Inclusive make-up. Inclusive fashion. Inclusive society. Da qualche anno il termine “inclusività” non è più un neologismo noto a pochi e, sia nell’industria del beauty che della moda, sono sempre di più gli esempi di marchi ed eventi che si fanno inclusivi. Rivolgendosi a tutte le donne, indipendentemente dal colore della pelle, dalla religione, dall’età, dalla taglia, dalle misure e, in generale, dalla forma del corpo.

Ed ecco che finalmente abbiamo visto tutte le “sfumature” della bellezza sfilare in passerella e diventare testimonial di importanti firme. Stiamo pian piano assistendo alla messa in pratica della definizione di inclusività, ossia si sta estendendo a tutti la possibilità di godere del diritto di far parte della società senza discriminazioni, trattando ogni individuo in modo egualitario e proponendo modelli in cui ogni persona possa identificarsi.

Con questo post vogliamo raccontarvi alcune storie recenti di inclusività nel mondo della moda, che oggi cerca di abbattere gli stereotipi e si apre a tutte. Continuate a leggere se volete riflettere con noi su questa tematica.

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INCLUSIVITÁ: QUANDO MODA E BEAUTY ABBATTONO GLI STEREOTIPI

C’è ancora tanta strada da fare, ma negli ultimi anni ci siamo avvicinati di più all’idea di una società in cui persone di etnie differenti, con diverse credenze, orientamenti sessuali, e diverse forme del corpo, non vengono escluse.

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Credits: @All4Women



Purtroppo il razzismo, il bullismo e l’emarginazione sono ancora troppo presenti ed è necessario continuare a sensibilizzare e a lottare affinché si possa raggiungere davvero l’inclusività in ogni ambiente.

In una realtà inclusiva, le persone non sono solo parte della società, ma sono individui unici con caratteristiche e capacità diverse, trattati tutti allo stesso modo. Si riconoscono le differenze e si assicurano dignità, sicurezza e diritti a ogni persona.

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Credits: @modaworks.com

Da alcuni anni, diversi brand di make-up hanno cercato di diventare più inclusivi, così come molte maison d’alta moda hanno iniziato a distaccarsi dagli stereotipi di bellezza perseguiti fino a poco tempo fa. Hanno quindi portato in passerella modelle diversamente abili e si sono fatte portavoce di un forte messaggio di inclusività attraverso queste donne, bellissime nella loro diversità.

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“DIVERSAMENTE” IN PASSERELLA LA FINE DELLA PRESUNTA PERFEZIONE?

Secondo il World Health Organization, circa il 15% della popolazione mondiale vive con una disabilità, ma solo negli ultimi anni si è mosso un cambiamento che ci sta portando a una inclusività sociale completa in vari ambiti, tra cui il beauty e la moda.

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Credits: @GreenGoPost.com

circa il 15% della popolazione mondiale
vive con una disabilità

Si è finalmente capito che make-up e fashion sono per tutti e quindi in passerella ci devono essere volti e corpi rappresentanti della realtà che ci circonda e in cui le donne reali possono quindi identificarsi. C’è ancora tanta strada da fare affinché tutte le donne siano davvero rappresentate, ma ci sono già diversi esempi che mettono le basi per un cambiamento definitivo.

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Credits: @ansa.it

ASPIRANTI MISS E MODELLE DISABILI ABBATTONO I TABU

Già nel 2014 c’è stata una forte azione a favore dell’ inclusività: Danielle Sheypuk, psicologa e avvocato per persone con disabilità, aveva sfilato per Carrie Hammer in sedia a rotelle durante la Fashion Week di New York.

Quel momento è stato per lei il raggiungimento del risultato di una lunga battaglia, e può forse essere considerato un momento di svolta per le passerelle, diventando cassa di risonanza per un forte messaggio di inclusione.

Via Pinterest

Un altro esempio è sicuramente quello di Rebekah Marine, conosciuta come la “modella bionica” per la protesi che ha al braccio destro e che lei stessa considera come un accessorio e non come un difetto. La modella, che ha anche sfilato alla New York Fashion Week, è diventata il nuovo volto della Tommy Hilfiger Adaptive Collection, una linea che il noto marchio ha dedicato alle persone diversamente abili.

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Credits: @elle.com

E non possiamo non citare Leslie Irby, reginetta di bellezza a modella nonostante sia costretta in sedia a rotelle.

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L’Italia è pioniera
nel mondo
con la prima agenzia
di modelli “inclusive”

E guardando all’Italia? Abbiamo tanti esempi di inclusività nel mondo della moda, oltre che essere pionieri con la prima agenzia internazionale di modelli ”inclusive”, la Iulia Barton. Nata inizialmente a sostegno della Fondazione Vertical – Onlus che raccoglie fondi per la cura della paralisi, dal 2016 è diventata un’agenzia di moda a tutti gli effetti.

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Credits: @IULIA BARTON – Milano Fashion Week 2018

Continuate a pagina 2 per leggere delle passerelle italiane inclusive e per scoprire la storia di Kate, prima reginetta di bellezza internazionale con sindrome di down.

