzani aveva scritto “io non so neanche chi siano”, “sono tanti e tutti uguali”. Ma non è cambiato niente dal 2008 ad oggi? E chi esce vincitore dallo scontro, gli editor o i blogger? Siamo sicure che siano competitor? E se invece potessero imparare l’uno dall’altro, per migliorare il proprio business?

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Partiamo dall’inizio. Sul web è un po’ come se esistessero i blog e poi i fashion blog. E se i primi sono visti sempre come qualcosa di un po’ casalingo, da cui al massimo rubare una ricetta di cucina o i consigli su come aggiornare l’iPhone, i secondi, per un motivo o per l’altro, vengono percepiti come qualcosa di un po’ misterioso che fa competizione alle riviste di moda a cui erano abbonate le nostre mamme. Naturalmente anche questa visione è molto parziale e il web è talmente vasto che permette di trovare vere e proprie testate di altissimo livello, così come piccoli blog personali e home made, su praticamente qualunque argomento.

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Il post “contro” i blogger pubblicato, paradossalmente, sulla rubrica online “il blog del direttore”, di Franca Sozzani



Ma poi, ed ecco il “mistero”, perché questi fantomatici fashion blog dovrebbero fare concorrenza alle riviste? Pensateci un attimo: i fashion blog, intesi come il classico sito gestito da una influencer, si leggono? Si guardano? Si seguono? Le blogger scrivono o soprattutto si fanno fotografare con outfit da loro teoricamente scelti? Sono più delle quasi-giornaliste o delle quasi-modelle e quasi-stylist? E perché “quasi”?

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Per rispondere, bisogna per forza tornare indietro di qualche anno e scoprire come i fashion blog siano nati e come si siano evoluti nel tempo. È inevitabile che, parlando di fashion blogger, venga in mente la nostrana Chiara Ferragni. Oggi, a “guidare” l’esercito delle fashion-influencer, c’è lei. È la più famosa al mondo e attualmente quella che ha mantenuto più a lungo e più alto il livello del suo successo.

cliomakeup-chiara-ferragni-nasti-biasi-8-vogueÈ innegabile che le riviste abbiano contribuito a consacrare la fama di socialite e influencer!

Ma non è lei ad aver inventato il fashion blogging. Andando a rileggere le sue interviste di 5/6 anni fa, infatti, emerge un nome, dal quale lei stessa dice di essersi ispirata molto: Rumi Neely, alias Fashiontoast. Trattasi di una ragazza americana dalle origini giappo-tedesche-scozzesi che in tempi quasi non sospetti iniziava a farsi strada nel mondo nella moda semplicemente condividendo foto di buona qualità in cui lei posava mostrando il proprio stile.

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ClioMakeUp-fashion-blogger-editor-vogue-america-polemica-9Credits: Vogue

Eppure, studiandosi, a sua volta, la sua storia, sorge un altro nome, al quale Rumi stessa fa riferimento come una fonte di ispirazione: BryanBoy. Molte di voi probabilmente lo hanno già sentito e potremmo definirlo a tutti gli effetti “il primo fashion blogger” così come intendiamo oggi il termine.

ClioMakeUp-fashion-blogger-editor-vogue-america-polemica-bryanboyPer amor di informazione, però, pare opinione diffusa che il primo blog personale che abbia avuto come tema il proprio stile sia stato StyleDiary.com – che oggi non esiste più –, fondato da Patricia Handschiegel, attualmente imprenditrice digitale fondatrice di un famoso sito di food che si chiama Condiment.

Proprio come le sue “eredi”, nel 2004, quando il ventiquattrenne di Manila ha aperto BryanBoy.com, scriveva sul web una sorta di diario, mostrando al mondo foto che lo ritraevano con il suo “outfit del giorno”, tra feste e viaggi. Rapidamente si è trovato inserito nella fashion industry e, per fare un esempio, nel 2010 Marc Jacobs aveva già disegnato una borsa solo per lui, e le sue frequentazioni contavano personalità quali Carla Sozzani, Anna Wintour (sì, entrambe direttrici di Vogue) e Karl Lagerfeld.

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Questa era solo una necessaria premessa, ma è a pag. 2 che affronteremo il vero e proprio discorso: perché i fashion blogger hanno successo? Cosa hanno sottovalutato le riviste di moda? Qual era l’esigenza che i blog hanno soddisfatto? Ve ne parliamo nella seconda parte del post!

105 COMMENTI

  1. Beh, se il segreto del loro successo sta nel fatto di essere tutto e niente…che senso ha il piacere di andare a fondo nelle cose, di dare il meglio di sè in quello che si fa?! La Ferragni è l’incosistenza fatta persona, la vacuità rivestita da abiti preziosi, non scambierei la mia vita faticosa da architetto contornata di bimbi con la sua per nulla al mondo!
    Nulla a che vedere, però, con la Blogger migliore del secolo, la nostra Clio!!! Che non è solo blogger ma tutto quello che fa ha sostanza e ci piace!!!

  2. Il punto è secondo me proprio nell’ultima parte del post e cioè che che questi bloggers dovrebbero inventare degli stili..ma in realtà nessuno lo fa, indossano capi costosi inviati dalle aziende senza – a mio parere – neanche scegliere come abbinarli. Posso capire che qualcuno abbia successo per uno stile personale ..ma qui non vedo nessuna originalità. Ormai è un po’ come YouTube ..si ha successo sul nulla.

  3. Secondo me la nascita del mondo dei fashion blogger ha portato una rivoluzione significativa nel mondo della moda. Prima la moda la vedevi sulle riviste patinate, rappresentata e immortalata in contesti totalmente estranei al mondo in cui effettivamente viviamo: era quasi una semplice arte, bella da essere ammirata, ma fuori dalla portata della maggior parte delle persone. Ecco, il bello dei fashion blogger è che hanno avvicinato questo mondo meraviglioso e pieno di creatività ai “comuni mortali”. Guardavi un fashion blogger e dicevi, però, interpretata in questo modo la moda la posso seguire anche io e giocarci! Ora, come facevate notare, queste figure sono troppo inflazionate e, soprattutto, sponsorizzate. Oltre al fatto che l’originalità e l’interpretazione personale le devi cercare con il lanternino… Io trovo che ormai siano figure necessarie, comunque, anche se sempre più persone si atteggiano a fashion blogger cercando visualizzazioni e fama, perdendo così di vista l’attenzione verso la moda per focalizzarsi invece in quella più bieca verso se stessi e la propria mania di protagonismo…

  4. a me piace la moda, mi piace vestirmi, fare shopping, cercare, sperimentare. Se penso da dove prendo ispirazione non lo faccio certo dalle fashion blogger (appunto, la maggioranza si mette cose a caso solo perché pagata per farlo), ma non lo faccio nemmeno dalle riviste di moda, che per me sono inleggibili. Le ho comprate spesso, spaziando da quelle più cheap a quelle più costose, da quelle solo moda a quelle che mischiano attualità moda ecc ma le ho sempre trovate inutili. Forse sono io che non so interpretare, ma vedere le sfilate o i sevizi fotografici in cui si vede solo un particolare del vestito (che poi costa 3000€) non mi dice proprio nulla. Ecco io penso che la chiave del successo dei fashion blogger sia questa: dare un’immagine chiara e portabile della moda.

