Come rappresenta Inside Out 2, esistono emozioni primarie come la rabbia, la felicità, la tristezza, la paura e il disgusto, ma esistono anche delle emozioni secondarie che vengono presentate proprio in questo sequel. L’invidia fa parte di questo secondo gruppo, è un’emozione complessa che vale la pena conoscere bene.
In questo post della sua rubrica sul Blog ClioMakeUp, il Dottor Femia, Psicologo, Psicoterapeuta, Psicodiagnosta, Scuola di Psicoterapia Cognitiva (SPC) e dell‘Associazione di Psicologia Cognitiva, ci spiegherà che cos’è l’invidia, come funziona, com’è stata e com’è rappresentata, dove e come si manifesta. Ci spiegherà anche come funziona l’invidia su chi la subisce e ci fornirà utili rimedi e consigli. Siete pronte? Lasciamo la parola al Dottor Femia.
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CHE COS’É L’INVIDIA
Da definizione nel campo della psicologia cognitiva, l’invidia è un sentimento di malanimo nei confronti di un altro che si pensa che abbia qualcosa che noi non abbiamo.
È un’emozione in realtà molto complessa, che nasce dal percepire i propri scopi minacciati e si riversa sull’altro in quanto identificato con la minaccia stessa. Cioè l’invidioso vede minacciato dal talento e dal successo il proprio ‘scopo di potere’, ovvero pensa che l’altro sia la causa del proprio non-successo e non-ottenimento dello scopo di essere apprezzato e stimato, che quindi l’altro, l’invidiato, leda la sua immagine sociale, come certamente lede la sua auto-immagine.
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Inoltre, è molto difficile accettare che si prova l’invidia, perché è un tipo di sentimento e di dinamica che la società condanna senza appello; quindi, è difficile farci i conti in modo onesto. Chi pensa di essere invidiato rischia di finire nel calderone del narcisista, e d’altra parte se non si riconosce a volte di provare invidia e la si diniega del tutto, è probabile che quella che si prova sia proprio un tipo di invidia nociva. Quando non la riconosci, diventa più complessa, come ogni emozione. Invece, proprio come ogni altra emozione, anche questa merita riconoscimento, che vuol dire possibilità di modulazione e regolazione.
L’INVIDIA NON SEMPRE CREPA
Quindi è vero che l‘invidia è un’emozione che si può provare e accettare di provare, ma anche ovviamente subire. Spesso si dice che l’invidia ‘crepa’, cioè fa male a chi la prova, ma, invece, è vero che questa emozione genera malanimo non solo in chi la sente, ma anche in chi ne è oggetto, soprattutto quando questo avviene in modo costante mediante atteggiamenti subdoli di compiacenza, di sarcasmo e cinismo che celano svalutazione, maldicenza e attacco cosparso di passività e finta complicità o ammirazione.
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L’invidia è, invece, molto diversa dall’ammirazione: l’invidia prevede una sorta di sentimento di odio poco consapevole o il desiderio che l’altro – l’invidiato – possa perdere una certa qualità o un certo traguardo o vantaggio, o che stia male in un qualche senso.
INVIDIA: COME VIENE RAPPRESENTATA
Giotto, nel ciclo dei vizi e delle virtù della Cappella degli Scrovegni, dipinge l’invidia come una vecchia che ha una serpe che le esce dalla bocca (che rappresenta la maldicenza) e poi le morde con la sua lingua biforcuta gli occhi, accecandola: simbolicamente e tradizionalmente la raffigurazione dell’invidia è che divora chi la sperimenta. Ma, invece, come abbiamo detto non è solo questo: spesso la stessa lingua prima di soffocare e accecare l’invidioso, colpisce e morsica l’invidiato.
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Questo vizio capitale in un certo modo procura nelle sue vittime un senso di difficoltà e innesca sentimenti di colpa e di vergogna di fronte a commenti sprezzanti e fintamente cortesi o formalmente ineccepibili che nascondono fra le righe una sorta di disprezzo e/o attacco.
