LA MIA ESPERIENZA E IL MIO SOGNO DA BAMBINA

Come saprete, sin da bambina, ho avuto la passione per i colori e da grande sarei voluta diventare un’artista per esprimere tutta la creativitàche avevo dentro! Ho studiato al liceo artistico e pian piano ho imparato un mestiere che mi dava la possibilità di mettere in pratica ciò che desideravo da piccola.

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Poi, crescendo, è arrivato l’amore per il make-up e ho deciso di lasciare tutto per inseguire il sogno della mia vita: diventare una make-up artist. Quando mi sono trasferita a New York per frequentare la scuola di trucco, ormai più di dieci anni fa, ho dovuto fare i conti con tante difficoltà, ma l’ambizione che questa mia forte passione potesse un giorno diventare la mia professione era troppo forte per lasciarmi scoraggiare.

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Così ho avuto la fortuna negli anni, pian piano, di coronare questo mio piccolo-grande sogno. Sono orgogliosa di averci creduto fino in fondo e di non aver mai dato retta a tutte le persone che mi dicevano che non ce l’avrei mai fatta.



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Le difficoltà, quando si cerca di raggiungere la propria meta, possono essere tante, nessuno dice infatti che sarà facile: mi sono trasferita oltreoceano, ho dovuto lasciare la mia famiglia di origine e la mia casa, ho dovuto pian piano imparare una nuova lingua e infine vincere la mia timidezza. Superando quelli che per me erano dei limiti sono riuscita ad avere maggiore fiducia in me stessa.

Ho avuto la grande fortuna di poter intraprendere questa strada e poi, dentro di me, ho trovato la forza per seguirla senza mai mollare, anche quando l’opzione di abbandonare tutto sembrava essere l’unica via possibile.

IL DIRITTO DI POTER FARE CIÒ CHE SI VUOLE

Mi sento fortunata perche’ il contesto sociale e culturale all’interno del quale sono cresciuta e mi sono mossa è comunque abilitante, penso però a tutte quelle bambine e bambini che, vivendo in contesti di disagio strutturale, devono affrontare quotidianamente ostacoli per noi impensabili…

Il mio augurio è che possiate tutti trovare la vostra strada e che tutti i bambini e le bambine del mondo possano avere uguali diritti e doveri

Il mio augurio dunque ragazze e ragazzi è che possiate tutti trovare la vostra strada e che tutti i bambini e le bambine del mondo possano avere uguali diritti e doveri, così come la possibilità di avere un sogno nel cassetto da realizzare. Credo fortemente nella necessità di infondere coraggio e dare fiducia alle nuove generazioni.

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Per questo motivo voglio mettere la mia voce e la mia esperienza al servizio di una causa nobile come quella promossa dall’UNICEF: ragazze, ragazzi, parliamo di questi problemi, cerchiamo di educarci vicendevolmente a pensare che siamo tutti, davvero, uguali, e che tutti dobbiamo avere la possibilitá di esprimere appieno il nostro potenziale!

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Da mamma vorrei insegnare alla piccola Grace il valore profondo della parità in tutte le sue forme affinché un giorno tutti possano avere pari risorse o opportunità e affinché tutti quanti gli stereotipi possano essere finalmente abbattuti una volta per tutte.

Vi invito a condividere, se vi va, questi messaggi con l’hashtag #possofareciochevoglio e a partecipare insieme a me alla campagna sul sito https://8marzo.unicef.it  Continuate a seguirmi perché prossimamente ci saranno altre iniziative in collaborazione con UNICEF.cliomakeup-unicef-parita-genere-empowerment-bambini-bambine-2

Che dire dunque, spero tanto che questo post un po’ diverso dal solito vi sia piaciuto e che aver condiviso con voi parte della mia vita possa avervi in qualche modo ispirato e spronato. Scrivete qui sotto nei commenti, se vi va, le vostre riflessioni e fatemi sapere se anche voi come me condividete il forte messaggio di empowerment lanciato dall’UNICEF. Un bacione bellezze e un abbraccio a tutti!

17 COMMENTI

  1. Sì, c’è proprio bisogno di campagne come questa. Perché nonostante siamo nel 2019, nonostante il fatto che in pochi decenni sono stati fatti passi incredibili in confronto a secoli in cui il ruolo della donna è stato sempre ben definito, nonostante tutto questo persistono forme mentali, comportamenti, che mettono il freno alla libertà di essere ciò che vogliamo.
    Per quanto riguarda poi il binomio carriera-famiglia, mi scontro ogni giorno con desideri che spesso non sono conciliabili. Per non parlare dell’odio gratuito sui social verso le donne da parte di donne, che deprimono qualsiasi messaggio positivo in questo senso. E quando leggo certe cose mi vergogno non solo di essere donna, ma di essere umana.

  2. Brava Clio! Ma evidenzia anche l’importanza di riconoscere i diritti dei bambini, cui l’ONU ha dedicato, già nel lontano 1989, la giornata del 20 novembre! Ti mando un forte abbraccio 🙂

  3. Concordo! Bisogna parlarne è necessario. Non è giusto che, per tradizioni, cultura o credo, i sogni dei bambini valgano piu di quelli delle bambine….é già da piccoli che si assiste a questa disparità di genere e non è giusto. Io sono mamma di un ragazzo di quasi 16 anni e io e mio marito abbiamo cercato di fagli capire,con il nostro modo di vivere la quotidianità che nessuno vale più di un altro maschio o femmina che sia. Purtroppo però anche nelle piccole realtà si assiste a questa situazione per cui la donna vale meno a prescindere dalla sua preparazione, competenza e da quello che sa fare. Appoggio in toto questo progetto UNICEF. Grazie Clio e ciao a tutte.

