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ClioZammatteoModerator
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Ciao Ilaria, ho deciso di rispondere direttamente alla tua domanda per cercare di spiegare meglio cosa è successo…allora…senza troppi giri di parole in uno degli ultimi vlog che abbiamo girato qui a New York, Claudio ed io abbiamo apostrofato in maniera non rispettosa due donne a noi sconosciute che passavano per strada, per via del loro abbigliamento estremamente succinto. In seguito sono nate delle critiche nei nostri confronti sia sui termini utilizzati che sul fatto che una persona come me, che negli anni è stata offesa diverse volte per il proprio peso, abbia criticato in maniera offensiva altre donne.

Su questo voglio essere molto chiara: Non ci sono scusanti, sia io che Claudio abbiamo sbagliato nell’esprimerci in quel modo. Punto, senza se, senza ma nè giustificazioni di circostanza.

Abbiamo peccato di troppa leggerezza e, come sempre accade, non abbiamo posto filtri o particolari censure preventive al nostro video…per noi la telecamera è come se fosse un nostro amico a spasso con noi, ma è vero che avremmo dovuto pensare, prima di parlare, al vero significato delle nostre parole…

Le critiche poste in modo rispettoso, corretto e serio, (non gli insulti) ci hanno fatto riflettere sulle nostre azioni e ci siamo chiesti come mai l’abbiamo fatto, come mai abbiamo chiamato in quel modo quelle persone e la risposta che ci siamo dati è che è stata una reazione spontanea.

Una reazione all’abbigliamento di due persone che, in quel momento e in quel contesto, non ci appariva semplicemente sensuale o femminile…ma proprio inappropriato e poco rispettoso, anche verso loro stesse.

Mi spiego meglio, sia io che Claudio non abbiamo nulla contro la sensualità o la femminilità anche enfatizzata, ma nei giusti modi e contesti: per noi essere vestite in quel modo, in pieno giorno, in un luogo frequentato da persone di tutte le età non era un semplice modo di essere sè stesse (cosa che ho sempre difeso), ma in qualche modo mortificava il loro corpo e il loro essere donne ed abbiamo reagito, sbagliando nei modi,non rispettando a nostra volta l’immagine proposta dai vestiti di quelle persone.

Questa nostra riflessione non vuole essere assolutamente una giustificazione rispetto ai termini che abbiamo utilizzato, di cui non andiamo fieri e che vorremmo a posteriori non aver utilizzato.La vostra richiesta di coerenza ci ha aiutato a comprendere l’errore e a capire anche il punto di vista che si nascondeva dietro alla superficialità che ci ha spinto a fare quell’osservazione, superandola e crescendo.

In questi giorni ho letto, poi, alcuni commenti che equiparavano le nostre parole a quelle che un famoso regista ha usato nei miei confronti qualche tempo fa chiamandomi ‘”cicciona’”… questo confronto per me non esiste: quando esco la mattina io non scelgo di essere grassa o di essere magra, non scelgo di essere uomo o essere donna, non scelgo di essere alta o di essere bassa…lo sono e basta.

Ma se esco di casa scelgo invece come truccarmi, come vestirmi…in poche parole come voglio apparire agli occhi degli altri.È’ quindi ben diverso criticare una persona per il suo abbigliamento o farlo invece un “difetto” fisico: uno è un atto volontario, frutto di una scelta più o meno consapevole, l’altro no.

Non c’è dubbio che ogni persona si possa vestire come più preferisce, ma come si è liberi di vestirsi si è anche liberi di apprezzare o meno, e di pensare che quella scelta possa essere stata “forzata” da meccaniscmi della nostra società che rifiuto e che vorrei combattere, senza però cadere nella mancanza di rispetto, in cui noi purtroppo siamo caduti.

In ogni caso, spero che questa mia risposta faccia chiarezza su quello che è successo: tornare indietro non è possibile, ma sicuramente si può imparare dai propri errori.

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