Saper leggere l’INCI dei prodotti cosmetici è molto importante, ma purtroppo può non essere semplice. Spesso, infatti, i caratteri sono molto piccoli e scritti con un linguaggio tecnico difficile da comprendere per chi non è del settore.

Imparare a leggere l’INCI ci permette di conoscere tutti gli ingredienti contenuti nei prodotti che solitamente utilizziamo o che vorremmo acquistare, dalle creme al bagnoschiuma, passando per lo shampoo. Nel post di oggi abbiamo quindi pensato di parlarvi di come leggere l’INCI, una guida semplice ma molto utile per poter fare acquisti più consapevoli scegliendo prodotti dal buon INCI ed evitando quelli dannosi per l’ambiente.

Ma basta perderci in chiacchiere, ragazze. Cominciamo subito, partendo da cos’è l’INCI e qual è il significato di questa sigla per poi passare alle nozioni basilari per comprenderlo e “decifrarlo”. Pronte? Via con il post!

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Credits: Foto di Unsplash | Bee Naturalles

COS’È L’INCI E QUAL È IL SIGNIFICATO DI QUESTA NOMENCLATURA

Prima di tutto è molto importante capire cos’è l’INCI. L’acronimo – si tratta, infatti, di una nomenclatura internazionale abbreviata – sta per International Nomenclature Cosmetic Ingredients ed è la denominazione internazionale utilizzata per indicare in etichetta tutti gli ingredienti presenti all’interno dei prodotti cosmetici.

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Credits: @lifegate Via Instagram



Solo di recente questa parola è diventata di uso abbastanza comune, ma in realtà esiste dal 1997, anno in cui l’INCI è stato introdotto in Europa dalla Decisione 96/335/CE, aggiornata poi dalla Decisione 2006/257/CE, al fine di “identificare le sostanze con la stessa denominazione in tutti gli Stati membri in modo da permettere ai consumatori di riconoscere facilmente gli ingredienti”.

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Credits: @officinaitalica Via Instagram

La nuova edizione riporta più di 17.000 nomi INCI che hanno un rimando a circa 65.000 nomi commerciali e circa 3.800 produttori di materie prime di 98 Paesi. Si tratta di un database davvero vastissimo.

INCI DEI PRODOTTI COSMETICI: L’ORDINE DEGLI INGREDIENTI NON È CASUALE

La lista degli ingredienti deve essere riportata sull’etichetta preceduta dalla parola “Ingredienti” o “Ingredients”. È importantissimo sapere che l’ordine non è casuale, ma decrescente di peso fino all 1%, percentuale sotto la quale le sostanze possono essere indicate in ordine sparso.

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Credits: Foto di Unsplash | Arthur Pereira

LE PRIME SOSTANZE SONO QUELLE PRESENTI IN MAGGIORI QUANTITÀ

In parole semplici, il primo ingrediente dell’INCI è quello presente in maggiore quantità. Questo può aiutarci a non prendere degli abbagli: se, per esempio, la pubblicità di una crema riporta che questa è a base di camomilla, ma il nome di questo ingrediente è riportato tra gli ultimi della lista, evidentemente la sua concentrazione non è così rilevante e sarebbe preferibile, a quel punto, optare per un altro prodotto.

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Credits: Foto di Pexels | Linda Prebreza

In linea generale possiamo dire che il primo ingrediente della lista è quasi sempre l’acqua. Poi, a seconda della tipologia di cosmetico di cui stiamo osservando la composizione, le formulazioni saranno diverse, create in base agli ingredienti che identificano il prodotto stesso.

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Credits: @gabriella.gf Via Instagram

Quindi, per esempio, i prodotti detergenti come i bagnoschiuma, i detergenti viso e gli shampoo contengono i tensioattivi; i balsami includono i condizionanti, le creme solari i filtri solari e così via. Gli altri ingredienti nell’elenco serviranno proprio a definire la consistenza del prodotto, altri ancora a conferirgli quelle proprietà che svolgeranno una particolare azione una volta applicato.