DOVE SI MANIFESTA L’INVIDIA
Si può osservare l’invidia, per esempio, in contesti familiari in cui un fratello/sorella prova fastidio per i successi di un familiare più fortunato o per un carattere più estroverso e socialmente accettato. Il prestigio sociale e il successo relazionale, infatti, spesso innescano l’invidia, e non raramente questo tipo di sentimento nasce da credenze di tipo narcisistico per cui ci si convince di avere maggiori diritti o qualità degli altri, e che quindi l’altro non merita il successo o l’approvazione quanto la meriteremmo noi.
Ma l’invidioso altre volte ha una scarsa autostima, si sente insoddisfatto delle proprie qualità e vorrebbe il bene che possiede l’altro anziché osservare le proprie capacità e le proprie risorse.
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L’ambiente lavorativo è un altro terreno molto fertile per l’invidia, in cui questo sentimento e l’atmosfera che produce possono minacciare la cooperazione e la condivisione professionale, e alterare la serenità delle relazioni generando rancore e frustrazione.
Talvolta, invece, questa emozione implica una tendenza all’azione che in modo impulsivo o premeditato cerca di colpire l’invidiato. Oppure si può travestire da emulazione e si manifesta con complimenti e lodi. Ma, come quasi tutte le emozioni, anche questa può avere valenza duplice e non solo negativa: anzi di sicuro anche l’invidia ha una sorta di finestra di aspetti virtuosi e si può declinare in positivo, dando alle persone che la provano motivazioni per comportarsi in modo giusto e migliorare sé stessi verso un’espansione e una crescita personale.
COME SI MANIFESTA L’INVIDIA
Tuttavia, troppo spesso quando il sentimento diventa eccessivo sfocia in qualcosa di corrosivo sia per chi la prova sia per chi ne subisce le conseguenze ostili e rabbiose. Allora ci chiediamo perché questa emozione così spesso comporta violenza e risentimento? E quale rapporto intercorre fra l’invidia e un senso della giustizia deformato o personalizzato?
R. uomo in carriera, padre e marito, non riesce a sopportare i successi e l’approvazione che riscuote il suo amico, o meglio quasi nemico, L. Spesso non concepisce il suo successo e il fatto che tutti gli vogliano bene e lo trovino piacevole e accattivante e si confrontino con lui per consigli e suggerimenti.
Dunque, molte volte cerca di danneggiarlo con atteggiamenti o di critica o di attacco interpersonale. Gli arreca un danno pensando di essere nel giusto: non merita così tanto successo e approvazione!
Questa vignetta potrebbe descrivere molto bene sia lo stato mentale sia il comportamento di una persona che subisce l’invidia e di un invidioso che si disregola sulla base di un ragionamento invidioso. Esiste una disregolazione dall’invidia? La rabbia induce a comportamenti impulsivi e naturalmente poco regolati, e vediamo come spesso l’invidia si accompagna proprio alla rabbia che nasce dal vedere il bene dell’altro ingiusto, immeritato o distribuito senza correttezza.
COME FUNZIONA SU CHI LA SUBISCE E QUALI SONO I RIMEDI
Ma come funziona l’invidia su chi la subisce?
Cosa possiamo fare, oltre ai noti e suggestivi rimedi scaramantici per ovviare ai danni pervasivi dell’invidioso?
- Condividi con l’invidioso i tuoi successi: questo potrebbe placare la sua altrimenti irrefrenabile voglia di distruggere le tue meravigliose capacità;
- Prova a non cedere al meccanismo che ti porta a dubitare delle tue qualità quando ti invidiano;
- Non cedere alla rabbia con comportamenti simmetrici a quelli di chi ti invidia;
- Quando è possibile, prova a spiegare come non sei invidiabile, ma semplicemente capace.
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Firma
Dott. Giuseppe Femia, Psicologo, Psicoterapeuta, Psicodiagnosta, Scuola di Psicoterapia Cognitiva (SPC) e dell‘Associazione di Psicologia Cognitiva (APC), Socio Sitcc – Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva.
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Via Tenor
Ragazze, speriamo che questo post del Dottor Femia vi possa essere utile a conoscere meglio il sentimento dell’invidia. Condividete questo post con tutti coloro a cui possa interessare approfondire questo interessante argomento. Un bacione dal TeamClio!