Oggi mi piacerebbe affrontare un tema che mi sta molto a cuore e che ritengo veramente cruciale: la possibilità che ogni bambino e bambina dovrebbe avere di realizzare i propri sogni superando ogni forma di ostacolo o barriera di genere, sociale o culturale. In quanto mamma di una bimba ancora piccola, ma, soprattutto, in quanto donna, sento l’esigenza in questo momento di lanciare un forte messaggio alle generazioni presenti e future, a tutte le mamme come me e in generale a chiunque leggerà le mie parole.
Il mio desiderio è quello di condividere con voi una serie di valori in cui credo attraverso il racconto della mia esperienza personale cercando di trasmettere un messaggio che, spero, possa infondervi coraggio e fiducia.
Sono molto entusiasta di essere portavoce della campagna dedicata all’uguaglianza di genere e all’empowerment di bambine e bambini promossa dall’UNICEF. Spero dunque che queste mie parole possano ispirarvi e arrivarvi dritte al cuore.
GENDER EQUALITY: LA PARITÀ DI GENERE E’ UN DIRITTO
Tante volte qui sul blog ho affrontato con voi il tema della gender equality che mai come oggi è tematica di grande attualità. Secondo me se ne parla ancora troppo poco e non viene data la giusta rilevanza a questo argomento. È di estrema importanza mettere in luce alcune problematiche, sociali e culturali, che spesso possono sembrare lontane da noi, ma che invece ci toccano da vicino seppur in forme differenti.
In alcuni paesi del mondo, quelli più disagiati, infatti, essere donna significa rischiare di subire violenze, di non avere accesso all’istruzione o di non potere avere sogni da realizzare.
In alcuni paesi del mondo, essere donna significa rischiare di subire violenze, di non avere accesso all’istruzione o di non potere avere sogni da realizzare.
In altri paesi, a volte, anche quelli del cosiddetto “first world”, essere donna vuol dire venire penalizzate e depotenziate da altri punti di vista: scegliere tra la famiglia e la carriera, guadagnare meno di un uomo e avere maggiori difficoltà di affermarsi sul posto di lavoro.
Ritengo dunque che lottare per la parità di genere sia di fondamentale importanza affinché in futuro questa possa diventare un diritto per tutti. Per riuscire, dobbiamo nel nostro piccolo sensibilizzare sempre più persone sull’argomento, condividere questi messaggi, parlarne, discutere e non dimenticare mai che la disuguaglianza di genere esiste e va combattuta.
IL CORAGGIO DI ESSERE TUTTO CIÒ CHE SI DESIDERA
Il messaggio dell’UNICEF, che condivido appieno, è chiaro: bisogna avere il coraggio di costruire un mondo, da lasciare ai nostri figli e figlie, uomini e donne di domani, dove, per esempio, anche le bambine possano sognare di diventare un’astronauta, un chirurgo, un pugile o una principessa.
Non devono più esistere lavori da maschi e lavori da femmine, non deve più passare il messaggio che un ruolo, un lavoro sia più autorevole di un altro se a svolgerlo è un uomo.
La mia esperienza, che oggi vorrei condividere con voi, mi ha insegnato che avere un sogno è un diritto che tutti dovrebbero avere, senza se e senza ma. Senza mai lasciarsi scoraggiare da nessuno e affrontando le difficoltàcon forza e determinazione.
Sì, c’è proprio bisogno di campagne come questa. Perché nonostante siamo nel 2019, nonostante il fatto che in pochi decenni sono stati fatti passi incredibili in confronto a secoli in cui il ruolo della donna è stato sempre ben definito, nonostante tutto questo persistono forme mentali, comportamenti, che mettono il freno alla libertà di essere ciò che vogliamo.
Per quanto riguarda poi il binomio carriera-famiglia, mi scontro ogni giorno con desideri che spesso non sono conciliabili. Per non parlare dell’odio gratuito sui social verso le donne da parte di donne, che deprimono qualsiasi messaggio positivo in questo senso. E quando leggo certe cose mi vergogno non solo di essere donna, ma di essere umana.
Brava Clio! Ma evidenzia anche l’importanza di riconoscere i diritti dei bambini, cui l’ONU ha dedicato, già nel lontano 1989, la giornata del 20 novembre! Ti mando un forte abbraccio 🙂
Concordo! Bisogna parlarne è necessario. Non è giusto che, per tradizioni, cultura o credo, i sogni dei bambini valgano piu di quelli delle bambine….é già da piccoli che si assiste a questa disparità di genere e non è giusto. Io sono mamma di un ragazzo di quasi 16 anni e io e mio marito abbiamo cercato di fagli capire,con il nostro modo di vivere la quotidianità che nessuno vale più di un altro maschio o femmina che sia. Purtroppo però anche nelle piccole realtà si assiste a questa situazione per cui la donna vale meno a prescindere dalla sua preparazione, competenza e da quello che sa fare. Appoggio in toto questo progetto UNICEF. Grazie Clio e ciao a tutte.
