IL DRITTO DI ESSERE MAMMA E IL VALORE UNIVERSALE DELLA MATERNITÀ

Perdere un figlio è un dolore incommensurabile che è difficile da esprimere a parole così come è difficile da esprimere la gioia di mettere al mondo il bambino che hai portato in grembo per nove mesi. La morte di un bambino non dovrebbe essere mai considerata un’eventualità specialmente al giorno d’oggi in un mondo che è in grado di assicurare cure e assistenze in modo totalizzante.

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LA MIA STORIA E QUELLA DI TANTE MAMME E BIMBI IN TUTTO IL MONDO

Come vi ho raccontato qualche giorno fa quando ero incinta di Grace ero tanto ansiosa e preoccupata, un po’ come tutte le mamme che portano in grembo il proprio bambino e si apprestano a partorire.

Quando sono arrivata in ospedale ho avuto la certezza che si sarebbero presi cura di me

Quando sono arrivata in ospedale ho avuto la certezza che si sarebbero presi cura di me e le ansie pian piano si sono trasformate in trepidante attesa e gioia. Ero felice e non vedevo l’ora di abbracciare per la prima volta la mia piccolina.

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Grazie all’UNICEF ho scoperto che tantissime mamme in tutto il mondo non possono unicamente godere della gioia di quel momento ma devono anzi preoccuparsi di una cosa a cui nessuna mamma in procinto di partorire dovrebbe badare: sopravvivere.



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ETIOPIA: LA STORIA DI HAWA

La storia di Hawa raccontata agli operatori dell’UNICEF:

Dieci anni fa ero incinta del mio primo figlio. Alla fine di un travaglio molto doloroso protrattosi per due giorni ho partorito un maschietto, Mahmoud. Morì poco dopo la nascita.
Il dolore fu straziante. Per sei mesi, non fui in grado di uscire di casa. Mio marito e la mia famiglia dovevano raccogliere la legna e prendere l’acqua. Sapevo che se avessi partorito
al centro sanitario, Mahmoud avrebbe potuto essere salvato.

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Hawa e la sua piccolina

Ora ho quattro figli, tutti partoriti qui e vederli vivi mi riempie di gioia. Non importa se urlano o fanno i capricci – ringrazio che siano vivi. Un giorno, forse, uno di loro diventerà un medico.

MALAWI: LA STORIA DI MARY

Dissi a mia sorella che il travaglio era iniziato, così andammo al centro sanitario. Il viaggio da qui all’ospedale è lungo e lo raggiungemmo a piedi. Quando nacque, il bambino era così debole che non pianse nemmeno. Il personale fece tutto il possibile per salvarlo. Ma la sera mi dissero che il bambino stava morendo. Penso che sia successo perché il personale medico non era sufficiente. Quando vedo i figli dei miei amici, spero che un giorno potrò avere un figlio anch’io.

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Di storie come quella di Hawa e Mary ce ne sono tantissime ed è straziante pensare che un genitore debba affrontare tutto questo. È per questo motivo che sono sicura tutti voi possiate contribuire a porre fine una volta per tutte alla mortalità materno-infantile, basta una sola firma.

Sottoscrivete insieme a me il manifesto per il futuro di tutti noi.

Se ve lo siete persi date un’occhiata al post in collaborazione con UNICEF che ho realizzato in occasione della festa della donna.

CLIOMAKEUP CON UNICEF A STOSTEGNO DELLA PARITÀ DI GENERE!

Ragazzi, per questo post è tutto. Spero che anche voi possiate comprendere e prendere coscienza di ciò che succede ogni giorno nel mondo. È importante avere uno sguardo complessivo su quella che è la realtà anche se questa può in apparenza non riguardarci e sembrarci lontana. Ditemi cosa ne pensate nei commenti e ricordatevi che basta solo una firma per fare la differenza. Un bacione, bellezze.

 

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