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Credits: Foto di Unsplash | Alex Kondratiev

Solitamente nella parte finale dell’elenco vengono inseriti i composti odoranti e aromatizzanti e le loro materie prime, indicati con il termine “parfum” o “aroma”. Alcuni di questi, soggetti a particolari limitazioni, sono invece citati per intero, come per esempio il “Limonene”.

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Credits: Foto di Pexels | Suzy Hazelwood

I coloranti, a eccezione di quelli per capelli, sono indicati con la sigla CI, ovvero Colour Index, seguita da un codice identificativo in cifre, come per esempio CI 40820. Questi possono essere indicati in ordine sparso dopo tutti gli altri ingredienti. Per i trucchi che possiedono varie sfumature di colore, per esempio, come gli ombretti oppure i blush di medesima composizione ma differente tonalità, possono essere menzionati tutti i coloranti preceduti dalla scritta “può contenere” o “+/- (…)”.

COME LEGGERE (E INTERPRETARE) L’INCI: CONSIGLI UTILI

La dicitura degli ingredienti presenti nell’INCI variano a seconda della categoria di sostanze considerate. Gli ingredienti di uso comune sono registrati con il sostantivo, generalmente in latino, con cui sono elencanti sul dizionario ufficiale di sostanze di uso farmaceutico, la Farmacopea Europea.

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Credits: Foto di Unsplash | Angelica Echeverry

Le sostanze chimiche sintetiche, così come i derivati vegetali che hanno subito una trasformazione chimica, vengono invece indicate con il nome tecnico in inglese. I derivati vegetali che non hanno subito altri trattamenti oltre l’estrazione vengono indicati con il nome botanico latino della pianta di origine, eventualmente seguito dal tipo di estratto e dalla parte di pianta da cui sono ottenuti, entrambi riportati in inglese.

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Via Pinterest

Un esempio: l’olio di mandorle dolci è indicato come “Prunus amygdalus dulcis oil”, mentre l’estratto della noce del karité viene indicato come “Butyrospermum parkii nut extract”. Conoscere alla perfezione il tipo di ingredienti presenti, anche quando si tratta di estratti naturali, è fondamentale specialmente se ci si appresta ad acquistare prodotti per la skincare della pelle sensibile o reattiva, soggetta facilmente a reazioni allergiche.

Ragazze, non abbiamo ancora finito! A pagina 2 vi spiegheremo quali sono gli ingredienti da evitare se si desidera usare cosmetici con buon INCI o ecosostenibili e anche con quali app e siti web aiutarsi per comprendere l’etichetta dei prodotti al momento dell’acquisto!

34 COMMENTI

  1. Ehm… scusate eh ma avete detto tutto e niente. Anzi, più niente che tutto. È così generico che si poteva evitare di scrivere un articolo così perché non è stato detto niente che anche un bambino non sappia! Dai ragazze, un minimo di ricerca e di indicazioni su sostante più o meno pericolose era d’obbligo…

  2. Nulla che non sapessi gia’, ma ho trovato l’articolo informativo e utile.
    Ci sono creme che costano pochissimo con una buona formulazione e sono molto buone.
    Ultimamente sono rimasta delusa dalla tanto decantata crema Cien che ha vinto in certi test contro creme da 100 Euro.
    E’ densa, sembra di mettere una crema solare tanto e’ bianchiccia e ha un odore acre di vomito e dotto il make up risulta troppo pesante.. Non la ricomprero’ piu’

  3. Non sono d’accordo… Come hanno giustamente scritto alla fine, non ci sono sostanze pericolose che non siano già regolamentate, l’Europa ha praticamente la normativa più severa per la composizione dei cosmetici. Che i siliconi e i parabeni o i tensioattivi facciano male è un dato senza alcuna base scientifica. Anzi, io mi spingerei ancora più avanti! È impossibile per quanto mi riguarda scegliere inci in maniera consapevole se non si hanno competenze adeguate per farlo, il consumatore medio semplicemente non ne ha le capacità perché solitamente si affida al sentito dire.

