L’attenzione verso acquisti beauty che siano etici e planet-friendly è sempre maggiore, ma siamo certi di aver compreso la differenza tra vegan, bio, clean e naturale? Termini molto spesso considerati sinonimi, ma che in realtà nascondono profonde differenze.   

Se convertirsi a una skincare green è difficile, ancor più lo è farlo senza conoscere esattamente la differenza tra vegan, bio, clean e naturale: prodotti certificati cruelty-free, ad esempio, possono ritenersi anche vegani? Cosmesi naturale, poi, cosa significa realmente? 

Qualche sicurezza in più relativamente alla differenza tra vegan, bio, clean e naturale possono darla le certificazioni riguardanti l’ecocompatibilità. Sebbene ancora non esista un modello europeo unico, ICEA, CCB ed EcoCert sono certamente gli enti più noti e diffusi quando si parla di controllo degli ingredienti.

Allora bellezze, siete pronte a scoprire qualcosa in più sulle differenze tra vegan, bio, clean e naturale nella cosmetica? Continuate a leggere il post!

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DIFFERENZA TRA VEGAN, BIO, CLEAN E NATURALE: COS’È LA NATURAL SKINCARE? 

Per meglio comprendere la differenza tra vegan, bio, clean e naturale è bene partire dalla “Natural Skincare”, un’etichetta che sembra comprendere ognuno di questi termini. Tecnicamente, infatti, un cosmetico naturale può contenere tutto ciò che è di origine vegetale, minerale o animale. 

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Credits: @canva



Purtroppo, però, non esistendo una normativa precisa di EU, FDA o USDA, la dicitura “naturale” non ha alcun valore dal punto di vista legale e i brand possono utilizzarla a propria discrezione. In questo caso, l’unico modo è leggere l’INCI di un prodotto per stabilire quali ingredienti sono stati usati e in che percentuali ed evitare, oltretutto, di strapagare un prodotto che non ha nulla di naturale. 

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Credits: Foto di Unsplash | Sarah Comeau

Un cosmetico, in ogni caso, sarà poi difficilmente naturale al 100% (ad eccezione di oli e burri), se non altro perché è necessario che ci siano sostanze che leghino i vari ingredienti come emulsionanti e addensanti. L’ideale, perciò, è cercare nella “chimica verde” per avere molecole di sintesi biodegradabili ed ecocompatibili. 

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Credits: Foto di Unsplash | Grace Madeline

Bisogna poi obbligatoriamente valutare che una cosmetica naturale non è essenzialmente migliore per la pelle o l’ambiente. Un esempio sono gli oli essenziali puri: trattandosi di attivi potentissimi, un utilizzo continuato e sregolato sulla pelle potrebbe provocare irritazione. Senza contare che spesso queste essenze sono ottenute grazie all’uso di pesticidi e di prodotti chimici.

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Credits: Foto di Unsplash | Coline Haslé

Lo stesso vale per l’impatto ambientale dei cosiddetti ingredienti naturali, ad esempio, l’olio di palma che è stato per molto tempo oggetto di critiche, ma è necessario in molte formulazioni. La soluzione? Certificazioni che ne attestino l’origine e i criteri di lavorazione, come quelli stabiliti da RSPO (Roundtable on Sustainable Palm Oil).

COME RICONOSCERE LA COSMESI BIOLOGICA O ORGANICA

Con cosmetici biologici si intendono prodotti formulati con materie prime naturali – solitamente di origine vegetale – provenienti da agricoltura biologica, perciò estratte con metodi non inquinanti e non testati sugli animali. 

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Credits: @thefacialhub

Perché possa essere classificato come bio, un cosmetico non dovrebbe contenere tensioattivi, siliconi, paraffina o elementi di sintesi derivati dal petrolio, oltre a utilizzare esclusivamente ingredienti non OGM e con una filiera tracciabile che ne garantisca l’eticità.

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Credits: Foto di Pexels | Min An

il packaging dei prodotti bio deve essere riciclabile e biodegradabile

Al momento, questa tipologia di prodotti non deve garantire anche di essere a Km Zero, né di arrivare necessariamente da coltivazioni bio presenti sul suolo nazionale. Non manca, invece, l’attenzione al packaging che deve essere realizzato con materiali riciclati e biodegradabili. 

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Credits: @canva

A prescindere dalla differenza tra prodotti vegan, clean, naturali e bio, questi ultimi possono essere definiti anche organici e – secondo la certificazione USDA – la percentuale di ingredienti bio dovrebbe attestarsi tra il 70% e il 95% per poter essere così definito.

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Credits: Foto di Unsplash | Christ Jarvis

D’altra parte, però, i prodotti che non raggiungono la percentuale minima per essere definiti organici, non significa che non contengano ingredienti bio: la soluzione è affidarsi all’INCI e constatare quanti e quali componenti vengono definiti di origine organica.

Bellezze, non abbiamo ancora finito! Nella prossima pagina vedremo cosa significano i termini vegano e clean. Continuate a leggere il post!

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