  5. Io penso che, in qualsiasi ambito, nuovi mestieri e nuovi personaggi abbiano successo dove c’é un vuoto da riempire… Se milioni di giovani hanno smesso di comprare riviste per seguire i fashion blogger non può essere un caso : come scrivete nell’articolo, le riviste di moda negli ultimi anni sono diventate, per la maggior parte, un misto quasi improponibile di infinite pubblicità e qualche editoriale non troppo originale…e la gente si é stufata di spendere soldi per un prodotto che trovavano, molto migliore, online e gratis.
    Penso alla nostra Clio che, quando ha cominciato, ha saputo inserirsi in una nicchia che non c’era e ha insegnato a migliaia se non milioni di italiane a truccarsi : dove le trovavi delle lezioni ben fatte di makeup su una rivista ?
    Poi il maggior successo di alcuni blogger su altri lo fanno diversi fattori.. la simpatia, l’impegno, la competenza, l’originalità…ma il punto resta lo stesso : hanno cambiato il sistema e se fanno tanta rabbia ai fashion editor forse forse c’é anche parecchia invidia per averli visti cogliere un bisogno che a loro é decisamente sfuggito

  6. Mah. A me pare come che, Vogue o chi (non importa, le riviste in generale) al’inizio supportavano pure i blogger (&co) – perché era una cosa fresca e nuova.
    E perché non si sarebbero aspettati MAI che la loro influenza sarebbe cresciuta tanto.
    Ora è successo. E li temono. E sono gelosi, probabilmente.
    E allora ecco che cercano di screditarli e rimetterli “a loro posto”. Mi viene fa ridere.
    Cara Anna (Wintour): è troppo tardi!
    Comunque dai, il tutto ciò non è un male. Direi che è giusto togliere un po’ di influenza alle influenzer (che sotto sotto, di sostanza non ce n’è) ma anche svegliare e scuotere un attimino le varie Vogue e Vanity Fair – perché sotto sotto, di sostanza non ce n’è :))))

  7. Team, i miei complimenti: ero prevenuta, ma leggendolo l’ho giudicato ben centrato, capace non di sposare l’una o l’altra causa, ma di cogliere il giusto e lo sbagliato di entrambi i fronti. Davvero brave. Inutile dire che sono d’accordo con voi.

  8. “I blogger, invece, dovrebbero non sottovalutare il valore delle loro scelte, quelle vere, che, se diventano solo marchette, inizieranno ad avere lo stesso valore di una pagina di pubblicità su un giornale: carta per fish and chips, direbbero gli inglesi. Ovvero, nessun valore.”
    Ecco. Appunto.
    Si può riassumere qui il mio pensiero.
    I fashion blogger sono delle semplici marionette in mano di chi li paga per fargli pubblicità.
    Che schifo.

  9. Le fashion blogger vengono “pagate” dagli stilisti? Perchè le riviste no? O i servizi e pubblicità che forniscono sono a titolo gratuito? Comodo poi criticare quando le fashion blogger sono sgage messe anche sulla copertina. Finchè fa comodo va bene?
    Ognuno ha la libertà di seguire, leggere chi vuole. Poi la maggior parte criticano la Ferragni. Visto che siete tanto bravi provateci voi a diventare come lei. Tra l’altro lei ora è diventata un’imprenditrice e da lavoro a persone.

  10. La mia domanda è: ma chi è la Fashion blogger? Cosa fa nella vita, quali sono le sue capacità? Nessuna, ergo, sono il niente con uno stuolo di persone che vogliono imitarle senza sapere ragionare con la propria testa che indossano quello solo perchè l’ha messo quella. Suvvia fatevi un pò condizionare dal vostro cervello, và.

  11. C’è da dire che i blog, di moda, di beauty e altro, stanno diventando sempre più spesso delle pubblicità ambulanti… I brand di beauty americani fanno fare vacanze alle youtuber (cose tipo 5 mila a testa euro per un weekend! E poi ti fanno pagare 40 euro un fondotinta!) come i brand di abbigliamento pagano le blogger per indossare i capi… la differenza è che, almeno per me, molte beauty blogger hanno talento e si sono fatte un mazzo per arrivare dove sono ora, le fashion blogger… diciamo che… o hai soldi per comprarti i vestiti (e per soldi non intendo 3000 euro al mese bastano anche 100… Io sono povera e i vestiti me li compro ogni morte del papa, possibilmente da h&m e in saldo… la dura vita dello studente d’architettura che non è figlio d’arte!)… e non sempre serve avere talento… ma il mondo è fatto per i furbi! Bisogna, al giorno d’oggi, crearselo il lavoro… trovo giusto che le fashion blogger rubino il lavoro ai giornalisti? Si certo… Perché il mondo della moda non è facile come quello di internet e la gente si è fatta il c**o per arrivare dov’è ora… ma ognuno la pensa come vuole

  12. fashion blogger ed editor per me hanno la stessa valenza, cioè nessuna …
    fosse per me farebbero la fame entrambe. Tutte troppo corrotte e comprate dal fashion system, vanno dove le porta il vento del momento e non ho bisogno di un inutile Chiara o di una costosa rivista dove tra l’altro ci sono servizi di moda incomprensibili dove gli abiti neanche si vedono (tipo vogue appunto) per scegliere cosa mettermi … per farmi un idea ci sono le pubblicità che sono molto più chiare e la mia esperianza di affidarmi ad un marchio piuttosto che un altro per la qualità dei tessuti … che poi per me un abito è per sempre, non lo compro perché quest’anno và di moda l’eco pelliccia piuttosto che il pitonato.

  13. Il fatto “divertente” è che gli editor di Vogue ce l’abbiano tanto con i blogger, quando invece la rivista Vogue ha messo la Ferragni 10 volte in copertina e ci ha fatto sopra parecchi soldi. Secondo me non dovrebbero aprire la bocca così a spoposito, e se fossi il loro datore di lavoro li riprenderei molto severamente. Posso capire che gente che viene dal nulla, magari non ha studiato moda o lettere o quello che hanno studiato questi editor, possa suscitare rabbia e invidia. Sono la prima a farmi molte domande, ma me le tengo per me, solo per il fatto che dimostrerei di essere arrabbiata e invidiosa. Il fatto è che questi blogger (o influencer o comunque li vogliate chiamare) si sono trovati un posto nel mondo, perchè un posto nel mondo per loro c’era. Ciò significa che sono più vicini loro al pubblico che le riviste. Parliamo sempre dei messaggi sbagliati che ci trasmettono i media e la moda, e chi è veicolo principale di questi messaggi se non le riviste di moda? Non difendo i blogger in generale e trovo che alcuni siano davvero di pessimo esempio per le nuove generazioni, ma in questa circostanza mi schiero dalla loro parte perchè semplicemente non si sputa nel piatto in cui si mangia.

  14. secondo me c’è una differenza sostanziale fra Clio e i vari fashion blogger a cui si riferisce il post: Clio ha una competenza, un mestiere, uno studio e non ha aperto blog/canale youtube perché si annoiava o per fare soldi, bensì per condividere le sue conoscenze in materia. Tradotto, non è la prima cretinetta figlia di papà (i vestiti costosi a questi chi li compra?) ma una persona che mostra il frutto del suo studio e mestiere.

  15. Concordo in pieno. Avevo la sensazione, leggendo il post, che si stesse cercando in tutti i modi di difendere le fashion blogger, ma la conclusione a cui si è arrivati non rispecchia la realtà. Tanto di cappello a chiara ferragni per il business che si è costruita, ma la sua collezione di borse, magliette e accessori è da buttare nel cestino, sembra la brutta copia di qualche grande firma, ideata semplicemente solo per guadagnare. Non credo le blogger siano niente di innovati, stanno cavalcando un’onda, ma quest’onda non durerà per sempre.

