Vi ricordate la frase del film Bride Wars, La Mia Migliore Nemica, con Anne Hathaway e Kate Hudson, in cui dicono “Non si allarga un Vera Wang, se non ti entra sei tu che ti restringi?”. Diciamo che la moda sembra essersi orientata verso questo tipo di mantra, promuovendo degli ideali estetici quasi irraggiungibili di magrezza e tonicità , senza tenere conto del fatto che ogni donna ha un corpo diverso!
Finalmente alcuni brand stanno cercando di rompere questa barriera estetica per diffondere un messaggio di profonda autostima e accettazione del proprio corpo! Dagli abiti di Asos all’intimo Moons and Junes, scoprite con noi tutti i marchi di abbigliamento body positive!
Credits: Beyond Words
MOONS AND JUNES: L’INTIMO PER OGNI TIPO DI FISICO
Credits: Pinterest
Il brand Moons and Junes sta lentamente invadendo il web con il suo fantastico intimo body positive. La sua linea di reggiseni e slip trasmette finalmente un messaggio di pura sensualità femminile, la quale non sta di certo nell’avere un corpo magro e tonico, ma nell’amarsi e accettarsi come si è.
Credits: Rainbow Dash
Nonostante i prodotti sembrino molto semplici, dietro vi è un’attenzione particolare e un messaggio speciale. I capi sono infatti realizzati in semplici toni nude, senza fronzoli, stampe e pizzi, ma la qualità dei materiali è davvero fantastica. Tutte le ragazze che hanno provato il brand si sono dette entusiaste e felici!
Credits: Twitter
In piĂą, Moons and Junes ha creato una nuova campagna, #bitsandboots, dove le modelle sono le giovani consumatrici che mandano le loro foto mostrandosi orgogliose e sicure della propria fisicitĂ !
AERIE MOSTRA CHE TUTTE LE DONNE SONO BELLE E UNICHE
Credits: Allure
aerie ha una linea per donne con disabilitĂ
Questo marchio incarna davvero lo spirito della filosofia body positivity, e ha fatto molto di più che realizzare capi per ogni taglia, ma è stato uno dei primi a lanciare una linea pensata per donne con disabilità !
Spesso non si tiene in considerazione che alcune invalidità impediscono alle donne di indossare i reggiseni o altri capi d’abbigliamento, e Aerie ha pensato anche a loro!
Credits: Evening Express
Nelle sue campagne, ci sono donne bellissime, con storie incredibili, da giovani ragazze affette dalla sindrome di Down, ad altre che devono portare costantemente la macchina dell’insulina. Insomma, questo marchio sembra pensare davvero ad ogni tipo di donna e a valorizzarne la bellezza unica e irripetibile!
Credits: American Eagle Blog
Ogni donna è bellissima nella sua unicità ! Credits: Gastown
Posso fare polemica? Secondo me dovremmo proprio affrancarci dalla necessità di essere belle a tutti i costi, mi spiego: di fatto NON siamo TUTTE belle, lo siamo chi più e chi meno ma esistono anche persone esteticamente brutte la cui bellezza non dipende necessariamente dalla taglia dei pantaloni. Il vero lavoro su noi stesse è accettarsi per quello che siamo senza per forza voler stravolgere il nostro corpo o la nostra faccia, ovviamente se la salute ci accompagna.
L’ideale sarebbe che i brand tenessero conto, oltre la varie taglie, della forma del corpo delle donne. Se una ragazza è una clessidra, che abbia la 40 o la 48 piĂą o meno le andrĂ bene una certa tipologia di abito. La stessa cosa per le altre forme del corpo. Quindi sì, è giusto accettare il proprio corpo, certo mantenendosi al meglio però e non per una questione di bellezza ma per una questione di salute. Non per far polemica, però quando si parla di obesitĂ o di anoressia è bene non accettarsi, ma migliorare per la salute appunto.