  4. Si parla tanto di uguaglianza, ma io qui vedo prevalenza nel vittimizzare sempre le donne. Anche il link punta sull’8 marzo e non su un nome che coinvolge entrambi i sessi. Sarò io diversa non lo so, ma credo che volere è potere e non è certo essere uomo o donna a fermare o rallentare i miei sogni. Chi lo fa, è perché è debole. Io ho molti amici maschi e non è facile per loro vedersi rifiutare ad un colloquio perché qualcuno per servire un caffè vuole “la donna di bella presenza”. O non avere diritto di passare più tempo con i propri figli appena nati, perché dritti a lavoro (fortunato chi ce l’ha). Ci sono strade difficili da percorrere in entrambi i casi. Questo riguarda solo quella parte di mondo che noi pretendiamo sia “civilizzato”, per il resto, dove donne, bambine, e bambini vengono mutilati e torturati dico solo che, il pensiero e la tradizione non lo cambi con un Hastag. Le rivoluzioni e la rivendicazione dei diritti umani si fa con i fatti, si va sul luogo, si parla ai governi, si mandano forze dell’ordine a proteggere, si insegna come vivere nelle scuole. Fatti e non internet, l’ignoranza non si combatte dicendo, io sono d’accordo! E poi si fa nulla, aspettando che il mondo cambi. Questa è la mia opinione…

  5. Anche parlarne (e non mi riferisco a questo post) è una cosa importante perché quello di cui non si parla non esiste e piu non se ne parla e più non si fa nulla. Hai ragione su molti fronti, ma una persona come me non ha né possibilità economiche, non faccio parte di corpi militari e non faccio politica. Quindi l’unico modo che ho per indurre il prossimo a riflettere è parlare e non solo in questo blog!! Girala come vuoi, ma in Italia e nel mondo bambini, donne e anziani sono sempre, o quasi, quelli che pagano un prezzo altissimo per l’indifferenza, la tradizione, il credo o la radicalità di certe usanze che come hai detto tu non si cambiano con un hastag, ma intanto parliamone.

  6. Be’ però non si può dire che Unicef non faccia niente… pensarci, parlarne, sostenere la causa sono tutti step verso un mondo più equo e giusto. Con il tuo discorso iniziale mi trovo in parte d’accordo, nel “nostro” mondo le donne hanno abbastanza libertà di autodeterminazione ma siamo ancora viste molto diversamente rispetto agli uomini, e considera che noi non viviamo nemmeno in una società cosi incivile…

  7. Mi sono concentrata sul non giudicare Unicef, ma su fatti che vedo ogni giorno, e quello che vedo è che le donne passano come persone incapaci e vittimiste, invece di lottare fanno hastag, tutto qui.

  8. Si potrebbe definire in molti il tuo pensiero: cinico, da rompipalle, il classico commento che rovina l’atmosfera. Ma sai una cosa? Io mi trovo perfettamente d’accordo con te.
    Sarà che mi mia madre, cresciuta in un ambiente estremamente patriarcale in cui una donna non aveva neanche il permesso di sognare, è letteralmente scappata di casa. Ha agito. Mi ha spinto con tutta se stessa a realizzare i miei sogni, lavorando fino a spaccarsi la schiena pur di pagarmi l’università. Di nuovo, ha agito. E ora, finalmente, dopo tanti anni di sacrifici e porte in faccia, sono quasi sul punto di ripagarla.
    Certamente qui stiamo un po’ decontestualizzando, forse, il senso generale del post che nella prima pagina era partito bene parlando di “possibilità che ogni bambinO E bambinA dovrebbe avere di realizzare i propri sogni superando ogni forma di ostacolo o barriera di genere, sociale o culturale”. L’esistenza di organizzazioni come l’Unicef volte a supportare chi si trova in situazioni di disagio, i bambini prima di ogni altro e le donne dei paesi meno civilizzati, è infatti essenziale. Così come “parlarne è una cosa importante perché quello di cui non si parla non esiste e piu non se ne parla e più non si fa nulla” (cit. elena73 qua sotto).
    Ma poi, e mi rammarico seriamente per ciò che sto dicendo, si passa alla solita menata su quanto siamo sfigate noi donne… Per fare un esempio, poco tempo fa la mia capa, raccontandoci di un’importante riunione di lavoro, si è soffermata sul suo collega particolarmente galante che si è offerto di aprirle la porta del ristorante e ha persino aspettato che lei venisse servita prima di cominciare a mangiare, cose che ormai in giro non capitano più. Una mia collega se ne esce con: “Ah no, io sono femminista, non sopporto queste cose”… Giuro! Ma che c’entra?? Qui si parla semplicemente di buona educazione!
    Insomma, tutto questo per dire che abbiamo questa tendenza, come dici tu, a fare le vittime, o, al contrario, ad offenderci per delle piccolezze perchè la porta del ristorante possiamo aprircela da sole.
    Il femminismo a tutti i costi andava bene negli anni ’70, ma oramai credo che dovremmo andare oltre, cominciare a considerare donne e uomini semplicemente come persone e lottare per i diritti delle persone.

  9. Infatti sull’evitare il vittimismo sono completamente accordo con te. Però si può “lottare” e rivendicare con i fatti il ruolo che ci spetta ed allo stesso tempo parlare (nella vita e sui social) dell’importanza delle pari opportunità… non vedo come una cosa escluda l’altra.

  10. Il punto è.. che se ne parla, ma i fatti son pochi… Bisogna parlarne, ci mancherebbe! Mai detto il contrario 🙂 vorrei solo vedere più gente fare cose concrete …internet non basta, purtroppo.

  11. Tra l’altro in questi giorni si parla molto di molte donne che stanno ricevendo asilo politico in Canada o in Australia perche’ fuggono da un sistema opprimente in Arabia Saudita.

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