Ciao a tutte!
Oggi è la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne, che si tiene ogni 25 novembre, dal 1999, per sensibilizzare e diffondere informazioni riguardo la tematica della violenza di genere. Questa data, istituita dall‘Assemblea Generale delle Nazioni Unite, non è stata scelta casualmente, ma è in ricordo del terribile assassinio di tre donne rivoluzionarie, le sorelle Mirabal che, il 25 novembre 1960, durante la loro lotta e impegno nel contrastare il dittatore Rafael Leònidas Trujillo, furono torturate e uccise in quanto politicamente scomode.
Oggigiorno, il 25 novembre simboleggia la lotta contro tutte quelle violenze e abusi, fisici ma anche verbali e psicologici, rivolti nei confronti delle donne in quanto donne, frutto spesso di stereotipi culturali che hanno, per secoli, attribuito alla donna una posizione di inferiorità, non importa se sociale, familiare o economica.
In questo post, abbiamo voluto dare il nostro contributo intervistando, a riguardo, due esperti del settore: la scrittrice Sabrina Sasso, le cui opere parlano di violenza sulle donne ed ideatrice del progetto di supporto antiviolenza #nesonofuori, e il Dott. Antonio Paone, psicologo, che vi ha offerto il suo contributo professionale. Se volete leggere la loro testimonianza e le loro proposte su come, nel nostro piccolo, combattere e sconfiggere la violenza di genere, continuate a leggere il post!
Via Tumblr
La scrittrice Sabrina Sasso, autrice dei romanzi Voglio capire se ne è valsa la pena e Tu mi fai volare (cadere, rompere) editi da Nulla Die, ed ideatrice di #nesonofuori, che offre un servizio di supporto gratuito e on-line alle donne vittime di abusi (che potete trovare all’indirizzo http://nesonofuori.wixsite.com/ ), caratterizza la sua testimonianza proponendo un interessante spunto di riflessione che riguarda la concezione, spesso fuorviante, che viene ancora proposta e promossa dell’amore, che si può sintetizzare con la frase: “Se non si soffre, che amore è?”.
La chiave del superamento di questo stereotipo culturale che, molto più spesso di quanto si creda, crea un circolo vizioso di tacita rassegnazione a quelle che sono, a conti fatti, vere e proprie violenze, per la scrittrice è la consapevolezza, che invita a raggiungere e a tenere sempre salda in vista della difesa del proprio valore di persona.
“La violenza alle donne è una questione maschile, dicono.
Hmmm…non lo so. Certo è che non può non riguardare i bersagli della violenza, vale a dire le donne. Ma io mi spingo oltre e vi dico che, secondo me, la violenza è soprattutto una questione femminile.
Il Wall of Dolls, il “Muro delle bambole” a Milano, installazione mirata a sensibilizzare riguardo la violenza contro le donne. Credits: alfemminile.com
Ribadendo che sono le donne a subire i soprusi , le umiliazioni e le angherie, le botte, il sesso non voluto, il vero protagonismo sta nel fatto che, troppo spesso, le donne s’innamorino ( o credano di innamorarsi, il che, a conti fatti, è la stessa cosa) di un individuo che fin da subito o quasi, ha tutte le caratteristiche del narcisista, del manipolatore, del geloso patologico, infine, del violento. […]
Voi capite che c’è qualcosa che non va e, se è assodato che un uomo che agisce violenza è assolutamente e senza indugi da condannare, deve essere altrettanto chiaro che la mentalità della donna deve, e in fretta, cambiare. Le donne devono liberarsi con uno strattone di tutte quelle stupidaggini ripetute negli anni, nei secoli.
Non esiste l’angelo del focolare, non esiste portare pazienza perché una relazione funzioni, non esiste perdonare un atto violento, non esiste restare per i figli, non esiste che l’amore possa essere sinonimo di sofferenza, non esiste lottare se non per se stesse.
