VESTITI USATI RICICLO: LE INDAGINI SU DOVE VANNO A FINIRE DAVVERO I VECCHI ABITI
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Cosa ci promettono le catene di fast fashion a fronte di un sacchetto di abiti da riciclare nei loro negozi? A parte i possibili buoni sconto, ci invogliano a partecipare ai loro programmi per sostenere l’economia circolare, l’ambiente e non sprecare ma anche donare i vestiti a chi ne ha più bisogno, spesso in Africa.
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Ma quanto c’è di vero? Sempre la ONG Changing Markets Foundation svela l’arcano che riguarda più di una catena. Tra il 2022 e il 2023 ha donato 21 capi di abbigliamento di seconda mano ma in perfette condizioni. Li ha depositati nei negozi &M, Zara, C&A, Primark, Nike, The North Face, Uniqlo e M&S in Belgio, Francia, Germania e Regno Unito. Alcuni sono stati inviati allo schema Boohoo.
I VESTITI DA RICICLARE SPESSO FINISCONO DISTRUTTI
È stato utilizzato Apple AirTag per tracciare gli indumenti donati, così da scoprire effettivamente che fine facessero.
Il risultato? Tre quarti degli articoli donati, quindi 16 su 21 indumenti sono stati distrutti, lasciati nei magazzini o esportati in Africa, dove sono stati triturati per altri usi o scaricati.
Nel report si legge:
“Un paio di pantaloni da jogging donati a C&A sono stati bruciati in un forno per cemento. Una gonna donata a H&M ha percorso 24.800 chilometri da Londra fino a raggiungere un terreno incolto in Mali, dove sembra essere stata scaricata.”
Non proprio il massimo del riciclo e del benessere ambientale, il tutto ben lontano dalle promesse fatte dalle catene.
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Ma questa non è l’unica inchiesta che vogliamo svelarvi. Ne è stata condotta una anche in Svezia dal giornalista Staffan Lindberg su H&M. Ha depositato 10 capiti nelle scatole di raccolta negli store H&M. Ha poi seguito grazie agli Airtags il viaggio dei vestiti.
Questi sono finiti principalmente in Asia e in Africa dove, invece che essere riutilizzati o rivenduti, perché in buone condizioni, sono stati distrutti, bruciati in discarica e persino dispersi in mare. Niente a che vedere con l’economia circolare.
Ma allora perché le catene promuovono il riciclo dei vestiti usati nei loro negozi? Sempre secondo Staffan Lindberg si tratta di un’operazione di greenwashing.
Cos’è il greenwashing? Si tratta di una tecnica di comunicazione che induce l’utente a credere di fare del bene, attraverso azioni che si mostrano sostenibili ma che di fatto non lo sono.
COME POSSIAMO FARE DEL BENE AL PIANETA ATTRAVERSO LA MODA
Il problema che sta alla base di tutto è l’acquisto compulsivo di capi di abbigliamento e accessori a basso costo. Ciò ci porta a volerne e acquistarne sempre di nuovi, riempiendo armadi e cassetti, finendo per indossare poco o nulla o comunque investire su prodotti non sempre di buona qualità.
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Avere troppo ci porta a scartare troppo quindi a generare un quantitativo enorme di rifiuti tessili, arrivando dunque a generare “immondizia fashion”.
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Cosa possiamo fare per arrestare o rallentare tutto questo? Comprare solo ciò di cui si ha bisogno, investire su prodotti di qualità e, a questo punto, donare direttamente a chi ne ha davvero bisogno, anche attraverso associazioni operanti sul proprio territorio.
Ragazze, leggete questi post se volete continuare la lettura:
2) OGNI QUANTO BUTTARE LA BIANCHERIA?
Ragazze, siamo giunte al termine! Avete mai approfittato dei cestoni per il riciclo dei vestiti usati nei negozi? Se sì, dove siete andate? Vi siete mai chieste che fine hanno fatto i vostri abiti? Fateci sapere tutto nei commenti! Un bacione dal TeamClio!