  4. Ho avuto un periodo in cui per la skincare volevo utilizzare prodotti bio e naturali, con meno siliconi, paraffine & co. Poi mi sono stancata sinceramente, anche se non è che adesso mi spalmo addosso la prima cosa che capita. Leggo lo stesso gli INCI e preferisco comunque le creme con ingredienti “rossi” e “gialli” magari tra gli ultimi nomi dell’elenco. Per esempio una crema di Bottega Verde che mi piace molto ha le prime 3 righe con tutti ingredienti verdi a parte il Cyclopentasiloxane (è un silicone, meno pesante del Dimethicone) però appunto è in minore quantità rispetto a quanto ci sia in una crema di Nivea per dire… Come avete giustamente sottolineato non c’è nessuna base scientifica che accusi seriamente che siliconi, paraffine, parabeni & co. facciano male all’organismo. Credo (spero) che se ci fosse un forte dubbio di tossicità avrebbero già fatto molti esperimenti in merito. E non lo dico io, l’ho letto da vari libri, in primis, libro che consiglio a tutti, da Il trucco c’è e si vede di Beatrice Mautino (chimica e divulgatrice scientifica). Che poi siano delle sostanze inquinanti allora è un paio di maniche. Però penso che il silicone sia il minor problema riguardo l’inquinamento del nostro pianeta.

  5. da quando uso prodotti bio non sento piu’ pelle che tira o prude.. quando usavo prodotti tipo nivea, garnier o bottega verde sentivo la pelle tirare dopo cinque minuti (pelle secca)

  6. Ti confesso che anche io non mi sono curata molto dell’inci, ma da circa 6mesi mi sono data all’ecobio… La mia pelle è buona, senza imperfezioni, ma lo era anche con siliconi e co. È dna, grazie a Dio ho una buona pelle. Comunque dicevo che alcuni mesi fa, visto che la mia crema siliconica che usavo da anni era andata fuori produzione ne ho presa una nuova bio. Mi sono trovata bene, ma è finita quando ero al mare e lí non l’ho ritrovata, quindi ne ho presa un’altra sempre bio che ho usato in questi due mesi finché orrore negli ultimi giorni ha incominciato a darmi sfoghi allergici. Cosa che mai nessuna crema siliconica mi aveva fatto! Sospetto che essendo una crema mia fosse ormai ‘andata’ anche se c’è l’avevo da tre mesi ed il pao era 6… Questo papello per dire che su internet si legge tanto che il chimico è il male ed il bio è la cosa più sana del mondo… Ecco a me il bio ha fatto reazione ed il sintetico no! Alla fine ogni pelle è diversa punto. Ora sono ritornata alla prima crema bio che ho provato, che devo dire amo alla follia, ma se per caso tra 2-3 mesi mi fa anche quella uno scherzetto è la volta buona che torno al chimico, perché non mi fido di un prodotto che si deteriora entro il pao, e alla fine i conservanti chimici servono appunto ad evitare ciò

  7. Queste sono cose di cui si parla da almeno 10 anni sul web in modo molto più specifico e approfondito ma capisco che un post così possa essere un buon punto di partenza per un principiante 🙂 io ho dovuto imparare a leggere gli inci perché sono allergica a molte cose (più usate dal bio italiano che dal mondo tradizionale tra l’altro) quindi leggo sempre l’etichetta o provo vari samples prima di fare un’acquisto sbagliato

