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Prodotti Clio Make up: Cruelty Free certificati?
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20 Dicembre 2017 alle 10:11 AM #241996
Buongiorno,
essendo nata una discussione su questo tema sul forum chiedo a te Clio, o alle ragazze del team chiarezza in merito: i prodotti del brand Clio make-up (rossetti e mascara) sono dichiarati cruelty free, ma cosa significa? Hanno (o avranno, se è in corso la richiesta) una certificazione Leaping Bunny/ICEA-LAV? Sappiamo tutti che in Europa i test sono vietati per legge. Il problema sono gli ingredienti, per dare la sicurezza al consumatore di non incrementare la vivisezione l’unica via è l’adesione da parte dei produttori allo standard senza crudeltà garantito dalle certificazioni di cui sopra. Potreste fare chiarezza in merito? Grazie mille!20 Dicembre 2017 alle 5:46 PM #242193Rinnovo la richiesta
grazie mille21 Dicembre 2017 alle 9:53 AM #242259Ciao!
La richiesta è più che lecita, anzi credo sia interessante sapere se ha anche intenzioni di prenderla prima o poi.
Se posso dare la mia opinione, non la trovo così essenziale a garantire il fatto che sia cruelty free. Sia perché appunto in Europa non si possono fare test né su prodotti, né su ingredienti ad uso cosmetico e sia perché sta formulando make up i cui ingredienti sono gli stessi da decine di anni. Come potrebbe incrementare la sperimentazione?21 Dicembre 2017 alle 10:25 AM #242260Te la faccio io una domanda, se fosse così semplice come dici tu, perché tantissime aziende (in Italia e in Europa in generale) si certificherebbero? Che senso avrebbe?
Gli ingredienti per esempio potrebbero benissimo essere stati testati su commissione all’estero, dove è legale farlo. Le certificazioni Icea-LAV, Nature Watch etc sono l’UNICA sicurezza che comprando questi prodotti non venga incrementata la vivisezione. Se i prodotti di Clio sono cruelty free davvero perché non certificarli? Tantissime persone (come me) non comprano NULLA (cosmetici e no) senza avere tale sicurezza.
Tra l’altro non riesco a capire perché su questo tema non mi rispondano. Non mi sembra una questione secondaria visto che, oltretutto, ti dichiari cruelty free- Questa risposta è stata modificata 6 years, 11 months fa da Nicleri. Ragione: errore battitura
21 Dicembre 2017 alle 10:55 AM #242264Non è possibile testare su commissione e questo è specificato nella circolare Europea. Non può entrare in Europa nessun prodotto che sia stato testato all’estero o nella stessa Europa se ad uso cosmetico.
Le certificazioni mi risultano essere a pagamento in quanto vengono date da enti esterni, sono prestazioni che l’azienda da ad un altra e quindi si pagano. Adesso non la voglio mettere sul piano dei soldi (veramente mi piace avere dialoghi costruttivi su questo argomento) però una azienda come quella di Clio che è piccola e appena avviata non ha interesse ad investire ora in questo tipo di certificazione. Magari ha troppi pochi prodotti e aspetterà di averne un po’ di più prima di impegnarsi nella certificazione.
L’idea che ho da quello quello che ho studiato di legislazione è che siccome cruelty free significa non testato sugli animali ad uso cosmetico, e questo viene garantito per tutti dalla legge europea, che senso hanno le certificazioni di cruelty free? La stessa LAV in un suo articolo dichiara che la scritta cruelty free è diventata autoreferenziale con queste nuove leggi. La mia domanda è: quali sono i parametri che ti permettono di ottenere la loro certificazione? Non è che le certificazioni non abbiano senso in toto ma vorrei capire cose le differenzia dalla semplice autoreferenzialità.
