L’Intelligenza Artificiale sta rivoluzionando molti ambiti della nostra vita, compreso quello della salute mentale. Sempre più persone si affidano a chatbot come ChatGPT per ricevere supporto emotivo, evitando il confronto diretto con uno psicoterapeuta in carne e ossa.

Può una macchina sostituire l’empatia e lo scambio emotivo che caratterizzano la relazione terapeutica? L’AI rappresenta un’evoluzione del supporto psicologico o un rischio per la profondità del percorso terapeutico? In questo post della sua rubrica sul Blog ClioMakeUp, il Dottor Femia, Psicologo, Psicoterapeuta, Psicodiagnosta, Scuola di Psicoterapia Cognitiva (SPC) e dell‘Associazione di Psicologia Cognitiva, analizza il fenomeno, mettendo in luce i possibili effetti dell’uso dell’AI nella psicoterapia e le conseguenze sulla relazione tra paziente e terapeuta. L’argomento vi ha incuriosito? Lasciamo subito la parola al Dottor Femia.

Credits: Foto di Adobe Stock| Elkhan Babayev

INTELLIGENZA ARTIFICIALE E PSICOTERAPIA

L’Intelligenza Artificiale, grande risorsa, può diventare una minaccia alle relazioni in generale? I suoi lati virtuosi di evoluzione e progresso rischiano di mettere in discussione, per esempio, la pratica della psicoterapia e il rapporto stesso tra terapeuta e paziente?

Credits: Foto di Adobe Stock| Elkhan Babayev



Molti oggi si rivolgono all’IA per risolvere questioni e in tanti sono affascinati dall’idea di farlo anche per affrontare i propri problemi esistenziali, soprattutto le persone che non amano confrontarsi e disvelare le proprie vulnerabilità: quanto più semplice rivolgersi alla macchina piuttosto che sottoporsi allo sguardo che può apparire giudicante di un altro essere umano?

Terapeuta: Buongiorno.
Paziente: Buongiorno.
T: Come stiamo oggi?
P: Ieri ho chiesto a ChatGPT cosa pensasse dei miei problemi e devo dire che mi ha rassicurato molto.
T: Non capisco… Ovvero?
P: Mi ha spiegato che quello che pensavo erano scenari poco probabili, ma comunque mi ha anche suggerito delle soluzioni eventuali.
T: Ma perché ChatGPT?
P: Beh, i miei amici lo fanno tutti, tutti chiedono consigli all’Intelligenza Artificiale, e pare che funzioni…

L’EMPATIA E LO SCAMBIO EMOTIVO CON UN ESSERE UMANO PUÒ ESSERE SOSTITUITO DALL’INTERAZIONE CON L’AI?

Si può davvero sostituire l’empatia e lo scambio emotivo con l’interazione con una chatbot?

Ad una riflessione preliminare pare rischioso fare della psicoterapia un qualcosa che possediamo, accendiamo, gestiamo e, soprattutto , ontrolliamo a nostro favore e, in particolare, sulla base dei nostri bisogni. In questo caso realizziamo una sorta di soddisfacimento del desiderio di sapere qualcosa di più delle proprie caratteristiche e problematiche e una risposta alla sofferenza e all’allarme che si muove dietro alla nostra esigenza di aiuto, però si rischia anche di arrivare all’espressione di narcisismo, che potrebbe poi trascendere ulteriormente nella tendenza a voler controllare e dominare tutto: chiedendo a una macchina di risolvere i nostri problemi, in realtà, evitiamo il confronto della relazione con l’altro e assecondiamo una tendenza al dominio e al controllo che dà un’impressione di invulnerabilità che i problemi potrebbe anche peggiorarli, invece che risolverli.

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La domanda riguarda non solo il futuro della professione dello psicoterapeuta, ma proprio l’efficacia della risposta meccanica a un problema complesso come sono sempre quelli relativi ai disagi emotivi, e anche le motivazioni stesse che nascono dalla volontà di evitare il confronto che necessariamente muove chi si rivolge alle chatbox.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE E PSICOTERAPIA: CHI SI RIVOLGE ALL’AI È IN CERCA DI RISPOSTE RAPIDE E SEMPLICI

Chi scrive a ChatGPT effettivamente è in cerca di risposte, possibilmente chiare e veloci. Ma una persona che abbia qualche disagio a livello personale ed emotivo non ha bisogno di risposte veloci tantomeno semplici: ha bisogno di scandagliare le profondità di sé stesso con calma e attenzione. E a guidarlo in questo non può essere un pilota automatico, che va bene fino a che sulla rotta si mantiene il bel tempo: durante la tempesta deve intervenire la capacità, l’esperienza, la competenza del pilota-terapeuta in carne, ossa ed empatia.

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Quest’ultima, naturalmente, fa parte delle capacità sviluppate o congenite di un terapeuta, che capisce chi ha davanti non solo dalle sue parole, come tutti sanno, ma da tantissimi segnali non verbali che il paziente manda e che certo una macchina non può (ancora…?) decodificare.

Rivolgersi a una chatbox per risolvere un proprio problema emotivo può essere una tentazione, ma bisogna considerare che ‘affidarsi’ alle risposte che essa darà potrebbe, al limite, anche essere pericoloso e peggiorare una situazione, se questa è delicata.

Questo approccio spersonalizzante diventa spaventevole e rischia di svalutare un processo complesso come la psicoterapia e anche la pratica di consulenza psicologica in cui la professionalità e la competenza restano vincolate e veicolate da aspetti personali e qualità emotive salienti e cruciali circa l’efficacia stessa. L’empatia rimane fondamentale; l’alleanza non può essere un fatto meccanico; la relazione psicoterapeutica è un processo intersoggettivo che risponde ai nostri bisogni innati di cooperazione, vicinanza e attaccamento.

L’evitamento dell’intimità non può essere un ingrediente di cura!

Forse l’AI può essere un supporto per il clinico e per favorire processi di sintesi e nel lavoro di elaborazione dati o raccolta di appunti e considerazioni. Come raccoglitore di informazioni di ricerca, avanzamenti e riflessioni. Pensare, invece, di sostituire l’intelligenza umana a quella artificiale sembra non solo molto rischioso, ma anche molto pericoloso.

Firma

Dott. Giuseppe Femia, Psicologo, Psicoterapeuta, Psicodiagnosta, Scuola di Psicoterapia Cognitiva (SPC) e dell‘Associazione di Psicologia Cognitiva (APC), Socio Sitcc – Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva.  

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2) PERCHÉ È IMPORTANTE AVERE RICORDI? LA POTENZA DEI RICORDI NELLA NOSTRA PSICOLOGIA E COME NON FOCALIZZARSI SOLO SUI RICORDI NEGATIVI

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Ragazze, speriamo che questo interessante post del Dottor Femia vi possa far riflettere sull’utilizzo della psicoterapia attraverso l’intelligenza artificiale. E voi, cosa ne pensate? Fateci sapere nei commenti su Facebook e condividete il post con tutti coloro a cui può interessare l’argomento. Un bacione dal TeamClio!

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