Un’alimentazione sostenibile prevede il consumo di cibo nutrizionalmente sano, con una bassa impronta in termini di uso di suolo, risorse idriche, emissioni di carbonio e azoto e con una particolare attenzione alla biodiversità.
Se il cambiamento delle abitudini di un solo individuo non conta nulla, insieme, impegnandoci tutti quanti, possiamo davvero fare la differenza e cercare di “curare”, per quanto possibile, il mondo che noi abbiamo contribuito ad “ammalare”.
Come fare? Esistono 10 semplici indicazioni per avere una dieta sostenibile che sia in grado di far bene a noi ma anche all’ambiente! Siete pronte a trasformarvi in consumatrici “green”? Allora non vi resta altro che iniziare a leggere il post e a mettere in pratica questi semplici consigli!
COME IL MONDO STA CAMBIANDO PER COLPA DELL’UOMO?
Il riscaldamento globale, la desertificazione e la perdita di biodiversità sono solo alcuni dei cambiamenti che il nostro pianeta sta subendo principalmente a causa delle attività dell’uomo.
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Tra le tante attività che contribuiscono a questi disastri, grande responsabilità è da attribuire anche a come si produce e si consuma il cibo.
L’ALIMENTAZIONE SOSTENIBILE È BUONA SIA PER LA NOSTRA SALUTE CHE PER LA SALUTE DEL PIANETA!
Per tutti gli esseri viventi è necessario mangiare per vivere, ma la qualità, la quantità e la tipologia degli alimenti che si scelgono possono influire molto sullo stato di salute e sull’ambiente. Ciò significa che è necessario scegliere ogni giorno un’alimentazione che sia sostenibile per il nostro pianeta e che sia fonte di benessere per gli individui.
Per farlo, ci sono 10 regole facili da seguire ma che nel lungo andare possono fare la differenza.
ACQUISTARE I PRODOTTI LOCALI PER INCENTIVARE I PRODUTTORI ITALIANI
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Acquistare un prodotto locale, significa privilegiare la filiera corta, cioè ridurre i passaggi tra i produttori e i consumatori, permette di ridurre gli impatti ambientali, di sostenere gli agricoltori italiani e di ridurre la spesa settimanale. Se non è possibile recarsi direttamente dal produttore, privilegiare i prodotti italiani (anche al supermercato!).
Per esempio, i frutti tropicali (incluse le banane) per arrivare nei nostri carrelli richiedono il trasporto, packaging e un processo di conservazione, quindi l’impatto ambientale è molto elevato.
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Anche la biodiversità di animali e vegetali si è ridotta, determinando la perdita di varietà di piante e di razze animali. Nell’ottica di riscoprire culture di nicchia, scegliere prodotti locali per i quali la distribuzione non si sviluppa su grande scala è importante per la salvaguardia dell’ambiente e del gusto.
MANGIARE FRUTTA E VERDURA DI STAGIONE: MIGLIORI PER IL PALATO E L’AMBIENTE
Soprattutto per quanto riguarda frutta e verdura, è “contronatura” pretendere di avere le fragole a dicembre o le arance ad agosto. Seguire la stagionalità degli alimenti permette di evitare il viaggio effettuato da un prodotto che arriva da un altro Paese, che comporta inquinamento, consumi di energia e emissioni di gas serra. Rispettare questo principio permette di consumare frutta e verdura più buone, profumate, aromatiche, economiche e con più vitamine e nutrienti.
RIDURRE I CONSUMI DI CARNE UTILIZZANDO PROTEINE ALTERNATIVE
La Water Footprint è un indicatore che mostra il consumo di acqua dolce consumata e inquinata per produrre un determinato alimento.
L’allevamento di animali a livello industriale comporta cambiamenti climatici, inquinamento, consumo di acqua, perdita di biodiversità, deforestazione e consumo di risorse fossili. Per ottenere 1 kg di carne di manzo che arriva da allevamenti industriali servono 15 kg di cereali, 15.000 litri di acqua e di emettono fino a 68 kg di CO2. La produzione di carne è in crescita costante e come conseguenza quasi la metà della produzione agricola mondiale viene utilizzata come fonte alimentare per gli animali da allevamento.