  8. Tutto è “chimico”. E sì, sbagliano quelli dell’ecobio a dire sempre “la roba chimica fa male” Ma, ragazzi, la chimica è ovunque, noi stessi siamo fatti di elementi chimici xD A parte ciò, è vero, il bio non è garanzia… Alla fine l’unica cosa positiva del biologico rispetto alle sostanze classiche, chiamiamole così, perché dire “chimico” è sbagliato (ne ero colpevole anche io finchè non ho letto il libro di Beatrice Mautino e visto i video di Dario Bressanini, che consiglio veramente a tutti, gira troppa disinformazione su internet & co.), è che inquinano di meno e hanno un po’ più di rispetto per l’ambiente, anche se ripeto, non è una garanzia lo stesso. Comunque per quello che è successo a te, capita a molti di trovarsi male con l’eco bio che usa molti ingredienti lasciati naturali perché possono essere più allergizzanti di invece sostanze che sono state trattate apposta per non dare problemi alla pelle! Quindi, anche io mi sono trovata bene con creme eco bio ma mi trovo altrettanto bene con creme siliconiche per dire. Le uniche che magari evito sono quelle con la paraffina come secondo ingrediente…

  9. L’unica cosa buona del bio non è che inquina meno, come detto sopra ognuno è diverso e risponde diversamente agli ingredienti contenuti nei cosmetici. Io ho fatto un esperienza di reazione allergica (che mi ha anche lasciato segni) con prodotti i cui INCI contenevano quasi esclusivamente ingredienti di sintesi o derivanti dal petrolio. Come la paraffina che per uso cosmetico dovrebbe essere pura(senza nessun residuo) al 98/99%, peccato che nussuna azienda che la utilizzi ne dichiara la purezza! Questo per dire che ognuno, anche facendo brutte esperienze, trova i prodotti giusti. Personalmente credo che non vadano demonizzati entrambi….nel mio bagno convivono pacificamente prodotti con inci bio insieme a prodotti con inci contenenti siliconi&co.

  10. Anche io utilizzo prodotti bio e non. Ho provato un campioncino tempo fa di una crema biologica ed era fantastica… non L’ho comprata solo perché costa 50 euro… Io non ho demonizzato niente e nessuno, semmai sono i fanatici dell’ecobio che demonizzano tutto ciò che non è ecobio!

  11. Il mio commento era proprio inteso a non “demonizzare” nessun prodotto, ma per dire che ognuno trova la giusta ricetta per la propria pelle, a volte proprio combinando prodotti bio e prodotti non!! Anche a me non piacciono i “fanatici”!! Il bio è a base naturale e reazioni ci possono essere così come puo succedere con i non bio. Per farla breve, ci vuole la giusta misura in tutto!!

  12. Facciamo un attimo il punto.
    Solo un deficiente direbbe che “il chimico fa male”, dato che se per “chimico” si intende la cosmesi di sintesi, si ribadisce che in commercio, e perlomeno nella Unione Europea, non ci possono essere ingredienti TOSSICI.
    Per legge.
    Dal 1996 gli INCI sono obbligatori, come giustamente ha scritto Clio in questo post, e grazie a tale normativa il consumatore ha la possibilità di serenamente e consapevolmente sapere cosa ca@@lo si spalmi in faccia, facendo le sue personali scelte.
    Ora.
    Chi passa all’ecobio e lascia il sintetico (in modo totale o parziale, come ho fatto io, dato che per i trucchi non sono “ecotalebana”), il sintetico, comunque, in passato lo aveva conosciuto/usato, anche perché il mercato del green in Italia non c’è da moltissimo tempo (una dozzina di anni); o meglio, in passato si notava nei negozi la presenza sparuta di due-tre marche ecobio al massimo, perlopiù tedesche come il buon vecchio Dr. Hauschka, che non se le filava nessuno, mancando l’informazione ad hoc.
    Il sintetico, dicevo, lo aveva conosciuto/usato.
    Grazie all’informazione sui benedetti inci, ora trasparenti, ed a siti come promiseland, saicosatispalmi e l’angolodilola, si decide cosa si preferisca acquistare/usare a seconda dei propri bisogni.
    Il silicone, tanto per dirne una, non è il demonio.
    Il silicone (anche se in realtà su alcuni soggetti può dare irritazione) non fa… nulla. In senso assoluto. Esso è inerte. Liscia, dà la sensazione gradevole di un prodotto che scivola sulla pelle, infatti le aziende abbondano nel suo uso per creme/fondotinta/balsami. Punto.
    Magari per le pelli untuose è pure un plus.
    Però poi succede pure che magari a chi ha la pelle come la mia il silicone asciughi troppo, e disidrati.
    Tristi ricordi di creme vuote, magari pure firmate e costose.
    E quindi, senza chiamare l’esorcista, qualcuno come la sottoscritta in cima ad un INCI per una crema o un fondotinta non ha questa gran voglia di vederci un silicone, ma qualcosa di diverso, più dermocompatibile.
    Soprattutto quando magari si investono dei soldi: abbiate pazienza, vado per i 46 anni, per la pelle investo senza problemi. E spendere 80 euro per una crema che non è il demonio, ma che in cima all’inci, e quindi come ingrediente in maggior quantità e peso, tiene un silicone, quel vasetto, per quanto mi riguarda, va riposto sullo scaffale.
    Nulla di dire sul fatto che anche gli ingredienti naturali vanno studiati e conosciuti. Avere la pelle grassa ed usare l’olio di cocco o l’olio di mandorle è un autogoal. Ma non è colpa di questi due olii: semplicemente, non erano adatti alla propria pelle.
    La chiave di tutto è informarsi e poi scegliere.
    Senza accendere roghi ai siliconi, ma neppure tenere il paraocchi.