Poi ti lancio una piccola provocazione (ripeto mi interessa avere un bel confronto): tu hai detto che alcuni comprano solo certificato. Non è forse una strategia di marketing mettere una certificazione che tutti riconoscono per poter incrementare le vendite? Magari (e lo dico perché vorrei conoscere i parametri che portano ad ottenere la certificazione) sono cose che la legge già da sé può dare, ma siccome solo gli addetti ai lavori la conoscono bene e non il consumatore, non è più vantaggioso metterlo nero su bianco cn una certificazione?21 Dicembre 2017 alle 11:12 AM #242265http://europa.eu/rapid/press-release_IP-13-210_it.htm
ti metto anche cosa dicono: Con la direttiva 2003/15/CE sono state introdotte nella direttiva 76/768/CEE sui prodotti cosmetici disposizioni relative alla sperimentazione animale. In base a tali disposizioni, nell’Unione la sperimentazione sugli animali è già vietata dal 2004 per i prodotti cosmetici e, a partire dal 2009, per gli ingredienti presenti nei prodotti cosmetici (“divieto di sperimentazione”). Dal marzo 2009 è vietata anche la commercializzare nell’Unione di prodotti cosmetici contenenti ingredienti testati sugli animali (“divieto di commercializzazione”). Relativamente agli effetti sulla salute umana contraddistinti da maggiore complessità (tossicità a dose ripetuta, comprese la sensibilizzazione cutanea e la cancerogenicità, tossicità riproduttiva e tossicocinetica), il termine ultimo per il divieto di commercializzazione era stato prorogato fino all’11 marzo 2013.
http://www.lav.it/domande-e-risposte/test-cosmetici
Ho trovato anche i parametri della certificazione LAV: La sottoscrizione di un’azienda allo Standard impegna l’azienda a:• non effettuare – direttamente o commissionandoli a terzi – test su animali
• monitorare i propri fornitori e produttori perché si attengano all’impegno di non testare su animali le materie prime cosmetiche dopo la data fissata nella sottoscrizione allo Standard
• non utilizzare ingredienti provenienti dall’uccisione di animali.Si stabilisce una data spartiacque precedente o simultanea all’atto della sottoscrizione stessa.
Viene quindi richiesta all’azienda una documentazione dettagliata comprendente le dichiarazioni dei suoi produttori e fornitori attestanti che le materie fornite non sono state testate su animali dopo la data di partenza fissata.
Stando a quanto dichiarano 2/3 sono cose già comprese nella legge.
21 Dicembre 2017 alle 12:07 PM #242266Quindi siamo d’accordo che, senza certificazione, non è garantito lo standard senza crudeltà al 100%? E siamo anche d’accordo che, nonostante non sia un argomento da poco, NON ci stiano rispondendo? Come NON hanno risposto alla ragazza che chiedeva lumi sull’olio di palma. Non mi pare un atteggiamento professionale, sono stupita e molto delusa. Ho anche scritto al customer care dello shop, aspettiamo. Bisognerebbe fare una bella protesta, non sono la prima, a quanto ho letto, che viene ignorata, a prescindere dai temi non è così che un’azienda seria tratta i clienti.
- Questa risposta è stata modificata 6 years, 11 months fa da Nicleri. Ragione: errore scrittura
21 Dicembre 2017 alle 1:10 PM #242293Quello che dico è che bisogna conoscere la certificazione prima di capire se serve o no. La certificazione garantisce, ma un prodotto senza certificazione non significa necessariamente che in qualunque passaggio non si sia rispettato il cruelty free, inteso ai sensi della legge come non testato ad uso cosmetico. Questo in generale.
Nel caso particolare di Clio, mi sembra lecito chiedere se avranno intenzione di prenderla. Se il loro caso è un caso di autoreferenzialità (come credo che sia) o meno. Si, dovrebbero rispondere per correttezza.
Sono abbastanza sicura che, con o senza certificazioni, i loro prodotti non possano in ogni caso incrementare o favorire la sperimentazione o vedere implicato un animale. È veramente difficile nella sua posizione. Lo stesso mi vien da pensare per la questione vegan.
Però è quello che penso io. L’azienda non è mia, non posso rispondere io per loro. Credo che se un consumatore chieda chiarimenti, dovrebbero essere dati.21 Dicembre 2017 alle 3:35 PM #242303Quindi stiamo dicendo la stessa cosa: senza certificazione non c’è alcuna certezza. Naturalmente se la certificazione non c’è non è detto che per forza incrementino la sperimentazione, solo che ci dobbiamo fidare di quel che dichiarano. Senza documentazioni a supporto. La differenza sta nel fatto che alcuni si fidano di una dichiarazione non supportata da nulla e altri no. Io naturalmente non mi fido. Tutto qui.
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