  16. Dunque, ho letto l’articolo, e credo che si sia trascurata una cosa, tra le tante dette. Uno die principali motivi per cui le editor o giornaliste di moda si sono schierate contro i blog fashion è puro e semplice: in parte per rosico in parte per necessità di mantenersi un lavoro. Questo perché, come succede anche con i fotografi (ho lavorato per una fashion week milanese e un anno per un fotografo di moda) le riviste ormai non pagano più i professionisti come prima, perché in fondo perché mai dovrebbero dare 1€ a foto a te che hai studiato anni e lavorato nel settore e fatto gavetta, se possono usare la foto di Chiara Ferragni & Co. gratis, dato che se viene pubblicata su Facebook o su Twitter è di pubblico dominio, e in più dire che l’ha fatta lei? Perché pagare un’editor che si studi le sfilate se tanto Fashionistas o chi per lui ha già fatto il sunto delle tendenze autunno inverno e devi solo intervistarlo, gratis, per avere l’articolo? Detto fuori dai denti, queste signore rosicano perché stanno rubando loro il lavoro, perché non è vero che le riviste fanno un lavoro diverso dai blog, perché una foto di una sfilata per cui sei stato ore in piedi, correndo di qua e di là 12 ore la giorno in motorino rischiando che un autobus milanese ti tiri sotto, senza mangiare e quasi senza bere, sai quanto la pagano? 0,29 € più iva, prezzi del 2012. Ma se la fa una influencer invitata in prima fila alla sfilata dalla maison, la pagano 0€. Tutto qui. Nulla di trascendentale, solo soldi.

  17. I fashion bloggers esistono solo perchè una marea di gente li segue. Perchè? Perchè ostentano, perchè pubblicano foto da sogno in posti da favola, perchè si vestono (spesso male) con roba che costa un sacco di soldi. Io, se non leggessi questo blog, non avrei mai saputo chi è la Ferragni. Non seguo nessun fashion blogger ma mi è capitato di vedere il profilo di alcuni, su Instagram… sono tante piccole fotocopie di foto/storie/vite tutte uguali. Non me ne frega nulla di cosa indossano, se muovono il mercato di certo non muovono i miei acquisti. La polemica nata forse è inutile ma una cosa è certa: dovrebbero trovarsi un lavoro. Se solo la gente smettesse di seguirli.

  18. Ciao Team! bell’argomento!

    Io concordo abbastanza con le conclusioni a cui siete arrivate, editor e blogger non fanno lo stesso lavoro, ma di fatto le blogger stanno prendendo il sopravvento su persone che hanno studiato ANNI e ANNI e si sono fatte il cu*o per entrare nel mondo della moda, della fotografia o del giornalismo (vedi “il diavolo veste Prada”). A me queste fashion blogger sembrano solo delle “wannabe” che sono riuscite a diventare icone basandosi sul nulla… Senza studiare, senza fare gavetta (aprire un blog non è gavetta), senza meritarselo, ma solo grazie alla massa di “followers”… E soprattutto senza versare una goccia di sudore in tutta la loro vita, quindi senza aver mai lavorato davvero… Ecco perché concordo con la frase “trovatevi un lavoro”… Perché queste non sanno neanche che ca**o vuol dire lavorare… E non ditemi che vestirsi e farsi fotografare come/dove/con chi/da chi si vuole sia un lavoro (ben diverso da quello che fanno le modelle professioniste).

    La Ferragni è quella che meno sopporto, la classica borghese viziata che si faceva le foto coi suoi vestiti (orrendi) di marca comprati dal papi, era arancione coi capelli gialli, solo un’altra di quelle tamarre menose che giravano su Netlog e che ho sempre odiato… se è arrivata dov’è deve ringraziare tutti gli dei dell’Olimpo.
    Ah, tralascio ogni commento sulle sue collezioni, parlano da sole 😀

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  19. Purtroppo io le vedo solo come un modello da seguire per chi non ha personalità, e al giorno d’oggi è pieno di gente vuota. Sono dura lo so, ma io la vedo così. La sostanza non c’è, e chi la segue ne ha ancora meno! Clio invece è tutt’altra cosa.

  20. Un po’ come quelle ragazze di instagram che nessuno sa cosa facciano nella vita ma le vedi sempre in posti favolosi in giro per il mondo, indossano abiti all’ultima moda, mangiano (o almeno così sembra dalle foto) solo bio e naturale e bevono quei smoothies bellissimi (non so il gusto…), fanno yoga e vanno in palestra, e indossano pure quei liquid matt lipsticks nei colori più strani che a loro stanno benissimo..
    Boh.. io non seguo più nessuna perché sono profili costruiti, non c’è niente di spontaneo ma soprattutto fanno un sacco di pubblicità.. E per questo motivo non seguo nemmeno le fashion blogger.

  21. condivido! più per Vogue che per Vanity a cui sono abbonata :-)) ma di vanity leggo solo l’attualità e le interviste dei Vip … la parte moda e soprattutto beauty la sfoglio velocemente e spesso dico : già visto sul blog di Clio 2 mesi fa!!

  22. Brava la penso esattamente come te …troppo facile sparare a zero secondo me in po d invidia ci cova dietro comunque c è tanto lavoro lei ha avuto un idea e la capacità di realizzarla e oltretutto avere successo.

  23. la ferragni però viene da una famiglia benestante, non è partita proprio da zero, c’è gente con molto più stile di lei ma dovendo fare dei lavori “veri” per vivere non può permettersi di dedicare il 100% del proprio tempo al blogging

  24. Io non mi schiero dalla parte di nessuno perchè ritengo che da entrambi i lati (della faida) ci siano delle ragioni valide.
    Ma il pensiero di fondo che c’è è che secondo me tutti qui stanno cercando di preservare il loro lavoro. E mi sta bene come concetto.
    C’è da dire però che per arrivare a pubblicare la propria opinione su di una rivista come Vogue un qualcosa devi anche averlo studiato/provato/vissuto/saputo, una fashion blogger e influencer la maggior parte delle volte non ha la metà della preparazione di base della giornalista. Questo però non vuole assolutamente dire che non ne sappia niente o che la sua di voce non abbia valore, perchè mi si deve imporre quello che dice Vogue come verità assoluta e quello che dice, non lo so, una Ferragni qualunque invece debba per forza di cose essere sbagliato.
    C’è uno snobismo di fondo che non approvo. La stampa può ribellarsi quanto vuole, per me la verità sta nel fatto che la rete ha rinvigorito, se non arricchito in alcuni casi, ampliato e forse umanizzato, settori che prima erano solo per una ristretta cerchia.
    Bello un Valentino originale, lo sanno pure le capre, ma su Vogue non mi fanno vedere che esiste qualcosa di simile alla mia portata, su un fashion blog magari si (onestamente non ne seguo nessuno quindi parlo per l’idea che ne ho) ed io non riesco davvero a vederci IL MALE in questo.
    In ultimo vorrei sottolineare questa frase: “Cercare stile tra chi viene pagato per essere in prima fila è come andare a cercare l’amore in uno strip club” la trovo gratuitamente offensiva e crudele e da una persona che pensa questo di un’altra, io, non voglio nessun consiglio.

  25. Sono sempre dell’idea che sia giusto premiare il merito, chi ha studiato, chi “si è fatto il mazzo” per acquisire competenze e professionalità. Così sono i giornalisti (anche le giornaliste di moda di Vogue etc), persone che hanno fatto un percorso di studio e lavoro per arrivare dove sono, ma queste “fashion blogger” mi sembrano semplicemente persone che puntano ai soldi facili, alle sponsorizzazioni, fornendo non il proprio cervello e la propria preparazione ma solo un viso per farsi selfie e un corpo su cui indossare abiti spesso improponibili. Perchè bisognerebbe premiarle? quali sono i loro meriti..?