  13. Non hai sollevato nessun vespaio: semplicemente, volevo dire la mia, dato che, in generale, chi preferisce l’ecobio viene visto come un fanatico…anche a sproposito, pur ammettendo che sul tubo ci siano delle esaltate ignoranti, come quelle che accusano Yves Rocher di truffare i consumatori, perché usa degli ingredienti naturali ed osa dirlo! Ma finché un marchio non millanti certificazioni ecobio che non ha, ha il sacrosanto diritto di produrre prodotti sintetici con ingredienti naturali.
    Il fatto è che se ci sono delle persone fanatiche, ciò non vuol dire che tutti i consumatori di cosmesi ecobio siano così.

  14. Per fortuna, non sono tutti fanatici!! Io utilizzo prodotti Yves Rocher e mi trovo benissimo, non ho mai avuto problemi. Io sono per la libertà di scelta, se poi i fanatici vogliono rimanere tali è solo un loro problema!! ;))

  15. Credo che questa scusa sia superata e maschera la non voglia di informarsi. Non ci vuole un chimico esperto per conoscere le basi doc X o Y.

  16. Ma non è affatto una scusa! Bisogna avere consapevolezza che non tutti possiamo sapere tutto (Burioni docet), e bisogna avere l’umiltà di chiedere informazioni a chi ne sa più di noi. In questo ambito, ad esempio, Beatrice Mautino: proprio un chimico esperto. Ultimamente c’è questa diffidenza nei confronti degli esperti e tutti vogliono intervenire in ogni discussione… ebbene, non si può. A livello dermatologico ci sono studi come in ogni altro ambito; non è che tutti possono dire la loro OPINIONE, perché la scienza non è un’opinione. Perdonami, ma cosa significa per te informarsi? Informarsi davvero vorrebbe dire leggere gli studi, valutarne il peso, confrontarli, trarre delle conclusioni… non vuole dire leggere saicosaitispalmi o greeme. Scegliere la fonte da cui trarre informazioni è la cosa più importante.