Le donne non hanno colpa della violenza che subiscono, ne sono vittime innocenti, in un mondo ideale nessun uomo che dica di amare dovrebbe usare alcun tipo di sopruso nei confronti della sua compagna. Ma, di fatto e purtroppo, questo avviene tutti i santi giorni, a qualunque ora, in qualsiasi casa, di qualsiasi nazione, di ogni ceto sociale.
“Finché morte non ci separi” Il messaggio di questa campagna pubblicitaria delle Nazioni Unite è forte e molto chiaro.
E, quindi, donne violentate, usurpate, svilite, vilipese: non sentitevi in colpa, ma sentite la responsabilità della vostra vita. Perché la vostra vita – e spesso quella dei vostri figli – è nelle vostre mani, e solo voi potete uscire dalla gabbia in cui siete.”
Bellissimo post, mi è piaciuto molto ed è un argomento di cui è importante parlare!perché ricordiamoci bene che mentre qua noi lottiamo per non dover più subire violenze domestiche, esistono ancora paesi in cui le violenze, i femminicidi e gli stupri non vengono puniti ma anzi incentivati da una mentalità barbara e animale!in alcuni paesi in oltre è ancora in voga l’infibulazione che è una mutilazione tremenda!
Ho letto questo post con tanta angoscia e tristezza, la mia amica sposata è stata,non riesco a scriverlo, maltrattata da suo marito. Ricordo le lacrime che hanno rigato i nostri visi quando l ho vista e me l ha confessato . Si sono lasciati,lui è partito e adesso lei vuole raggiungerlo,di nuovo! Non so che fare ho provato di tutto ma lei mi respinge dicendomi che sa che è cambiato. Ho un ansia terribile al pensiero che lei partirà da lui. Donne queste merde non vi meritano! Che schifo.
Purtroppo è un fattore culturale e pur essendo nel 2016 non riusciamo ad esportare cultura moderna e laica ma anzi ne importiamo di retrograda.
Queste merde di esseri fiutano quando una donna è debole di carattere e se ne approfittano, diventandone il partner e facendo loro del male in tutti i modi fino ad ucciderle. Senza contare le violenze da parte di estranei per i quali vale la legge di donna=sfogo sessuale/vale meno di un sasso e si sentono legittimati ad aggredirti solo perché indossi una gonna sopra il ginocchio.
A me per fortuna non è mai capitato, ma i numeri che leggo sono impressionanti (non solo europei).
Sante parole!
Spero davvero che lei non torni da lui e che riusciate a farla ragionare a mente fredda ☹️.
Un abbraccio
Vorrei precisare che
1. Non è una donna debole di carattere ad attrarre un uomo violento, un uomo violento resta tale a prescindere dalla tipologia di donna che si trova dinnanzi. Al massimo possiamo parlare di donne coraggiose, razionali, e indipendenti che si allontanano alla prima avvisaglia.
2. Lo stupro non dipende da quello che indossi! Non facciamo passare questo messaggio, c’è un progetto bellissimo di una fotografa di cui non ricordo il nome che ha immortalato una serie di outfit indossati da chi è stato violentato. Ci sono tute, abiti da lavoro, gonne e maglioni assolutamente casti etc etc.
Se trovo il link di questo progetto te lo linko perché è davvero molto bello.
http://metro.co.uk/2016/05/05/powerful-photo-series-shows-what-people-were-wearing-when-they-were-sexually-assaulted-5860838/
Ecco questo è il progetto.
Infatti non ho detto che chi indossa una minigonna “merita” tutto ciò (sono la prima ad uscire in minigonna), il contrario : una può anche uscire con i pantaloni giro chiappa ma nessuno deve neanche permettersi di sfiorarla.
Così non devono permettersi di sfiorare donne vestite in jeans e camicia.
Un uomo violento lo sarà sempre, ma purtroppo tende a scegliere le sue vittime
Ho apprezzato molto l’intervento di Sabrina Sasso e ne condivido pienamente il pensiero: bisogna anche cercare di prevenire il problema, non solo di porre un rimedio. Tante donne accettano dai loro partner comportamenti violenti e distruttivi, anche senza subire vera e propria violenza fisica.
