L’amore maturo è una delle esperienze più belle che si possa vivere. Eppure, capita abbastanza frequentemente, di confondere l’amore vero con la passione, l’infatuazione o la dipendenza affettiva.
Il confine purtroppo è così sottile che è facile superarlo trovandosi poi a vivere una relazione malsana in cui un membro della coppia annulla la propria personalità per soddisfare i bisogni del partner. L’illusione è che sia questa la modalità giusta per tenerlo legato a sé.
Nel post di oggi abbiamo quindi pensato di svelarvi i segnali più comuni per capire in modo chiaro se con il partner è amore o dipendenza affettiva. Parleremo delle cause e dei sintomi per poterla riconoscere e superare. Spesso infatti non è facile regolarsi e a scambiare rospi per principi possono essere anche le donne più in gamba. L’argomento vi ha incuriosite? Allora iniziamo subito con il post!
CHE COSA SI INTENDE CON DIPENDENZA AFFETTIVA?
La dipendenza affettiva, detta anche dipendenza emotiva, è una forma patologica dell’amore nella quale uno dei due partner della coppia dedica tutto se stesso all’altro, affidandogli la responsabilità della propria felicità e le redini delle emozioni.
LA PAURA DI RIMANERE DA SOLI È UNA COSTANTE DELLA DIPENDENZA EMOTIVA
Questo stato di assoluta dedizione all’altro porta il dipendente a chiudersi sempre di più nel rapporto di coppia, escludendo il mondo esterno, compresi amici e familiari. La persona dipendente inoltre vive nella costante paura di essere abbandonata e questo timore la spinge a fare qualsiasi cosa per l’altro, andando contro anche ai propri principi e valori.
Può capitare che una persona dipendente si mostri, almeno all’esterno, molto sicura di sé. In realtà, dietro a questa finta sicurezza, si nasconde l’incapacità di vivere l’amore, l’intimità e di relazionarsi in modo paritario con l’altro.
IMPARARE A RICONOSCERE LA DIFFERENZA TRA AMORE E DIPENDENZA AFFETTIVA È IMPORTANTE PER IL BENE DEL SINGOLO E DELLA COPPIA
Le relazioni basate sulla dipendenza affettiva sono così dannose che finiscono per trasformare entrambi i partner in persone infelici. La persona dipendente vuole sempre di più perché vive in una stato di insoddisfazione perenne di ansia, di solitudine e paura della perdita.
Dall’altro lato il partner si sente sempre più sopraffatto, incapace di sviluppare il suo potenziale, essendo intrappolato in una relazione che non offre nulla di positivo. Di conseguenza, prima o poi, queste relazioni finiscono.
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Fortunatamente esistono dei segni abbastanza comuni che, se riconosciuti in tempo da soli o con l’aiuto di un esperto, possono canalizzare quell’energia in qualcosa di positivo, verso un amore maturo che permetta ad entrambe le persone di crescere e completarsi a vicenda.
QUALI SONO LE CARATTERISTICHE PIÙ COMUNI DI CHI TENDE A ESSERE DIPENDENTE?
Gli esperti hanno individuato degli elementi distintivi che accomunano le persone che tendono a essere dipendenti all’interno di una relazione. Tra questi ci sono le persone emotivamente fragili, soprattutto coloro che sono state “digiune di affetto”, attenzioni e amore sin dalla più tenera età.
Si tratta spesso di situazioni familiari molto delicate, nelle quali i genitori, focalizzati sulle proprie sofferenze, non hanno trovato le risorse, il tempo e le energie da dedicare ai figli. La psicologa e psicoterapeuta Maria Chiara Gritti, che da anni tiene un blog sulla dipendenza affettiva chiamato dipendiamo.blog, spiega che i bambini cresciuti in un simile contesto tendono a pensare di potersi “guadagnare” l’affetto solo facendo i bravi, prendendosi cura degli altri, ma non di sé stessi.
Sempre secondo la dottoressa Gritti, sono le donne a diventare più spesso dipendenti, arrivando a mettere da parte i bisogni personali e trascurandosi pur di non deludere il partner. Dietro questa dedizione si nasconde una grande difficoltà, ovvero l’incapacità di occuparsi di se stesse.
Imparare a stare bene da soli è fondamentale! Io tendo a diventare affettivamente dipendente e ho lavorato sempre molto su me stessa per non esserlo, con esiti altalenanti!