  17. Sono d’accordissimo sul fatto che non tutti i consumatori eco-bio siano fanatici, anzi, probabilmente la grande maggioranza non lo sono, me compresa. Purtroppo però i fanatici ci sono eccome, e spesso, proprio avendo posizioni radicali e inamovibili, fanno più rumore della “massa” consumatrice consapevole di eco-bio. Per quanto riguarda l’esempio che fai su Yves Rocher però, pur non gridando alla truffa, non sono sicura che non sia veramente una forma ben mascherata di manipolazione. Mi spiego meglio : alcune marche, come il colosso francese sopracitato o l’altro colosso inglese Body Shop, secondo me giocano da anni sull’ambiguità del termine NATURALE. Se é pur vero che non si definiscono bio e che storicamente sono stati tra i primi a puntare su ingredienti vegetali non chimicamente manipolati, al giorno d’oggi hanno INCI molto molto simili a tante altre marche che non gridano al naturale ma che utilizzano comunque molti estratti puri. Eppure continuano a usare questo termine come loro cavallo di battaglia, sperando secondo me che una parte poco informata dei consumatori pensi che i loro prodotti si avvicinino al bio molto più di altri, o che, peggio ancora, siano due concetti quasi equivalenti. So che il malinteso deriva dalla mancanza di conoscenza e non si tratti di una vera e propria truffa, ma ho il sospetto che loro ci giochino su eccome. Detto questo, di Yves Rocher apprezzo diversi loro prodotti che trovo abbiano un buon rapporto qualità/prezzo per il tipo e la quantità di ingredienti che usano.

  18. Finalmente qualcuno che lo dica forte e chiaro !!! Tutti tuttologi col web, come dice il buon Gabbani….

  19. Sì, ci vuole un chimico esperto !!! Ho studiato chimica all’università, ma non era l’argomento principale del mio corso di laurea, e nonostante ne sappia quindi indubbiamente più di chi non ha mai aperto un libro a riguardo io per prima mi affido agli esperti ma ancora di più ai vari collegi di esperti nazionali come per esempio le linee guida ufficiali dei ministeri, italiani e non. Non é perché si é letto uno studio o due sull’argomento che ci si può permettere di dire di aver capito. Intanto uno studio scientifico bisogna saperlo leggerlo e giudicarlo, il che significa conoscere a mena dito la statistica che é al giorno d’oggi una scienza a parte molto complessa e poi non bisogna dimenticare che sono le metanalisi che fanno fede, cioé quel tipo di studi che analizzano tutti gli studi fatti su un determinato argomento ! Smettiamo di insultare gli esperti e sopratutto di crederci tuttologi, perché non lo siamo….

  20. Io non mi proclamo tuttologa e tantomeno “studio” e so tutto grazie a Google. Le mie due lauree non sono googlate ma sudate e reali. Detto ciò, dico solo che ci si può informare su più fronti, capire e non dire solo “ah non ci capisco niente”. Se si apre la mente e si cerca di capire, si può fare. Dipende solo da un solo fattore “aver voglia di imparare”.

  21. Io non mi proclamo tuttologa e tantomeno “studio” e so tutto grazie a Google. Le mie due lauree non sono googlate ma sudate e reali. Detto ciò, dico solo che ci si può informare su più fronti, capire e non dire solo “ah non ci capisco niente”. Se si apre la mente e si cerca di capire, si può fare. Dipende solo da un solo fattore “aver voglia di imparare” e confrontare e ragionare con la propria testa.

  22. Io non mi proclamo tuttologa e tantomeno “studio” e so tutto grazie a Google. Le mie due lauree non sono googlate ma sudate e reali. Detto ciò, dico solo che ci si può informare su più fronti, capire e non dire solo “ah non ci capisco niente”. Se si apre la mente e si cerca di capire, si può fare. Dipende solo da un solo fattore “aver voglia di imparare”.

  23. Yves Rocher c’è dagli anni Cinquanta. In un certo senso, è pioniera della produzione di cosmetici CON ingredienti naturali, e non DI ingredienti naturali.
    Quindi, a mio avviso (e per la legge), non manipola proprio niente. Non è responsabile della percezione del consumatore medio, se questi ritenga ecobio i suoi prodotti, che essa NON millanta per tali. La sua attività ed il concept sono assolutamente leciti e rispettosi della legge.
    Il “naturale” è una cosa (qualsiasi marchio da erboristeria, tipo L’Erbolario), l’ecobio un’altra.