  26. ciao, io sono giornalista e mi occupo non solo di moda e beauty ma anche di altri ambiti. Ciò che mi viene da dire è che – parlo in generale – i giornalisti devono farsi un mazzo così per diventare tali, per continuare a mantenere la loro carica – oggi ci sono sempre più licenziamenti e tagli, io ne so qualcosa.. 🙁 – e per restare iscritti all’Ordine si spendono in media 200 euro l’anno. Senza contare i servizi mal retribuiti. Invece le fashion blogger o /e consimili, nella maggior parte dei casi, non hanno una preparazione professionale, non devono sottostare ai giusti principi etici dei giornalisti – molti sono duri, ma giusti; ad esempio il giornalista non può fare pubblicità o il testimonial tranne che in rari casi come la beneficenza, bisogna controllare e verificare le fonti, ecc – Insomma, il sunto è che quello delle giornaliste/editor e quello delle blogger sono due categorie molto diverse e che il lavoro di tutti va rispettato, soprattutto quello di chi ha sudato ed ha investito denaro e fatica e si è fatto un mazzo così dii gavetta, anche nel settore della cronaca per dire, per arrivare ad essere giornalista. Ovvio che se le blogger o chi per loro ti tolgono il lavoro, pure mal pagato,… beh, ci si sta male, sì. Ma questa è la realtà in cui viviamo. Oggi quante persone vogliono leggere un articolo? La maggior parte secondo me ama di più vedere le foto e leggere meno. Posso sbagliarmi, anzi: ditemi che mi sbaglio ragazze! 🙂 ma pare andare così oggi giorno…..
    Io fatico quotidianamente ogni santo giorno per andare avanti con un budget limitato al massimo e non sono figlia di papà, ne vengo da una famiglia modesta ,ma ricca di unione e sani valori, che però… non pagano le bollette! 🙂
    Voi cosa ne pensate? Cosa vi piace di più leggere o vedere sul web? Mi piacerebbe avere i Vs pareri!!
    Ps: penso anche una cosa: se certe giornaliste si adeguassero di più a ciò che la “gente” vuole, sicuramente farebbero un salto di qualità. 🙂

  27. peccato che Chiara Ferragni, sembri sempre + un manichino e quindi anche queste blogger lasciano alquanto a desiderare, personalmente non riesco a seguirne nessuna e nessuna mi ha colpito mai in fatto di stile e originalità Riesco a leggere unicamente il tuo blog e qualche volta insidebeauty che ritengo abbastanza obbiettivo, inoltre non capisco mi pare solo una pubblicità alla ferragni messa in prima pagina?!
    baci e abbracci

  28. Non seguo nessun blog di moda, perché per me fashion blogger = marchettara. Punto. E la pubblicità mi piace dove c’è scritto appunto “pubblicità”.

  29. Ciao a tutte! A me piace vestire bene e in modo curato, ma non seguo né le influencer né le riviste di moda.. preferisco seguire Clio, che basa il suo blog e i suoi video sulla competenza e la professionalità e che quindi mi permette di imparare qualcosa di concreto in un ambito, quello del makeup e della skin care, che mi appassiona molto! Poi secondo me Clio ha una marcia in più rispetto alle altre bloggers e questa marcia in più è data dalla sua simpatia, dalla sua solarità e dalla semplicità e naturalezza che non ha perso neanche dopo il suo enorme successo! Quindi W Clio e il suo team!!!! ♡

  30. è un discorso relativo. Sicuramente l’avrà aiutata all’inizio ma poi ci vuole altro. Ci sono persone che riescono anche provenendo da una famiglia normale e chi invece pur essendo benestante si adagia e non combina niente.

  31. Innanzi tutto, bravissime alle Ragazze del Team di Clio : articolo scritto benissimo <3. Grazie anche a tutte quelle che hanno lasciato i commenti su questo post : Io studio in Francia e sto facendo la mia tesi sulle influencer quindi i vostri pareri mi interessano !
    Vorrei quindi farvi una domanda : come vedete il seguito? Insomma, per voi il fenomeno delle Blogger é destinato ad estinguersi o a perdurare ?
    Grazie infinite

  32. Grazie Team per questo post, spesso mi sono domandata : “perché li chiamano fashion blogger se non hanno nemmeno un blog?”. Ora, dopo aver letto attentamente il vostro articolo, sono giunta ad una mia personale opinione: gli editor si sono accaniti contro i fashion blogger perché non possono direttamente attaccare il loro pubblico, altrimenti andrebbe da se che quasi più nessuno comprerebbe Vogue. Mi spiego meglio, il mondo è cambiato. I social hanno cambiato il mondo. Gli influencer hanno semplicemente trovato la chiave, chi per fortuna e chi dopo un’astuta visione sul futuro, per farsi seguire. Non avete notato che negli ultimi 3 anni vediamo davvero i trend che spopolano sul web e, in secondo luogo, sui magazine, sulle persone che incontriamo per strada? Ecco, questo i magazine non sono mai riusciti a farlo, mai come nell’ultimo periodo i trend sono diventati accessibili a tutti e non solo alle persone strettamente all’interno del mondo della moda. Questo perché la domanda non è più la stessa e questo proprio grazie ai social e di conseguenza alle persone che hanno un seguito molto vasto su di essi. Gli editor si sentono superati e io credo che con questo grande polverone, abbiano provato a far cambiare ottica ai propri lettori istigandoli a guardare di cattivo occhio gli influencer. Che poi la frase “trovatevi un lavoro vero” non ha molto senso dal momento in cui queste persone vengono profumatamente pagate per quello che fanno. Le case di moda hanno capito da subito questo nuovo meccanismo e lo sfruttano al meglio. Tra qualche anno vedremo Chiara Ferragni al timone di Vogue 🙂 ahahah

  33. Io penso che ci sia troppo accanimento dietro le fashion blogger. È ovvio che gli inviino i vestiti, con il loro blog aumentano la visibilità del brand, -ce ne sono alcuni infatti, tipo Balmain, che sono conosciuti specialmente grazie ad Instagram ed alle star!- ma li inviano anche alle modelle, alle editrici e ‘compagnia cantante’! Quindi tutta questa avversione… E poi, sinceramente, io seguo molte fashion blogger da cui prendo tantissima ispirazione anche perché con le loro vite mi fanno sognare! Sarà che la Chiara (aggiungo l’articolo perché per me la Ferragni è ‘un’istituzione’!) è la mia più grande ispirazione e vorrei tanto, da grande, avere una carriera simile alla sua

  34. Io seguo te Clio perché hai studiato e perché nel tuo campo, ho bisogno dei tuoi consigli.
    Sulla moda io continuo a comprare le riviste. Non seguo fashion Blogger perché credo ci sia il vuoto professionale sotto. Non c’è studio, perfezionamento, solo magari un corpo e un viso grazioso e forse (ma non sempre) la capacità di abbinare dei capi, cosa che possiamo acquisire anche noi (se siamo stati infusi dal buon gusto) grazie a riviste scritte e dirette da persone che conoscono la storia della moda e la sua industria. Voglio un servizio fotografico serio e non un selfie di una tipa carina, come ispirazione.