Mi sembra che ci si sia dimenticato di come si è evoluta la distribuzione della moda da 60 anni a questa parte con l’avvento del pret a porter. Io credo che, ampliando il discorso a tutto l’abbigliamento, da quando si è instaurato il pret a porter e da quando (ancora piĂą recentemente) c’è stato il boom di catene di abbigliamento low cost, per forza di cose le forme e le taglie si siano standardizzate, non si può pensare di comprare una maglia a 10€ che sia in grado di vestire tutte le fisicitĂ e tutte le taglie, perchè dietro il design di un capo così universale, ammesso che esista poi questo design universale, pur mantenendo la mano d’opera a livelli di sfruttamento, c’è un lavoro non indifferente. Le nostre nonne, il cui armadio non traboccava di capi come il nostro, in boutique, provavano dei modelli “standard”, ma poi irrimediabilmente ogni negozio aveva il suo sarto che modificava il capo modello seguendo le misure della cliente. Chiedere dei vestiti totalmente inclusivi cozza proprio con il principio di pret a porter.
Dicendo questo non mi ergo a paladina del fisico perfetto, perchè anche io avendo un fisico vagamente a pera devo portare a far adattare i “capi buoni” dalla sarta, invito solo a ragionare su come l’attuale distribuzione della moda non si confaccia ad una totale inclusivitĂ , e le ragioni, come prevedibile, sono esclusivamente economiche. Che poi, alla fine, questi brand che tanto si fanno acclamare, siamo sicure che riescano a vestire a pennello tutte le donne? Io ne dubito…
La bellezza è un concetto troppo soggettivo secondo me, parlando di bellezza esteriore, perchè su quella interiore il discorso sarebbe troppo ampio e non c’entra con l’argomento trattato… Trovo comunque giusto partire dal fatto che di base ogni donna è bella perchè lo è a modo suo. Ognuno di noi, uomo o donna che sia, ha qualcosa di bello, magari non tutto il fisico al 100% ma qualcosa sicuramente ce l’avrĂ , se non per tutti per qualcuno si, altrimenti non esisterebbero le coppie, staremmo tutti da soli a schifarci a vicenda…
Si e però basta con sta storia della salute. Lo sappiamo, MA dobbiamo vestirci anche mentre stiamo dimagrendo o ingrassando o guarendo o whatever. Il non trovare vestiti da mettermi MENTRE faccio un percorso per tornare più in salute mi fa passare la voglia, diciamolo chiaro e tondo.
Sono abbastanza d’accordo sulla soggettivitĂ della bellezza, ma su questo e sulla tua conclusione di schifarci a vicenda, secondo me il discorso verte piĂą sui gusti personali e ciò non significa che se uno non è bello/conforme ai gusti del momento sia condannato a non essere amato da nessuno.
Quando penso alla bellezza, penso a quella “oggettiva”, ad esempio Giancarlo Magalli non è un fusto, non ha la chioma folta, non ha lo sguardo magnetico e via dicendo, ma va bene così perchĂ© ha altre qualitĂ . Invece, soprattutto per le donne, si deve per forza trovare un finto contentino parlando di bellezza.
Ben detto !!! Alla fine il concetto di forme diverse del corpo femminile Ă© vecchio come il mondo e le sarte di una volta lo sanno da molto prima che si parlasse di “mela” “pera” “clessidra” e compagnia cantando. Solo che con il pret Ă porter, e ancora peggio con il fast fashion, si Ă© totalmente invertita la rotta….loro fanno vestiti standard e siamo noi che dobbiamo sbatterci a provare correndo dietro ai pochi abiti che ci calzano bene. In fondo il motivo per cui certe star sembrano stare bene con tutto Ă© anche perchĂ© molto di quello che indossano Ă© cucito o risistemato a mano…
Ricordo che per la cerimonia della mia laurea mi regalai il lusso, perchĂ© ormai di questo si tratta, di un vestito creato su di me da una sarta all’epoca famosa di Torino : pur essendo un modello che in teoria non era l’ideale per una “donna mela” come me, era talmente tagliato alla perfezione sulla mia forma che mi stava da dio comunque. E ricordo anche quante volte da bambina accompagnavo mia mamma a “fare le prove” dei vestiti nell’atelier della sarta del paese che glieli faceva su misura. Sembrava una principessa !