  24. Chiaro che legalmente non fanno nulla di illecito ! So bene che se una persona non conosce la regolamentazione in vigore e fa confusione tra termini diversi il problema é suo e non dell’azienda che produce a norma di legge. Sottolineavo solo il fatto…sperimentato da diversi commenti di conoscenti…che alcune persone fanno un pò un amalgama tra naturale e bio e che nello stesso tempo il marketing da sempre sfrutta l’ignoranza (nel senso greco di non conoscere) per accattivare il cliente. Il che è, a mio giudizio personalissimo, a volte eticamente dubbio. Ma quando si parla di marketing l’etica va spesso a farsi benedire…

  25. Piccolo particolare : pochi in percentuale hanno una laurea e molti nemmeno un diploma…. E gli strumenti non tutti quindi sanno usarli…. “Problemi loro” é una frase elitaria e irrispettosa che sinceramente mi fa rabbrividire.

  26. Domanda rivolta all’Amministrazione: come mai avete censurato il mio commento?
    Non ci sono parolacce, non ci sono link di altri forum, non ci sono offese di nessun genere.
    Non mi pare di aver violato il regolamento.
    Giusto per capire.
    Grazie.

  27. ogni tanto sbucano questi post generici, peccato sugli argomenti più interessanti! Perchè da un addetta ai lavori, ormai produttrice di make-up, ci piacerebbe qualcosa in più del classico post che scriverei io leggendomi due o tre cose da google come ricerca! “la divagatrice” su IG ha spiegato che il costo non è una variabile perchè la produzione spesso avviene nella stessa fabbrixa, e il prodotto è “marchiato” poi… molti mascara (chissà anche dark love magari) sono prodotti in Italia: questa cosa mi ha incuriosito (mi sono sentita quasi orgogliosa ahahahhaha chissà perchè), al di là che sia italiano il brand che lo rivende come prodotto finito! Accade unpò in tutti i settori delle muiltinazionali, ovviamente non parliamo di realtà locali o piccoline. Ce ne sarebbero di curiosità da svelare dietro il make-up – l’inci e non solo – sarebbe carino leggere qualcosa se però si hal a voglia di approfondire perchè alla fine queste info ormai lesappiamo un pò tutte. Post utile , come hanno già detto molte sotto, se proprio finora non ti eri nemmeno mai chiesto che cosa c’è in un etichetta, di nessun prodotto, mai

  28. in realtà il silicone non fa male, perchè tutti i pordotti make up che artrivano in Italia o prodotti dalle multinazionali sono testati.. assolutamente! Io preferisco l’ecobio perchè so che i siliconi mi danno quell’effetto pelle tesa per 5minuti, o capelli lucidi mezza giornata… poi se sotto sono una schifezza, una schifezza restano. Oggi ho i capelli belli sistemati, senza punte secchissime e crespo ovunque sempre, e sono convinta che siamerito di quello che ci metto sopra (oltre a limitare il calore più che posso); stessa cosa per la mia pelle: se mi devo rienpire di maschere, cerotti etc per mewttermi in faccia alcool e siliconi e poco altro, preferisco non metterci altro che una crema ricca di principi attivi che penetrano. Alla fine la pago di più m,a ci gudagno eccome 🙂 poi per carità ogni scelta è libera, soprattutto se consapevole. anche io seguo
    la Mautino, donna in gamba 🙂

  29. Ti appoggio in pieno!
    Per me, leggere l’INCI significa leggere, capirlo e trarre delle conclusioni critiche sulla cosa, per quanto sia possibile visto che dall’inci non si possono trarre tutte le conclusioni. Alcuni di quelli che “leggono” l’inci non sarebbero in grado di capire di che prodotto si tratta se non fosse scritto davanti.
    Non capisco tanto leggere l’inci per vedere se un prodotto è buono o cattivo, in assoluto. “C’è la paraffina, è cattivo”, “olio di ricino, è buono”. Se cerchi un prodotto eco-bio si, ma in generale non è uno e cattivo e l’altro no. Poi ci sono tanti che hanno la mente elastica e capiscono…

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