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Ridurre il consumo di carne, in particolare di quella rossa e di quella processata, fa bene sia alla salute che all’ambiente. Basta diminuire il numero di volte in cui viene consumata e le porzioni, sprecando meno carne e di migliore qualità (prodotta localmente). I legumi possono essere un ottimo rimpiazzo, perchè molto più “ecologici” ma comunque ricchi di proteine!
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Sono d’accordo su tutto ma comprare Bio è un lusso, in qualunque supermercato c’è una differenza abissale tra un prodotto bio ed uno che non lo è, non è pensabile per me spendere ogni settimana il doppio o anche di più per avere tutto bio. Cerco di comprare prodotti locali, mi capita di potere avere frutta ed ortaggi bio da un’amica che coltiva un suo pezzo di terra, qui nel paesello dove abito quasi tutti hanno un terreno con relativa coltivazione, ma non è detto che siano bio..insomma, se il bio fosse più accessibile sarebbe davvero un enorme passo avanti.
Sarebbe bello se ci fosse un supermercato coi bancali pieni solo di prodotti italiani o bio italiani, senza altri prodotti da altri Paesi…ne europei ne extra, solo italiani dall’inizio della filiera alla distribuzione finale, probabilmente costerebbero meno, la nostra economia girerebbe meglio e la nostra salute ci guadagnerebbe.
Guarda, ho provato a comprare solo bio per un po’… poi ho smesso… pesava troppo sulla spesa quotidiana.
Adesso divido parecchio. La carne da un allevamento con punto vendita (la migliore che abbia mai mangiato). Il pesce in pescheria facendomi consigliare da loro (ho scoperto delle chicche gustosissime). Frutta e verdura però li prendo ancora al supermercato “normale” per una questione di comodità. Fare la spesa è diventato più laborioso, ma va bene così.
Rispetto ad una decina di anni fa, sono molto molto più attenta agli sprechi (alimentari ed energetici). Mi capita molto raramente di buttare qualcosa .
Ottimi consigli grazie!
Io butto veramente poco..riciclo tutto, col riso dei risotti faccio arancine, la carne la passo al gatto, la pasta la salto in padella…
Discorso complesso. Troppi poteri forti su questo argomento che è difficile….
Dico solo: povero il nostro pianeta
Io non capisco come certi genitori, per menefreghismo, comodità o ignoranza, diano esempi di spreco sapendo che ricadrà tutti sulle dei loro figli. Se ci penso io che di figli non ne ho, perché voi no? Mi riferisco ad un consumo sostenibile, ad evitare sprechi, a non rovinare e sporcare l’ambiente comune…
Concordo sul fatto che il bio è caro rispetto agli stipendi medi italiani. Ma giro il discorso un po’ diversamente. Le coltivazioni bio, quelle vere e non quelle ormai industrializzate come se non di più rispetto al classico prodotto da supermercato, hanno obiettivamente costi più alti per diversi motivi : le rese sono minori, proprio per l’assenza di certi pesticidi che “proteggono” le culture e per il rispetto dei cicli stagionali, e il costo della manodopera è maggiore perché c’è maggior lavoro necessario per ottenere una resa accettabile anche senza diserbanti e pesticidi. Inoltre, i coltivatori che abbracciano la vera etica del bio rifiutano di sottopagare i dipendenti come succede invece, ahimè, in moltissime aziende non bio. Soluzioni non ne ho, ma penso che ognuno dovrebbe cercare di fare qualche sacrificio in più, nei limiti del possibile, per comprare più bio vero rinuncianco magari ad altri beni meno indispensabili per il pianeta… E spero anche che nel tempo gli stipendi inizieranno a ritornare a livelli più accettabili per tutti…