  35. scusa ma Balmain è una delle case di moda storiche e con più tradizione di tutte, fondata nel 1946 ha vestito le più celebri star di Hollywood tra cui Greta Garbo… non credo che abbia bisogno delle ragazzine per farsi conoscere . Forse le ragazzine fashion blogger avrebbero bisogno di un libro di storia della moda

  36. E hanno ragione ad incazzarsi. Perché dietro al loro lavoro c’è professionalità, dietro la Feragni no. E io non la percepisco come la moda “portata” nella realtà, ma svuotata dei fondamentali.
    Io continuo a comprare le riviste. La professionalità è impagabile.

  37. Per la parte beauty ti do ragione, ma per glì outfit preferisco i servizi sulle riviste piuttosto che i selfie della Feragni.

  38. Ma perché tanto odio nei loro confronti? Si va bene ci sono persone che hanno studiato a differenza loro, ma il mondo CAMBIA ed è evidente che alle persone adesso la rivista non piace più, e preferiscono rivolgere l’attenzione a un contenuto più fresco e immediato sui social. A questo punto prendiamocela con il pubblico che è l’autore principale di questo cambiamento, o no? E non con ragazze che per quanto sgallettate hanno saputo sfruttare a loro favore un settore nascente. Intanto alcune di loro dal nulla si sono costruite un impero. E a me non piacciono, ma questo gli e lo devo riconoscere. Loro intanto l’hanno fatto!

  39. Spero proprio di no….
    Ovvio che le riviste arrivano dopo! Il web è immediato, aggiornare il Blog, il profilo ecc… scegliere gli articoli, verificare ciò che si scrive, creare i servizi, mandare in stampa una rivista richiede tempo e lavoro.

  40. Capisco la posizione di Vogue: si tratta di giornalisti che si sono guadagnati quel posto in prima fila alle fashion week sputando sangue, che conoscono le collezioni degli ultimi 10 anni e i punti di forza/debolezza delle diverse case di moda. Le fashion blogger stanno cavalcando un’onda, ma senza lasciare il segno; tra qualche anno la moda sarà passata e scompariranno.
    Se devo pensare a qualche personaggio che ha davvero lasciato il segno, penso a Marilyn Monroe con i Blue-Jeans o ad Audrey con la polo bianca e pantaloni Capri. Ecco, loro hanno fatto più moda di tutte le bloggers messe insieme!!

  41. Interessante questa analisi! Brave team!
    Avete ragione, le riviste di moda ormai le compro solo se hanno lo speciale delle sfilate o su accessori e simili, perché la rivista in sè non mi interessa, troppa pubblicità e articoli che difficilmente incontrano i miei gusti. Però non seguo neanche i fashion blog, perché mi sembrano tutte troppo fashion victim e io sono più per il creare uno stile proprio indipendentemente dalle mode del momento. Infatti mi piacciono i profili Instagram di ragazze con stili particolari, magari vintage o un po’ etniche 🙂

  42. Prima di tutto complimenti team perché questo post è scritto davvero bene!! Brave!!

    -Detto ciò, partiamo dal presupposto che le riviste di moda NON sono mai state aderenti alla realtà. Shooting con abiti costosissimi che il 90% delle persone che acquistano la rivista non possono avere. Scatti e abbigliamenti improbabili. Ok bello le prime cinque foto, ma dopo basta, da lì capisci che non prenderai mai ispirazione per capire cosa si usa e cosa no, tra le persone umane. Tanta arte e competenza certo, ma poca concretezza secondo me! Ragion per cui le riviste le ho sempre snobbate! E credo che ancora non si sappiano adeguare al cambiamento offrendo un contenuto nuovo e più immediato.
    -le fashion blogger, o tutto ciò che sta su internet, potrà essere vuoto, stupido, privo di competenza e studio, MA c’è una rivoluzione di fondo! Ed è il nuovo modo di rendere la moda accessibile a tutti, con abiti finalmente di ogni fascia di prezzo, con outfit più umani e veri. Perché le persone seguono queste ragazze? È un reato se una ragazza ha buon gusto (o forse non lo ha per molte persone) e inizia a postare idee, proposte, look? Ognuna di noi può farlo e non credo ci sia nulla di male. Se c’è la risposta del pubblico vuol dire che qualcosa di buono alla fine c’è! È uno scambio continuo, diretto, rapido e reale, che ha portato la moda al di fuori di quella cerchia strettissima di pochi intenditori. È un cambiamento che ovviamente non può andar giù alla cara Anna W., ma sono i gusti del pubblico che si son diretti altrove, probabilmente entusiasta di una proposta più fresca! In ogni campo ci son dei cambiamenti ogni tot anni, bisogna sapersi adattare, in questo caso bisogna saper sfruttare la rete! Perché devo spendere per una rivista poco realistica quando su internet posso trovare in un click 100 volte tanto quei contenuti, ogni giorno?
    Come per il make-up, poter star qui a parlare di trucchi e segreti, è bellissimo e sarebbe stato impensabile 10-20 anni fa! Prima i makeup artist custodivano gelosamente i loro segreti! Ma le cose cambiano
    -ultima cosa, ragazze non può essere sempre e solo tutta tutta fortuna! Ok Chiara non ci piace (manco a me) però tanto scema non sarà visto il suo impero (Si è dura ammetterlo)! Ha saputo sfruttare la nuova corrente, avrà fiutato qualcosa. Che adesso se la siano comprata le aziende è un altro discorso, questo accade troppo spesso, per carità!

  43. Certo che andare ad una sfilata col maglioncino peloso e i pantaloni della tuta rossi con la riga bianca…

  44. Dunque, io non seguo né ho mai seguito la moda e ho sempre detestato le riviste di moda. Gusto personale. Non posso giudicare quindi le bloggers di moda, ma posso dire che l’accanimento, secondo me, è dovuto al fatto che le riviste vendono sempre meno, mentre sempre più persone guardano e prendono ispirazione gratuitamente su internet. Fanno anche bene. Perché spendere non so quanti euro per una rivista piena zeppa di pubblicità che spesso pubblica foto con capi mediamente costosi che in molti non possono comprare?

  45. Non mi piacciono le fashion blogger e non voglio difenderle. Non metto in dubbio nemmeno la professionalità di chi lavora a riviste d’alta moda. Però ecco, io difficilmente comprando che so, Vogue, mi innamoro di un abito, di un outfit, o mi faccio un’idea di quella che sarà la prossima tendenza. Semplicemente perché in quelle foto trovo arte, estro, professionalità, ma non moda.

  46. Anche io la trovo giusta, ma credo che sia una lama a doppio taglio. Da un lato è vero che chi viene pagato per stare in prima fila non avrà (quasi) mai un proprio stile, difficilmente sarà rivoluzionario. Allo stesso tempo però trovo ridicolo uguale proporre cose improponibili solo perché ti chiami Dior o chicchessia e pur di stupire mandi in passerella di tutto

  47. Ciao Aurora! Grazie a te, innanzitutto e in bocca al lupo per la tua tesi! Ovviamente è molto difficile prevedere questo tipo di fenomeni, visto che sono molto legati anche al progresso tecnologico e, di conseguenza, ai cambiamenti dello stile di vita – basti pensare alla rivoluzione che c’è stata passando dal laptop allo smartphone e dal solo Facebook a tutti i vari social network (prima di tutti Instagram, che ha permesso che a molte blogger di “spostare” il proprio business e di mettere in secondo piano anche il blog che le aveva lanciate). Quello che ti possiamo dire è che con il progetto di ClioMakeUp stiamo cercando di prendere il meglio dai due lati: Clio è senz’altro un’influencer e la sua forza sta proprio nell’affidabilità e nell’autorità del suo parere, sempre competente, autentico e basato su un’esperienza reale; tuttavia con il blog e con noi del Team di fatto sta portando avanti un progetto editoriale, di contenuto, in cui non si cerca solo di indirizzare all’acquisto, ma di fare informazione e critica. Pensiamo che, quindi, se si studiano costantemente le esigenze degli utenti e se non si tradiscono le promesse fatte ai propri follower, il fenomeno “blogger” e “influencer” possa quantomeno aver aperto la strada a nuovi modi di intrattenere, informare, condividere. Ciao!