Peccato si sia persa questa grande ricchezza artigiana e che ormai solo poche persone possano permettersi questo tipo di approccio…
Il tuo discorso da un lato mi convince ma dall’altro penso anche che sia comunque importante valorizzare quello che si ha… Tutte abbiamo pregi e difetti, nel fisico come nel carattere e pensare sempre “tanto sono fatta così” lo trovo un pò pericoloso. Se sono tendenzialmente contro uno stravolgimento totale del proprio corpo tramite la dipendenza dallo sport o peggio ancora la chirurgia plastica, penso anche che sapersi valorizzare e migliorare sia un compito importante per tutti noi. Anche se ammetto che un pò invidio quelle donne dallo stile un pò new age che riescono a sentirsi a loro agio anche con i capelli sfatti, una t-shirt qualsiasi e i sandali birkenstock…
ma infatti, è un discorso che vale sempre e non sempre sono le tg grandi a essere penalizzate! metti la “tg U”: l’incubo di chiunque credo. Ormai il cartellino con la marca viene applicato post produzione e quindi magari brand con posizionamento e quindi prezzi diversi hanno capi prodotti nello stesso stabilimento. Stessa cosa per il trucco: la divagatrice ha raccontato di come molti prodotti di brand diversi si differenziano nel marketing ma non nella produzione e che quindi il prezzo non è un indicatore di qualitĂ e materie prime!
Quando si parla di multinazionali, ovviamente se si va sull’artigianalitĂ altro discorso…
L’unico capo con la “tg U” che mi va bene è la classica cuffietta per l’inverno in acrilico al 100% stile quella OVS. Te lo dico perchè l’ha comprata ieri mio marito, e anche su di me stava benissimo.
Scherzi a parte, concordo in pieno con il tuo discorso.
E un bellissimo post che apre una finestra sulla realtĂ , ma….c’è un ma, le catene della grande distribuzione low cost fanno produrre i capi in modo standardizzato per cui le taglie non corrispondono mai a quelle reali. Donne che soddisfano quelle misure sono poche anche perchè ognuna ha una sua forma precisa…posso farvi un esempio personale: è tutta estate che sto cercando un paio di pantaloni taglio classico (uomo per intenderci) e non c’è niente in commercio che, anche della mia tg dichiarata in etichetta, mi vada bene e il motivo è presto spiegato, intanto anche solo a occhio ci si accorge che le taglie non sono reali, con le lunghezze non ci siamo e attraverso il fondo del pantalone ci passa uno stuzzicadenti. Un altro esempio: il cartellino su tre stendini uno a fianco all’altro “dritto”, “classico”, “largo” da H&M e qui insegnano una confusione sui modelli che causa inadeguatezza. Il modello dritto altro non era che uno slim, quello classico uno skinny e quello largo uno dritto. E’ assurdo, io che ho raggiunto faticosamente negli anni un’autostima che non ho mai avuto mi sono resa conto che quello che “paga” è vendere la quantitĂ , che si fa limando i cm quĂ e lĂ in modo da ricavare due tre indumenti in piĂą in una metratura di stoffa che, in quella determinata taglia, ne conterrebbe due/tre in meno. La vera contraddizione è scoprire poi che nei negozi dedicati alle tg dalla 46 in su, succede un’altra cosa assai strana, in base ai capi esposti si evince che le donne curvy siano tutte sotto i 160cm, senza nulla togliere a queste altezze, ma io sono 175 e tutti i pantaloni che ho provato in quel genere di negozio mi fanno l’effetto “acqua in casa” insomma sono tutti corti. Se pensate che mediamente una persona della mia altezza dovrebbe avere pantaloni con interno gamba (dal cavallo alla pianta del piede) di almeno 88 cm capite cosa intendo dire. L’unica soluzione rimarrebbe il “fatto su misura” ovvero andare dalla sarta come facevano le donne che venivano da mia mamma a farsi misurare, tagliare, cucire e mettere in prova gli abiti, ma adesso non è piĂą come quando ero una bambina…..pazienza!! andrò alla ricerca del pantalone perduto……chi lo sa, magari troverò qualcosa. In ogni caso è positivo che si parli di questi argomenti perchè il rientrare in taglie non reali ci fa perdere la coscienza di noi stessi e ci fa pensare che siamo brutte, grasse e inadeguate e tutto per ragioni di tipo economico.