13 COMMENTI

  1. Grandissimi passi avanti, senza dubbio.
    Saremo davvero “avanti” quando sulle passerelle sfileranno bellissime ragezze/i bianchi, neri, blu, senza gambe, senza testa, da 50 kg, 25 o 200 e nessuno parlerà della sfilata come un “passo avanti”…ma ne parleranno per gli abiti incredibilmente belli o trash, ecco…lì sarà un mondo migliore.

  2. Saro’ un po’ fuori dal coro ma per me tutto questo e’ sbagliato. Mi spiego: non e’ sbagliata l’inclusivita’, anzi! ben venga un po’ di sano buon senso per chi ha il potere di cambiare le menti piu’ stupide ed acerbe che ancora hanno pregiudizi. Se dico la parola “sbagliato” mi riferisco al fatto che se una persona diversamente abile riesce in qualcosa, o se donne curvy diventano parte di uno show di alta moda, ne siamo tutti meravigliati e gridiamo al cambiamento!. Il vero cambiamento per me, sta nel non parlarne..nel non farne notizia, ma fare come se nulla fosse perche’ per me normale significa renderlo parte del mio quotidiano e non rimanerne stupita. Ora…non so se mi sono spiegata..spero di si c:

  3. Esatto…come dicevo io sotto, ma è ancora presto per assistere alla normalità in quanto normalità, la normalità di un braccio monco o una taglia 48…è ancora visto come fuori dal “normale”…

  4. Il fatto che Hilfiger abbia dedicato una linea alle persone con disabilità non mi sembra un esempio di inclusione ma l’esatto opposto.
    La foto di Ultimate Teen Beauty mi sbra grottesca e non capisco perché la ragazza disabile sia l’unica truccata e perché le altre due siano delle bambine, altro che teen.
    La ragazza con la protesi che ha partecipato a Miss Italia ha lanciato un messaggio importantissimo secondo me ossia che la disabilità non deve impedirti di fare una cosa che hai voglia di fare. Brava!

  5. Esatto, creare una linea “fatta per loro” e’ come sottolineare la loro “diversita’”…

  6. Io non la vedo così, una linea cosiddetta per disabili la vedo come una linea che abbia magari degli espedienti “tecnici” per facilitarne l’atto dell’indossarli, o che magari abbia maglie con maniche di lunghezza diversa, non bisogna essere ipocriti, nessuno normodotato (riferendomi agli arti) comprerebbe maglie asimmetriche, mentre una maglia asimmetrica è comoda per un ragazzo amputato. Io almeno la vedo così.

  7. E paradossalmente, se io volessi un capo di quella linea mi sentirei “strana” perché non ho disabilità. Mah.

  8. Si bel punto di vista. Se gli abiti della sfilata hanno veramente particolarita’ come quelle che dici tu allora la comprendo

  9. Penso che più sfilano modelle con disabilità e più le barriere si abbattono. Il razzismo x me, é la nn conoscenza di una persona diversa da noi… X cui ben vengano queste sfilate. Nn so cosa vuol dire, linee di abbigliamento x disabili, quindi nn commento. Sto passando diverso tempo in ospedale ad accudire parenti malati e sinceramente trovare abbigliamento, pigiami e quant’altro x persone diversamente abili, anche fosse momentaneamente x braccia, gamba ecc ecc ingessata, nn può che farmi piacere ☺️

  10. Hai ragione, quando questo succederà il mondo sarà migliore. Ma ora siamo per così dire in un periodo di transizione, quello che alcuni vedono come una cosa ovvia per altri non lo è ancora. E allora bisogna spiegare, anche se per me e per molti altri è un’ovvieta’, che una persona può essere realizzata e attraente anche se ha una disabilita’. Personalmente ho apprezzato questo post e ne vorrei leggere altri di questo tipo!

  11. Ciao, sono la mamma di Alice 14 anni in Sd..ed anche lei vuol fare la modella ma non sa’ da dove iniziare!!! 😉
    A parte la premessa, sono d’accordo anch’io sul fatto che la vera inclusione sarà realizzata quando non farà più “notizia sensazionale” ….comunque da qualche parte dobbiamo iniziare e, detto fra me e voi, i tempi stanno andando nella giusta direzione. Inoltre volevo condividere con voi il fatto che il sogno di fare la modella per un ragazza con disabilità (in questo caso parlo di Alice) da’ una forte motivazione per prendersi cura del proprio aspetto fisico, motivazione per alzarsi la mattina, per migliorare la propria autostima, per rendersi carina davanti ai propri compagni di classe per i quali sei invisibile…direte come tutti gli adolescenti naturalmente (ho una figlia anche di 18 anni quindi sono già passata dalle varie fasi) ma si sommano qui i pregiudizi ed il limite dovuto alla disabilità…vi garantisco che tutto ciò è molto faticoso. Le persone disabili che vediamo in foto ormai da tutte le parti, hanno fatto un lavoro alle spalle che non possiamo neppure immaginare… Infine ad avvalorare il tutto non dobbiamo dimenticare la possibilità per chi riesce a far “carriera” di ad avere reddito proprio senza “regali” dallo stato… Bravi tutti continuate così!

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