  48. Sono totalmente d’accordo con te.
    Sono stata per un paio d’anni abbonata a Vogue (con annessi e connessi), complice un’offerta strepitosa per cui un intero anno mi costava tipo 15 €.
    E’ stato un disastro, nel senso che l’intero giornale è composto da pubblicità o shooting fotografici esteticamente molto belli ma in cui è difficilissimo trovare un outfit realisticamente portabile nel mondo reale.
    Se la cosa mi può anche star bene nelle pagine pubblicitarie, non va assolutamente bene per i redazionali che non aiutano minimamente ad avvicinare le tendenze delle passerelle alla quotidianità di chi modella non è.
    Questo è il merito delle fashion blogger: saper proporre una “traduzione” per i comuni mortali di ciò che si è visto in passerella.
    Poi ok, si vestono anche loro dalle grandi case, ma almeno io posso prendere spunto per cercare tagli, colori e modelli anche tra le marche meno costose.
    Un po’ come Clio quando ci mostra il prodotto costoso ed il suo dupe.
    Nel mio caso non è questione di soldi (infatti la mia spesa per Vogue era moooolto piccola) ma di contenuti.

  49. Da un lato c’è la crisi di professionalità a favore di una pubblicità sempre più massiccia, dall’altro c’è una mancanza totale di contatto con la realtà perchè le fashion blogger più seguite e famose si vestono spesso a caso pur di sembrare eccentriche o facendo passare per loro gusto personale marchette belle e buone. The BlondeSalad è un progetto di successo manageriale e di marketing creato a tavolino dall’ex fidanzato della Ferragni che continua a collaborare con lei perchè quando si faceva chiamare Diavoletta87 non aveva certo lo stesso “stile” e “buongusto” di oggi…

  50. secondo me Clio la cosa triste in tutto ciò e credo sia anche quello che reclamino le editor di Vogue è che per arrivare così in alto ci sono dietro anni di studio, sacrifici e gavetta..questi che fanno? Qual è il loro curriculum? Perchè io dovrei seguire le tendenze di una che si veste con le ciabatte di pelo?

    Siamo ormai in un mondo dove più qualcuno non fa nulla, è trash e volgare e più viene apprezzato (parliamo per esempio di Gianluca Vacchi)..in un mondo fatto di pochezza, dove i contenuti e gli studi non contano più..

    La cosa bella di seguire un blogger è se davvero curasse il proprio blog inserendo dei contenuti che siano magari più lunghi di due righe basate sul nulla, e non li mettessero in mano ad altri per andare in giro a fare le sfilate.

    Forse le persoen come la Ferragni dovrebbero decidere davvero cosa fare nella vita invece di improvvisarsi blogger, stilista, modella.. perchè chi troppo vuole nulla stringe. Ok starà anche facendo soldi a palate, ma non sa fare nulla e prima o poi questa cosa verrà fuori.

  51. Io possedendo un blog mi sento un po’ di parte. Ma ovviamente non essendo del calibro di Chiara Ferragni non posso esprimermi. Io personalmente difendo le blogger perché trovo che nessuno capisca effettivamente il lavoro che ci sta sotto se effettivamente non lo si prova: l’organizzazione, il continuo aggiornamento di post e social, la scrittura, la ricerca, le foto. Sembra una stupidaggine ma in fondo è un lavoro anche quello. Perché denigrare loro e chi scrive per una rivista di moda no? Cosa rende il loro lavoro più “degno”? Personalmente non amo Chiara Ferragni perché la trovo poco autenica ma trovo figure come Victoria (Inthefrow) siano l’esempio di lavoro e dedizione senza diventare una pubblicità finta. La professione del blogger o youtuber non va denigrata finché sia fatta con dignità e non accettando anche ciò che non piace e non si crede pur di avere un guadagno perdendo il contatto con chi ti legge.

  52. Non sto sminuendo il lavor degli editor, assolutamente. Ci vogliono molte capacità per produrre un buon articolo, dico solo che secondo me l’accusa non e direttamente rivolta agli influencer perché se sono dove sono vuol dire che hanno un grande seguito.

  53. Sì, mi riferivo al fatto che indubbiamente anche Clio é una beauty influencer, è innegabile. Nel suo caso lo é per la competenza e l’affidabilità

  54. Vero! Mio marito che sembra si butti nell’armadio ed esca con le cose che gli si appiccicano addosso, tanto è incapace negli abbinamenti, allora é un guru della moda

  55. Ciao TeamClio, le riviste quanto costano sui 2€? 2€ ogni mese?
    Non leggo il blog di Chiara Ferragni, ma lei o chiunque riesca a guadagnare scrivendo su un blog, ben venga.
    Se le editor delle riviste vedono che le riviste stanno vendendo meno si devono chiedere se possono fare qualcosa per migliorarsi invece di lamentarsi.
    Con questa polemica Vogue ha attirato l’attenzione su di sè. La gente potrebbe decidere di acquistare una rivista (gente che generalmente non la acquista).

  56. 1)che differenza c’è fra stylist e stilista?
    2) io concordo un po’ con l’articolo. In pratica all’inizio le Fb ispiravano e consigliavano, ma all’inizio proprio, un po’ come certe pagine si Ig che seguo, pubblicano il loro outfit giornaliero, con scritto il marchio più o meno famoso di ciò che indossano e bona, ti può venire qualche idea. Ora sono solo dei manichini, la Nasti soprattutto, la Biasi mi sembra persa nel suo mondo. Irene colzi invece mi piace ancora. Poi non so, non ne conosco altre.
    3) Le riviste spesso sono lontane dalla normalità secondo me e sono molto, molto ripetitive in tema di beauty. Stupiscono veramente tanto ogni anno a maggio con i sempre uguali consigli per eliminare la cellulite.
    4)…a proposito di beauty. Clio è come se fosse la Ferragni per le beauty editor no? Chi si fida ormai a comprare un rossetto/mascara/struccante consigliato da una rivista se Clio non l’ha provato&approvato? Senza contare i tutorial, decisamente meglio di quando Cosmopolitan mi informa che ‘truccare le sopracciglia di rosso rende lo sguardo scandalosamente sexy.”