Ho ancora molto margine di miglioramento davanti a me ma cerco da tempo di rispettare il più possibile questi consigli. L’acqua in bottiglia l’abbiamo eliminata anni fa e beviamo l’acqua del rubinetto che portiamo a tavola in una caraffa in vetro. Il nostro frigo è sempre quasi vuoto proprio per evitare scadenze e sprechi, la spesa dei prodotti a lunga conservazione la faccio una volta al mese circa in un supermercato bio dove molti cibi li acquisto sfusi e il fresco lo compriamo giorno per giorno in base al menu previsto facendo attenzione alla provenienza e alla stagionalità. Dovrei aumentare di più il consumo di frutta e verdura rispetto alle proteine animali e non rinuncio ad alcuni piatti pronti quando sono troppo stanca per cucinare ma insomma, cerco di fare del mio meglio…
Seguo già ogni punto praticamente sin da bambina, fa parte dello stile di vita e dei valori che mi sono stati trasmessi dalla famiglia e avendo vissuto a lungo in campagna alcune cose sono state più semplici rispetto a chi vive in un contesto urbano, l’unica cosa che non conoscevo è la stagionalità dei pesci forse perché il mare è lontanissimo da me e nessuno me ne ha mai parlato, grazie 🙂
Ottimo post, è un tema importante ed è giusto sensibilizzare anche i disinteressati e i pigri. Sono cresciuta in un paesino di campagna e queste cose sono così interiorizzate da farmi sentire proprio colpevole ogni volta che sgarro (vivo in grandi città da molti anni e la vita da single complica maggiormente). Non compro mai frutta e verdura imballati, a costo di allungare notevolmente il giro di compere, cerco di riciclare tutto, mangio poca carne, sono attenta alla stagionalità. Nonostante questo produco montagne di rifiuti, e mi sento male 🙁
Purtroppo supermarket come Esselunga creano imballaggi giganteschi!! È davvero difficile ridurli
Sono però brava con riduzione bottigliette plastica .. bevo acqua del rubinetto ovunque io sia…. E consumi di alimenti italiani
anche noi cerchiamo di fare attenzione un pò su tutto, ma vedo che i sacchi blu della plastica sono una roba indecente, si riempiono smpre sempre, nonostante si cerca di prendere sia le verdure che la frutta sfusa, la carne x forza bisogna prenderla confezionata. L’acqua in bottiglia non la prendiamo da una vita, qui a Trento abbiamo l’acqua del rubinetto molto buona, ho comprato solo la macchineta x fare il gas.
Faccio già tutto da anni. Ho solo alcune riserve: mio marito è del settore e mi dice cose tremende in merito, anche di aziende famose e certificate
Non è solo lusso, è anche diverso da come la raccontano
A casa cerchiamo di stare parecchio attenti a tutto. Preferiamo prendere la frutta e la verdura sfusi (che poi i sacchetti sono biodegradabili, quindi se si rompono vanno nell’umido e se si riesce li usiamo come sacchetti dell’umido) cercando di prendere quella confezionata il meno possibile. L’acqua del rubinetto la beviamo da anni, cerchiamo di consumare più prodotti italiani possibili. Mi piacerebbe acquistare direttamente dal produttore, ma in zona a parte una fattoria che vende prodotti suoi purtroppo non ho agricoltori che vendono direttamente.
Non conoscevo la stagionalià del pesce, ma abitando in provincia di Milano purtroppo lo posso prendere al supermercato e prendo ciò che mi serve al bisogno. I pescivendoli in zona sono carissimi.
Sulla guerra di arancini/arancine si potrebbe scrivere un’epopea XD la cugina di mio marito settimana scorsa mi ha detto che per queste due definizioni ci si può accomodare così. Più tonda è femmina, a punta è maschio. Ma avendo nonni siracusani e ora parenti catanesi… per me è sempre stato e sarà l’arancino XD
lo so XD ma comunque che si chiami arancino o che si chiami arancina, che siano tondi o a punta, che abbiano il ripieno classico o qualsiasi altro tipo… sono sempre buonissimi! Ecco. Ora m’è venuta una fame allucinante.