Si parla tanto di uguaglianza, ma io qui vedo prevalenza nel vittimizzare sempre le donne. Anche il link punta sull’8 marzo e non su un nome che coinvolge entrambi i sessi. Sarò io diversa non lo so, ma credo che volere è potere e non è certo essere uomo o donna a fermare o rallentare i miei sogni. Chi lo fa, è perché è debole. Io ho molti amici maschi e non è facile per loro vedersi rifiutare ad un colloquio perché qualcuno per servire un caffè vuole “la donna di bella presenza”. O non avere diritto di passare più tempo con i propri figli appena nati, perché dritti a lavoro (fortunato chi ce l’ha). Ci sono strade difficili da percorrere in entrambi i casi. Questo riguarda solo quella parte di mondo che noi pretendiamo sia “civilizzato”, per il resto, dove donne, bambine, e bambini vengono mutilati e torturati dico solo che, il pensiero e la tradizione non lo cambi con un Hastag. Le rivoluzioni e la rivendicazione dei diritti umani si fa con i fatti, si va sul luogo, si parla ai governi, si mandano forze dell’ordine a proteggere, si insegna come vivere nelle scuole. Fatti e non internet, l’ignoranza non si combatte dicendo, io sono d’accordo! E poi si fa nulla, aspettando che il mondo cambi. Questa è la mia opinione…
Anche parlarne (e non mi riferisco a questo post) è una cosa importante perché quello di cui non si parla non esiste e piu non se ne parla e più non si fa nulla. Hai ragione su molti fronti, ma una persona come me non ha né possibilità economiche, non faccio parte di corpi militari e non faccio politica. Quindi l’unico modo che ho per indurre il prossimo a riflettere è parlare e non solo in questo blog!! Girala come vuoi, ma in Italia e nel mondo bambini, donne e anziani sono sempre, o quasi, quelli che pagano un prezzo altissimo per l’indifferenza, la tradizione, il credo o la radicalità di certe usanze che come hai detto tu non si cambiano con un hastag, ma intanto parliamone.
Grazie Clio del tempo che dedichi a queste iniziative grazieeeeee ❤️
❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️
Non ho detto di non parlarne. Ma di agire, piu che altro.
Be’ però non si può dire che Unicef non faccia niente… pensarci, parlarne, sostenere la causa sono tutti step verso un mondo più equo e giusto. Con il tuo discorso iniziale mi trovo in parte d’accordo, nel “nostro” mondo le donne hanno abbastanza libertà di autodeterminazione ma siamo ancora viste molto diversamente rispetto agli uomini, e considera che noi non viviamo nemmeno in una società cosi incivile…
E ognuno nel proprio piccolo fa quel che può!!
Ma dove ho detto il contrario? Spiegamelo.
Mi sono concentrata sul non giudicare Unicef, ma su fatti che vedo ogni giorno, e quello che vedo è che le donne passano come persone incapaci e vittimiste, invece di lottare fanno hastag, tutto qui.
Non ti arrabbiare ti sto solo dando ragione….
Si potrebbe definire in molti il tuo pensiero: cinico, da rompipalle, il classico commento che rovina l’atmosfera. Ma sai una cosa? Io mi trovo perfettamente d’accordo con te.
Sarà che mi mia madre, cresciuta in un ambiente estremamente patriarcale in cui una donna non aveva neanche il permesso di sognare, è letteralmente scappata di casa. Ha agito. Mi ha spinto con tutta se stessa a realizzare i miei sogni, lavorando fino a spaccarsi la schiena pur di pagarmi l’università. Di nuovo, ha agito. E ora, finalmente, dopo tanti anni di sacrifici e porte in faccia, sono quasi sul punto di ripagarla.
Certamente qui stiamo un po’ decontestualizzando, forse, il senso generale del post che nella prima pagina era partito bene parlando di “possibilità che ogni bambinO E bambinA dovrebbe avere di realizzare i propri sogni superando ogni forma di ostacolo o barriera di genere, sociale o culturale”. L’esistenza di organizzazioni come l’Unicef volte a supportare chi si trova in situazioni di disagio, i bambini prima di ogni altro e le donne dei paesi meno civilizzati, è infatti essenziale. Così come “parlarne è una cosa importante perché quello di cui non si parla non esiste e piu non se ne parla e più non si fa nulla” (cit. elena73 qua sotto).
Ma poi, e mi rammarico seriamente per ciò che sto dicendo, si passa alla solita menata su quanto siamo sfigate noi donne… Per fare un esempio, poco tempo fa la mia capa, raccontandoci di un’importante riunione di lavoro, si è soffermata sul suo collega particolarmente galante che si è offerto di aprirle la porta del ristorante e ha persino aspettato che lei venisse servita prima di cominciare a mangiare, cose che ormai in giro non capitano più. Una mia collega se ne esce con: “Ah no, io sono femminista, non sopporto queste cose”… Giuro! Ma che c’entra?? Qui si parla semplicemente di buona educazione!
Insomma, tutto questo per dire che abbiamo questa tendenza, come dici tu, a fare le vittime, o, al contrario, ad offenderci per delle piccolezze perchè la porta del ristorante possiamo aprircela da sole.
Il femminismo a tutti i costi andava bene negli anni ’70, ma oramai credo che dovremmo andare oltre, cominciare a considerare donne e uomini semplicemente come persone e lottare per i diritti delle persone.
Infatti sull’evitare il vittimismo sono completamente accordo con te. Però si può “lottare” e rivendicare con i fatti il ruolo che ci spetta ed allo stesso tempo parlare (nella vita e sui social) dell’importanza delle pari opportunità… non vedo come una cosa escluda l’altra.
Il punto è.. che se ne parla, ma i fatti son pochi… Bisogna parlarne, ci mancherebbe! Mai detto il contrario 🙂 vorrei solo vedere più gente fare cose concrete …internet non basta, purtroppo.
Tra l’altro in questi giorni si parla molto di molte donne che stanno ricevendo asilo politico in Canada o in Australia perche’ fuggono da un sistema opprimente in Arabia Saudita.