  57. Ti do ragione ma in parte, non so se hai visto gli outfit della Ferragni nell’ultimo periodo..non mi venite a dire che sono portabili dai. In più quello che indossano le fashion blogger (e dico quelle vere, non la prima ragazza a caso con 100k follare su instagram) per un buon 80% sono cose che noi persone normali non possiamo premetterci. Poi si ci sono anche quelle che propongono capi più accessibili, ma in questo caso la maggior parte sono marchette e basta. Vogue propone cose inaccessibili perché Vogue propone la tendenza, da un certo tipo di spunti che poi sta al lettore recepire e gestire in un certo modo. Pensate che mia zia quando 50 anni fa faceva la sarta in un paesino sperduto di campagna non prendesse spunto da Vogue? Certo che si, ci sono ancora i vecchi numeri in soffitta, me erano altri tempi e si aveva voglia (e non c’era altro modo) di prendersi del tempo per studiare i servizi, prendere spunto e portare Vogue nel mondo reale in modo diverso. Per il resto ti do ragione, con internet vogliamo cose più immediate, la moda è fast e la blogger che ci mette il link diretto dove comprare quella magnifica giacca ci fa comodo. Però bisogna ricordarsi che tutto questo è l’opposto di Vogue, quindi si diciamo che le editors che hanno criticato le blogger sicuramente sono spaventate da questo fenomeno, ma credo anche che il lettore di Vogue non smetterà mai di comprare la rivista di settore perché sono 2 mondi quasi opposti. (:

  58. Lo stylist in generale dirige gli shooting occupandosi di tutto: gli outfit da far indossare alle modelle, la location, scelta del fotografo e decisione del risultato finale che si vuole ottenere, ai livelli alti con lo stilista nemmeno ci parla. Lo stilista, che ormai si chiama fashion designer (perché è un professionista del settore e non più come negli anni 50 un sarto diventato disegnatore) , disegna le collezioni del brand per cui lavora. Spero di essere stata abbastanza chiara 😀

  59. Questo post difende Clio ..e diciamolo Clio è una che lavora! Che ha uno stile di vita prima che di moda, di look e lo difende! Che ci piaccia o meno.. ha un suo percorso! e un suo lavoro! e una sua vita!Di quante si può dire?
    fashion bloggler: blogger de che? Spesso nessuna di loro ha un blog, o un diario o scrive tre frasi sotto a una foto.. fashion? Pur di farsi fotografare arrivano praticamente nude con qualcosa di animalier, qualcosa di colorato, qualcosa che costa 10.000€ almeno abbinato a qualcosa di economico..tutto insieme.. solo perchè se no nessuno se le fila di striscio! e la rivista Vogue, che sembra loro concorrente, è quella che porta in auge le marche che poi tutte loro indossano! trovami un look di Ferragni e co. che non provenga da marche pubblicizzate su quelle riviste costosissime …e se le chiamassero per un servizio sarebbero lì a sbavare (come tutte, considerando le cifre di cui parliamo per fare quel che fanno)! insomma sono i soldi a muoverle, finchè non si sistemano con quello giusto, non certo la voglia di creare… poi per carità ci sono le eccezioni, chi davvero ha in mente un progetto, chi ha colto cos’è lo stile, chi ha fatto della moda la sua arte, ma non sono citate qui e non è certo contro loro che si scaglia la discussione..

  60. Questo è ovvio. Ma non per questo c’è del buono. Riconoscere il potere di una posizione, in questo caso un blogger, non significa che non sia basato quasi sempre sull’assenza di una professionalità. Anche Kim K ha follewers più dei cittadini di una nazione, ma non per questo le si può dire che abbia una “professionalità”, una capacità, una tecnica. Io aborro tutto questo.

  61. Su Sky Arte in questi giorni hanno mandato molti speciali sulla moda, su Dior, Chanel, sulle top dei 90s e così via. Non posso dire che ciò che in sfila in passerella sia sempre portabile. Per l’alta moda, non è così, infatti. Ma non per questo si può dire non sia un lavoro ispirato e ispirante. Stupire non è facile, e credo sia diverso dallo sbigottire, che mi sembra voglia intendere tu.

  62. È moda, solo che va razionalizzata. Ma vi sono presenti tutti i concetti che verranno tradotti (non dalle fashion Blogger, ma dalle linee pret à porter) per noi.

  63. Le editor di Vogue si devono rassegnare, il mondo cambia, i fenomeni appaiono, si sviluppano, passano, mutano ecc. ci sono blogger regine di nullità e blogger che si fanno il mazzo, scusate il francesismo, una per tutte: Clio!

  64. Io so solo che per quanto possa starmi antipatica la Ferragni, lei ha fatto una palata di soldi facendo quello che le piace. E credo non si possa dirle altro che “chapeau”!

  65. A me non piace come si veste la Ferragni, e non la seguo, per capirci 😉 però questo fenomeno lo trovo positivo, il cartaceo risulta superato di fronte a internet e social network che ti permettono di condividere tutto nell’immediato! La moda è cambiata negli ultimi anni soprattutto grazie alla rete, si parla di più, gli spunti sono immediati e numerosissimi, si fanno tanti acquisti che durano meno, un periodico non tiene il passo! Comunque si ci troviamo d’accordo 🙂

  66. I contenuti che può proporre un periodico oggi sono troppo limitati di fronte alla vastità della rete. È quasi un fenomeno inevitabile 🙂 concordo 🙂

  67. Concordo con chi dice che è una questione di soldi e di meriti.
    Se faccio l’editor si suppone che mi sia fatta la gavetta prima in un’altra rivista o nella mia e che abbia studiato per arrivarci.
    Le fashion blogger (per carità tanto di cappello per l’impero che si sono costruite) non sanno niente di moda (e nemmeno di stile visto che mi capita di vederle sul giornale e sono vestite in modo improponibile). Hanno iniziato a vestire con capi di marca, farsi belle foto, raccontare i viaggi..e hanno avuto un successo pazzesco tra le persone. Quindi hanno attirato le case di moda per farsi pubblicità, invita di qui, intervista di là..
    Io non le prenderei mai come esempio di moda, infatti non segui nessuna influencer, non so nemmeno chi siano a parte la Ferragni.
    Se voglio un opinione di moda, vedere le sfilate, capire i trend non guardo la fashion blogger che è lì perchè fa scena ma ne capisce quanto me.
    Che i giornali di moda potrebbero rinnovarsi e sfruttare meglio la cosa.

  68. I blogger fanno il loro lavoro e fanno bene xe’ sono al passo con i tempi…le riviste si devono adeguare e sta a loro reinventarsi e rilanciarsi. E non è detto che prendano davvero spunto dalle parole che troppo gentilmente Clio ha consigliato nel post…. po’ po’ di equipe , vuoi che non ci sia abbastanza materia grigia x migliorare ste riviste?? Ma dai che l’unica rivista seria che abbia mai visto di moda è spagnola!! Hola!(si chiama la rivista) 🙂

  69. Madonna che rabbia, quando penso che, con i loro cervelli grandi come una nocciolina, fanno soldi a palate mentre noi ci facciamo un mazzo tanto per arrivare ai mille € al mese

  70. Hai ragione, è il pubblico che decide e purtroppo le cose stanno così (come in altri ambiti… musica e cinema in primis).
    Comunque io metto anche in dubbio le vere capacità di queste persone, come hanno anche detto le altre in altri commenti. Purtroppo nell’era social è così! I followers generano business… E secondo me non è il massimo perché ci si basa solo sull’apparenza di un account Instagram anziché sul vero talento delle persone… Secondo me queste persone sono solo molto brave a promuovere se stesse, come anche certi Youtuber, che diventano super famosi facendo i Vlog, senza fare nulla di speciale né avere particolari capacità (ovviamente non sto parlando della nostra CLio eheh).

    Ah, la Ferragni mi sta proprio sulle balle scusate! A me non piace niente di quello che fa 😀

  71. Sicuramente la rapidità e la vastità del mondo online, contrapposta alla “lentezza” e alla “limitatezza” della carta stampata sono un fattore rilevante.
    Però, ecco, ho come l’impressione che per le riviste di moda questo possa costituire un alibi dietro cui, in un certo senso, nascondersi. Voglio dire, quando presentano le novità delle passerelle e i trend della prossima stagione, non c’è mai il minimo sforzo per presentare anche alcuni spunti su come declinarli in salsa “realistica e portabile nella vita di tutti i giorni”. E’ come se volessero perpetuare il mito della moda inaccessibile ai più mentre le fashion blogger danno l’impressione di fare l’esatto opposto.