Un fenomeno che personalmente mi preoccupa è notare come i libri più in voga fra le ragazze più giovani facciano passare storie d’amore malato come “amori passionali”. Protagonisti maschili aggressivi sia verbalmente che fisicamente che vengono dipinti come i principi azzurri di turno e protagoniste femminili passive che perdonano tutto al partner, in alcuni casi persino lo stupro. Ovviamente non credo che ogni ragazzina che legge una storia simile poi replichi tutto nella vita reale, ma sicuramente può fornire un “modello” di principe azzurro a cui aspirare.
Primo su tutti “50 Sfumature di grigio”, che fa sembrare una relazione malata e perversa come quella dei protagonisti la normalità.
Io ho letto la trilogia e mi sono pentita perchè ho perso tempo a leggere una storia insulsa e, tra l’altro, scritta male. Meno male che almeno non ho sprecato denaro perchè l’ho letta su Wattpad.
A proposito di Wattpad, se ci fate un salto vedrete che moltissime fanfiction scritte da utenti di 12 anni si e no che parlano di una ipotetica ragazza minorenne che viene malmenata o violentata dal ragazzo di turno… che poi magicamente diventa il ragazzo modello. Se, come no. Scrivete “Daddy” nella barra di ricerca di Wattpad appunto è capirete ciò che dico.
Infine, non posso nascondere il disgusto per le ragazzin che si ECCITANO a leggere storie simili. Noi donne abbiamo una dignità!
Esattamente, hai capito subito da dove provengono le storie a cui mi riferivo :’)
Più che provare disgusto per le ragazzine che leggono libri simili, provo diagusto per le case editrici che pubblicano miliardi di storie del genere. Le lettrici sono giovani e forse non vedono ancora il pericolo dietro a certi messaggi, purtroppo.
Grazie per il link.
Ho modificato un po’ il post, spero che ora sia più chiaro quello che volevo comunicare 🙂
Penso di essermi espressa male prima, non mi disgusta tanto il fatto che le ragazzine leggano queste storie, ma il fatto che si eccitano sessualmente (si… nei commenti di quelle storie si leggono le peggio cose).
Non penso sia una cosa normale eccitarsi leggendo una storia in cui la donna subisce violenze di ogni tipo, ecco.
Detto questo concordo con te sul fatto delle case editrici
No ma avevo capito quello che volevi dire, volevo solo precisare che il 90% delle volte l’abbigliamento c’entra poco con la violenza.
Quante cose ce ne sarebbero da dire su questi argomenti… meglio che non partecipo. Io poi pensavo che il solito 8 marzo fosse la giornata TUTTA per la donna, per tutti i suoi diritti e le problematiche, posto il fatto che ogni giorno lo debba essere. L’ EDUCAZIONE è il fondamento di ogni CRESCITA, e, purtroppo se chi ce la fornisce è già viziato in sé, che cosa ne può venire fuori poi nella catena di vite che si avvicendano? Ciao Ragà !!
Sono d’accordo su 2/3.
Capito 🙂
Che situazione terribile…capisco la tua angoscia e la tua impotenza…purtroppo non c’è peggior malato di chi non vuol farsi curare… Spero che lei riesca a ragionare come si deve prima o poi!
Non solo il 25 novembre e non solo violenza fisica. La violenza verbale credo sia molto più diffusa di quanto si pensi. E a volte ho la sensazione che sia in parte tollerata o giustificata. Dalle stesse donne.
Detto questo, dico che non mi piace la parola femminicidio. Pone un accento di diversità. Come se dovesse essere giudicato anche diversamente dalla legge. Mentre l’assassino avrebbe sempre la stessa responsabilità sia che la vittima sia uomo o donna. Perché in entrambi casi sono vittime. Magari sbaglio, però ho questa percezione.