Non ho nessun tipo di dipendenza, non l’ho mai avuta, ho visto mia madre aggrapparsi a noi figlie, a mio padre, cercare disperatamente un gesto di amore da una madre, la sua, incapace di provare qualsiasi tipo di sentimento positivo verso qualcuno che non fosse se stessa, ha trascinato noi in un viaggio in macchina di migliaia di km fino a Stoccarda per ritrovare suo padre, che l’aveva abbandonata a 4 anni e che quando poco più che adolescente lo rivide…lui le propose di fare da “intrattenitrice” agli ospiti del suo albergo, l’ho vista commossa per quell’incontro 30 anni dopo, speranzosa che fosse migliorato come uomo, come essere umano, per farcelo conoscere….la stessa sera rimontammo in macchina direzione Zurigo, Ginevra…e da lì partì uno dei viaggi più belli della mia vita.
L’ho vista piangere talmente tante volte per le sue mancanze, per quell’amore negato…che già da ragazzina avevo deciso che non mi sarei aggrappata a nessuno, chi vuole esserci ci sia.
Le mancanze si fanno risentire da grandi, lei fino all’ultimo ha cercato un gesto, una parola di affetto da sua madre..nulla, ha riversato tutto il suo amore su di noi e ci ha resi felici, sicuri, indipendenti.
Il fatto che tu ti renda conto, che sia consapevole, ti rende già più forte ed è già una grande vittoria, la maggior parte delle persone non si rende conto e si aggrappa ad amori impossibili, malati..
Di fronte a mancanze come quella che ha patito la tua mamma, si crea un vuoto dentro, un buco nero, che diventa molto difficile colmare. Quando poi si vive così da giovani, la personalità si struttura intorno a questo vuoto e, seppure cresciamo e facciamo esperienze, dentro di noi rimangono le fragilità a minacciare tutto ciò che cerchiamo di costruire. Io credo che la tua mamma abbia già fatto un ottimo lavoro nel riuscire a darvi tutto l’amore che lei non ha ricevuto. Anche mia mamma ha avuto una madre come tua nonna, ma lei non è riuscita a svincolarsi dal modello che ha ricevuto e lo ha riproposto a noi figli. Per anni sono stata arrabbiata con lei perché sapeva cosa voleva dire crescere con una mamma così eppure lo ha fatto a noi, oggi capisco che ha sofferto molto e non ha avuto gli strumenti per reagire.
Mi dispiace per tua mamma ed anche per te, forse potresti parlarle chiaramente, dirle cosa provi..
Io ho avuto la possibilità di godere di tutto quell’amore che non riusciva a dare ai suoi genitori e sarebbe stato meraviglioso se i miei figli avessero imparato la vita da lei, ma la vita per certi aspetti è stata talmente crudele con lei e alla fine se l’è portata via, 10 anni fa oramai, e credo che con tutto quello che ha passato, visto e subito durante infanzia e adolescenza e poi con la malattia da adulta..chiunque sarebbe impazzita, sarebbe diventato un cumulo di rabbia, invece lei è rimasta la dolcezza, la coccolona, la tenerezza e la positività in persona, sempre.
Parlale finchè puoi..❤
Le ho già parlato diverse volte ma so, per esperienza personale e professionale, che certe cose si comprendono solo quando siamo pronti, prima gli altri possono dircele in tutte le lingue ma o non ci si rende conto o è una consapevolezza che non dura… devo dire che mia mamma un po’ è cambiata da quando sono diventata mamma anch’io, probabilmente vedermi con le mie figlie le ha fatto capire che la maternità può essere diversa da quella che ha vissuto lei e che poi ha riproposto. Qk tempo fa mi disse “mi stupisco ogni volta che chiami amore e baci le tue figlie perché so che io con voi non l’ho mai fatto”. Credo che anche per lei non sia stato facile. Io ormai molte cose me le sono elaborate e le ho capite anche se con fatica, il passato non si può cambiare però si può lavorare su di sé e trarre comunque delle cose buone, proprio come te quando dici che dall’esperienza di tua mamma hai imparato a non dipendere da nessuno.
Ho capito, si..ognuno impara qualcosa, qualunque sia il proprio passato ci lascia qualcosa e ci influenza.
Un abbraccio forte, Buon Natale.
Auguri anche a te e ai tuoi cari!