Sono d’accordo con te Ivy, io sto facendo uno dei due percorsi e mi sono resa conto che non c’è quasi niente che mi vada bene in commercio….per fortuna ho recuperato capi dall’armadio che mi sono tornati giusti!!
E’ giusto quello che dici e lo condivido, ma bisogna imparare a vedere e capire quello che possiamo valorizzare, la parte piĂą difficile dell’accettarsi è questa. le tendenze moda non aiutano purtroppo!!
Beh, cara mia, mi sa che non hai capito a cosa si riferiva il mio discorso sulla salute. Spesso e volentieri adesso con il body positive e discorsi vari, ci sono modelle chiaramente obese che si fanno passare per felici, dicendo che bisogna accettarsi così. Sembra che esistano solo le anoressiche o le obese, da un eccesso all’altro. Quello ho detto che è sbagliato. A me non sembra di aver scritto: “le obese non possono vestirsi” “le taglie comode non devono farle”!
Non posso che darti ragione! Se una donna non è per forza Adriana Lima ma si cura e si veste bene farĂ comunque sempre una bella figura! Non mi piacciono le donne che si trascurano! Per dire, può piacere o no come programma, però se guardate “Ma come ti vesti?!” con Enzo e Carla, alla fine loro sanno sempre come valorizzare tutte le donne! Mi piace tanto!
Condivido in pieno!
Direi di no… purtoppo
Questo Ă© anche verissimo ! Se va di moda il tubino e lo si trova ovunque ma io ho un fisico a mela non mi metto certo a infagottarmi come una salsiccia ma cerco altri modelli piĂą adatti, anche se significa una ricerca piĂą laboriosa. E non penso nemmeno che la soluzione sia voler entrare a tutti i costi nelle ridicole taglie che ci propina per esempio Zara dove una L vale come una S di molte altre marche. Valorizzare i proprio pregi per me vuol anche dire innanzitutto capire i propri limiti e solo in un secondo tempo cercare di rinforzare le proprie qualitĂ . Solo che ci vuole tempo per arrivarci…e anzi il percorso Ă© sempre in divenire…
Non mi sono spiegata perché quello che hai capito tu non è quello che intendevo dire, ci riprovo 🙂
Sono d’accordo con te su quanto sia giusto e sano valorizzarci e dare il meglio di noi (sempre per essere soddisfatte noi in primis e non perchĂ© ce lo impone il fidanzato, la societĂ eccetera) ma ad un certo punto dobbiamo pure fare i conti con la realtĂ e capire che la bellezza esteriore non è per forza un merito e non è per forza necessario, e va bene così. Così come non ci sforziamo per definire Magalli bello, perchĂ© dobbiamo fare voli pindarici per dire che siamo tutte belle? Intendo questo.
Hai ragione. Il body positivity dovrebbe essere un punto di partenza verso uno stile di vita più sano, invece quello che si vede nei social come instagram è una continua auto-celebrazione di condizioni patologiche anche piuttosto gravi. E non penso che quelle modelle siano veramente felici (non ho capito perché poi sono sempre ritratte in lingerie e mai vestite normali).
Meno male che mi hai capita, perchĂ© qua ti linciano immediatamente senza prima capire il vero discorso, mettendomi in bocca parole che non ho detto che è una cosa che non tollero. Lo dico perchĂ© ultimamente si vuole far passare per bello anche ciò che non è sano. Le modelle, o meglio, i manichini da passerella che sembra che patiscano la fame non sono belle però non si può passare da queste, a certe donne obese, perchĂ© obese sono, dicendo che loro si accettano così! Ci credo che non vogliono dimagrire, finchĂ© le pagano per essere così! Se dimagrissero paradossalmente perderebbero il lavoro. Allora io dico, perchĂ© non far sfilare donne normali, con taglie normali e soprattutto creare linee di abiti che si adattino alle varie forme del corpo? Quella sarebbe la vera rivoluzione, ovviamente impossibile…
🙂