Complimenti per la scelta di affrontare questi argomenti e per il modo in cui l’avete fatto. Purtroppo credo che oltre alle donne che si sentono eroine anziché vittime, che sopportano soprusi e umiliazioni pensando che prima o poi lui cambierà perché sarà lei a salvarlo (e ce ne sono di queste donne, ancora troppe…), un grosso problema è anche l’indifferenza o impotenza della società e degli organi che dovrebbero proteggerci…quante volte si sente di donne che denunciano soprusi, stalking e angherie varie da parte di mariti, ex fidanzati, conoscenti, e poi vengono addirittura uccise da chi era stato denunciato?! Ecco, finché non cambierà anche questo la violenza credo che continuerà ad esserci…
condivido quello che dici. tra l’altro si sente sempre parlare di donne in questi casi, quando, seppur in percentuale magari minore, anche certi uomini subiscono strupri e violenze psicologiche ecc. e di certo se un uomo andasse dai carabinieri a direche hanno abusato di lui gli ridono in faccia perchè non ci credono. è un argomento interessante, che andrebbe approfondito sia da una parte che dall’altra per capire meglio come affrontarlo.
Da quello che ho capito io il senso della parola femminicidio sta nel fatto che fornisce subito l’informazione sulla relazione fra la donna assassinata e l’assassino e sul movente. Diciamo che concettualmente dovrebbe essere simile a termini come uxoricidio o parricidio 🙂
Hai ragione, purtroppo la visione machista che in gran parte contraddistingue la nostra società non permette che uomini o ragazzi vittime di violenze psicologiche o fisiche denuncino gli abusi. Ammiro molto i pochi ragazzi che trovano la forza di parlare di quello che hanno subito.
Grazie per questo post!
Per come ho capito io il termine femminicidio viene usato per indicare l’omicidio della donna con cui si aveva un qualche tipo di relazione dove, in pratica, la donna veniva vista come una proprietà.
A e sembra ne abusino. Ma ripeto, mi da la sensazione di mettere l’accento sulla “femmina” (non donna) parte debole. Per me è controproducente l’uso e la diffusione di certi neologismi.
Per me non lo è. Non c’è relazione tra vittima e assassino, se non in termini sessuali. Femmina, invece che donna. Come ho scritto a Raffy, trovo sia controproducente l’uso di certi neologismi.
Chi esercita violenza lo fa molto spesso per scaricare su qualcuno le proprie frustrazioni! Ogni donna non deve aver paura di voltare le spalle e lasciarsi dietro chiunque, se violento, senza eccezioni!!
L educazione sessuale dei bambini purtroppo rischia di svanire di fronte al web! È vero c’è di tutto ed anche io ho notato come molte ragazzine e ragazzini prendano ispirazione da situazioni “potenzialmente pericolose” credo sia necessario per i genitori di oggi mantenere sempre aperto un dialogo con i propri figli e cercare di educarli al sesso ed alle relazioni col partner come per ogni altra cosa
Sono d’accordo, purtroppo spesso i genitori non affrontano questi temi con i figli e di conseguenza le uniche fonti d’informazione diventano internet e i libri young adult!
Vero…e purtroppo di porcherie ne girano che ne girano online
Grazie Clio e grazie Team come al solito per questi post! 🙂 Ho collaborato per qualche anno a un blog femminista che si occupava di decostruire il sessismo nelle immagini pubblicitarie su giornali e tv. La nostra raccomandazione per chi scrive di violenza di genere è di evitare di accompagnare i post da immagini che rappresentano donne in atteggimamenti “da vittima”, con occhi pesti, bocche cucite, vestiti laceri, ecc-ecc… Anche se fortemente impattanti dal punto di vista emotivo queste immagini veicolano infatti un’idea della donna come essere fragile e indifeso, “da proteggere”, mentre la violenza contro le donne si contrasta evitando atteggiamenti protettivi di stampo partenalistico e aiutando le donne a uscire da situazioni di abuso restituendo loro dignità come persone. In questo senso, quindi, immagini di donne che con fatica si ricostruiscono una vita, si aiutano e si mostrano sorridenti e combattive sono più efficaci 🙂
Ciao!