Un consumo di sale eccessivo può avere effetti negativi per la salute, per questo motivo tra i principi di una sana alimentazione ritroviamo il suggerimento di limitarlo.

Tutte le informazioni hanno puramente scopo divulgativo e non sostituiscono in alcun modo il parere di un esperto. Per indicazioni specifiche rivolgetevi sempre al vostro medico e al dietista nutrizionista di riferimento.

Ragazze, siete interessate a capire quali sono le raccomandazioni rispetto al consumo di sale? Allora iniziamo subito con il post!

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Credits: Foto di Pexels | Cottonbro

SALE: CARATTERISTICHE E UTILIZZI

Il cloruro di sodio, conosciuto anche come sale da cucina, rappresenta la principale fonte di cloro e sodio nella nostra alimentazione.

Si tratta di un ingrediente ampiamente utilizzato nell’industria alimentare, sia per le sue caratteristiche conservanti che organolettiche. Il sale non viene utilizzato solamente per apportare sapidità alle preparazioni, ma anche allo scopo di esaltare il gusto e correggere aromi sgraditi.

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Credits: Foto di Pexels | Kaboompics



Negli alimenti la quota di cloro e sodio varia principalmente in funzione della quantità di sale aggiunto. In particolare, il sale risulta particolarmente presente nei prodotti sottoposti ad essicazione, conservazione sotto sale e salamoia.

CONSUMO DI SALE: LE FONTI

Il consumo di sale deriva dalle cosiddette fonti discrezionali e da quelle non discrezionali. Fa parte delle fonti discrezionali il sale che aggiungiamo a tavola o mentre cuciniamo.

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Credits: Foto di Pexels | Artem Beliaikin

Invece, le fonti non discrezionali comprendono il sodio naturalmente presente negli alimenti freschi (frutta, verdura, carne, pesce, latte e così via) o aggiunto durante le trasformazioni e il confezionamento di un prodotto a livello artigianale o industriale.

Si stima che in Italia, l’apporto di sodio discrezionale sia del 35%. Per quanto riguarda le fonti di sodio non discrezionale, il 15% è già presente naturalmente negli alimenti mentre il 50% deriva da quello aggiunto nei prodotti industriali, artigianali o a livello della ristorazione collettiva.

VARI TIPI DI SALE: CHE DIFFERENZA C’È?

Negli ultimi tempi sugli scaffali del supermercato accanto al sale comune ritroviamo anche dei sali colorati come il sale rosa dell’Himalaya, il sale blu di Persia, il sale rosso delle Hawaii, il sale nero ci Cipro, il sale grigio di Bretagna e tanti altri.

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Credits: Foto di Pexels | Karolina Grabowska

I SALI SPECIALI NON HANNO PROPRIETÀ BENEFICHE

Perché sono colorati? Mentre nel sale comune ritroviamo essenzialmente cloruro di sodio, in questi prodotti abbiamo anche residui, impurezze che ne cambiano il colore.

Il colore varia in base ai residui minerali tipici delle aree di estrazione. Ad esempio, nel sale rosa dell’Himalaya si possono trovare residui di ossido di ferro, nel sale rosso delle Hawaii è presente l’argilla sabbiosa tipica delle isole del Pacifico e così via.

Sebbene, dal punto di vista visivo, questi residui forniscano un colore più accattivante, è importante sapere che non arrecano nessun vantaggio rispetto alle loro proprietà nutritive.

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Credits: Foto di Pexels | Monicore

La presenza di residui di minerali non li rende prodotti migliori rispetto al sale comune poiché questi sono presenti in tracce e, perciò, irrilevanti dal punto di vista nutrizionale per la copertura dei fabbisogni.

Pensiamo sia importante anche sfatare la lunga lista di falsi miti: non è vero che contrastano la ritenzione idrica, come non è vero che siano utili contro l’ipertensione e ancora non è vero che favoriscano il riposo.

Questi sali non possiedono nessuna proprietà tale da renderli diversi dal sale comune e tantomeno che possa giustificarne un consumo elevato. La vera differenza è senza dubbio il costo, decisamente più elevato.

Ragazze, siamo solo all’inizio. Come limitare il consumo di sale? Lo scopriremo nella pagina successiva. Continuate a leggere!

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