  72. Evidentemente, se le case investono così tanti soldi o sponsorizzazioni sulle fashion blogger è perchè generano un aumento considerevole delle vendite. In caso contrario non si tratterebbe di un investimento utile per un’azienda.
    La domanda reale da porsi, a mio avviso, non è quali siano i loro meriti, ma a quale bisogno del pubblico che le segue diano risposta. Evidentemente se c’è stato uno spostamento di seguito dalle riviste di moda classiche alle fashion blogger è perchè queste ultime forniscono qualcosa che le prime non danno.

  73. beh, la domanda principale era “nella diatriba, tu propendi più per le giornaliste o per le blogger”? Come ho detto, io, soprattutto in un Paese e in una cultura non meritocratica come quelli in cui viviamo, sono ben più incline ad applaudire chi ha cervello, passione, costanza per intraprendere percorsi professionali seri che non chi ha trovato qualche escamotage per “cavalcare un’onda” facendo soldini facili senza nessuna capacità nè sacrificio. Ho semplicemente espresso la mia opinione: ovviamente, fossero tutti come me, le fashion blogger andrebbero a trovarsi un lavoro vero, invece prendo atto che la società ha mediamente gusti diversi dai miei, anche per i motivi e la “cultura” diffusa cui accennavo sopra!

  74. Io ancora mi chiedo che cappero ci trovi la gente nelle foto dei fashion blog. Davvero per vestirci adesso abbiamo bisogno di guardare su internet? Ma l’originalita’, l’esprimere se stessi,che fine hanno fatto? Sono contenta di non fare parte del gruppo di coloro che se vedono la ferragni con un pompelmo sul naso corrono da fruttivendolo.

  75. Personalmente io leggo le riviste di moda, a decine, anche straniere e seguo molti blog o pagine FB di moda e poi faccio le mie scelte con la mia testa, sopratutto andando nei negozi a vedere dal vero i vestiti, perché le foto non raccontano il vero ed i vestiti vanno provati dal vero.

  76. Personalmente della Ferragni non mi importa niente e non la seguo, ho scoperto da poco chi è ma tanti commenti negativi verso di lei, non sarà come la favola della volpe e l’uva? Forse tanta invidia??

  77. Guarda che le ciabatte di pelo sono in tutte le riviste di moda e le ho già viste a vendere in tante boutique di grandi marche! Che siano orribili siamo d’accordo ma non sono certamente le blogger che le hanno inventate!!

  78. Buongiorno a tutte, ho letto alcuni commenti e in gran parte dissento da quanto affermato. Liquidare delle (a mio parere) giuste critiche a ‘rosicare’ è veramente una cosa meschina. Buona parte di voi è molto giovane, beh, quando vi troverete nel mondo del lavoro e le vostre corrette analisi di certi sotterfugi, escamotage e vere scorrettezze fatte da altri con fini precisi verranno liquidate alla sola invidia, vi renderete conto che è la facile risposta quando non si hanno validi argomenti per ribattere. Io non ho alcuna invidia per queste ragazze, sono fortunate, stanno cavalcando l’onda di un fenomeno e alcune hanno fatto la loro fortuna, ma per me fare qualcosa che piace è già una fortuna, se poi diventa una fonte di guadagno buon per loro, ma non si può negare che siano un fenomeno assolutamente mendace, deleterio e diseducativo. Io le fashon blogger non le seguo perchè trovo che non aggiungano davvero nulla alla mia giornata, diverso è il caso di blog come quello di Clio in cui impari cose, scopri tecniche, il tutto veicolato (permettetemi) da tanto buon senso e autoironia. Semmai Clio fosse stata autocelebrativa, non saremmo in così tante qui. E’ chiaro che postare foto di te stessa vestita in un certo modo ogni giorno segnali una personalità narcisistica, non fai male a nessuno quindi a me non tange, ma che professioniste che si sono sudate il loro posto non le amino mi sembra il minimo. Certo io non faccio testo, fosse per me Paris Hilton prima e Kim K dopo non sarebbero mai diventate celebri…

  79. Beh Nikita la penso come te… per me una che si esalta perchè hanno fatto una Barbie come lei ha il quoziente intellettivo di una formica… la Ferragni non si è resa conto che non è la barbie che somiglia a lei, è lei che è sempre stata una copia della Barbie… che a casa mia non è proprio un complimento!!!

  80. Cosa il pubblico trovi nelle fashion blogger, per me è facile da capire… in una società in cui non si vuole sacrificarsi, studiare ma si spera di svoltare in fretta e senza pagare alcun pegno le fashion blogger sono come gli sconosciuti del Grande Fratello: scatta l’identificazione! E’ come se si trovasse conforto dicendo: vedi? Non serve una laurea, una gavetta malpagata, anni e anni di sacrifici per poter arrivare a certe posizioni, basta una botta di fortuna e un bel faccino… All’epoca del grande successo del GF, io proprio non capivo che gusto ci fosse a guardare dei ragazzotti ignoranti, poi ho notato che proprio nelle fasce sociali meno abbienti li adoravano, compravano la rivista, ne parlavano sempre… Ricordo shampiste, disoccupati, casalinghe che vivevano il successo di questi ragazzi con grande soddisfazione. Credo che oggi succeda lo stesso con Uomini e Donne (altra trasmissione per me incomprensibile), ma le fashion blogger sono glamour, giovani, e la foto nella sua bidimensionalità ti dà un’idea di una vita così fintamente bella e facile che forse è consolatorio guardarle. Di ispirazione, non so, io se vedo una in giro vestita stramba non penso che segua la moda, ma che è vestita male…

  81. Personalmente non apprezzo le fashion blogger per il semplice motivo che non sono blogger. Spiego.
    Chi ha un blog su un argomento dovrebbe parlare/scrivere di tale argomento. Ad esempio Clio (ma anche Giuliana) oltre ovviamente a far vedere un determinato make-up, spiegano come realizzarlo, e inoltre recensiscono prodotti e danno suggerimenti su come adattare un determinato trend alle proprie caratteristiche. Se le fashion blogger, oltre a postare foto di outfit, scrivessero di dupe economici di capi costosi, suggerissero come adattare uno stile al proprio fisico, farebbero qualcosa di utile. Invece i loro blog sono fatti da foto che le ritraggono con outfit più o meno improponibili e stop; mentre invece sulle riviste io spesso leggo servizi di questo tipo. Ci credo che gli editore si incazzino se, davanti al loro lavoro di ricerca, si vedono passare davanti ste sgallettate che sanno fare solo selfie

  82. Devo dire che in questo marasma sto dalla parte degli editor di Vogue e delle riviste di moda, perchè? Come dicevo tempo fa ad una mia amica la Ferragni non avrebbe avuto così tanto successo se fosse stata meno bella, meno magra e meno bionda, insomma una bella presenza che indubbiamente ha avuto ed ha molti follower sui social. Ma qual è la competenza di queste cosiddette influencer? Gli editor hanno studiato moda e giornalismo, hanno fatto la gavetta lavorando per pochi soldi in riviste minori arrivando a riviste come Vogue facendosi notare per la loro COMPETENZA, loro conoscono il mondo della moda, le tendenze ecc. mentre qual è la competenza di quelle influencer che si limitano a postare su instagram foto con vestiti la cui azienda paga per pubblicizzare? Un pò come alcune youtubers oggi (non la nostra cara Clio ovviamente), tutte a pubblicizzare un prodotto senza avere la COMPETENZA del mestiere. A mio parere insomma le editor fanno bene a lamentarsi di chi fa il loro lavoro senza essere una professionista del mestiere…

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