KJAER WEIS: PACK RICICLABILE PER UN MAKE-UP RESPONSABILE

Kjaer Weis è una linea di make-up certificata biologica e naturale che produce solo packaging in metallo al 100% riutilizzabili e riciclabili per contribuire a ridurre il numero di rifiuti.

Emma Watson usa il loro Cream Foundation, i loro ombretti (primo tra tutti, Charmed) e l’illuminante (Kjaer Weis Radiance), applicato nell’angolo interno dell’occhio.

ClioMakeUp-Emma-Watson-prodotti-make-up-beauty-bio-eco-sostenibili-etico-press-tour-beauty-beast-bella-bestia-trucchi.012Kjaer Weis, Illuminante Radiance. Prezzo: 49€

ClioMakeUp-Emma-Watson-prodotti-make-up-beauty-bio-eco-sostenibili-etico-press-tour-beauty-beast-bella-bestia-trucchi-shangaiL’angolo dell’occhio è illuminato grazie a Radiance!

Per le labbra, ha usato il loro rossetto stick in Beloved e la tinta labbra in Passionate. Per il contouring, ha usato il Kjaer Weis Dazzling Bronzer.



VAPOUR BEAUTY: IL CORRETTORE DI EMMA WATSON

Vapour Beauty, che ha un proprio laboratorio approvato dall’USDA (il Ministero dell’Agricoltura degli Stati Uniti), produce il Mesmerize Eye Colour e l’Illusionist Concealer che Emma usa.

ClioMakeUp-Emma-Watson-prodotti-make-up-beauty-bio-eco-sostenibili-etico-press-tour-beauty-beast-bella-bestia-trucchi-2L’ha utilizzato, per esempio, durante il suo ultimo giorno a Shangai.

Quest’ultimo è prodotto dal 70% da estratti di piante biologiche e non-OGM e il restante 30% da pigmenti minerali, ed è per questo che l’attrice l’ha scelto!

ClioMakeUp-Emma-Watson-prodotti-make-up-beauty-bio-eco-sostenibili-etico-press-tour-beauty-beast-bella-bestia-trucchi.012Vapour Beauty, Illusionist Concealer. Prezzo: 24$

HERITAGE STORE: LO SPRAY MUST-HAVE DI EMMA WATSON (DA AVERE)

Studiando il suo account, è chiaro che l’Heritage Store Rosewater Glycerin Water, per Emma Watson è un vero mai-più-senza. Si tratta di uno spray rinfrescante a base di acqua di rose e glicerina prodotto da un brand americano che fa prodotti naturali da più di quarant’anni. Emma lo applica su tutto il viso, il collo e il décolleté per un booster di idratazione, prima di applicare il make-up.

ClioMakeUp-Emma-Watson-prodotti-make-up-beauty-bio-eco-sostenibili-etico-press-tour-beauty-beast-bella-bestia-trucchi.012Heritage Store Rosewater Glycerin Water. Prezzo: 13,22€ su amazon.it

BEAUTY COUNTER E LA PALETTE DA SOGNO DI EMMA WATSON

Beauty Counter è un brand che vanta una ‘The Never List’, una “lista nera” di ingredienti chimici che non ha mai usato e mai userà nei propri prodotti. Inoltre, i pack sono realizzati con carta certificata FSC, che garantisce la corretta gestione forestale e la tracciabilità dei prodotti derivati.

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Emma ha sfoggiato il suo look occhi firmato Beauty Counter alla conferenza stampa a Shangai.

Emma ha usato il loro Colour Sweep Blush Duo e i loro ombretti, in particolare la nuance Bark e la Desert Sunrise Palette (supporta il Breast Cancer Fund, fondazione per la lotta al cancro al seno).

ClioMakeUp-Emma-Watson-prodotti-make-up-beauty-bio-eco-sostenibili-etico-press-tour-beauty-beast-bella-bestia-trucchi.012ClioMakeUp-Emma-Watson-prodotti-make-up-beauty-bio-eco-sostenibili-etico-press-tour-beauty-beast-bella-bestia-trucchi.012Beauty Counter, Desert Sunrise Palette. Prezzo: 88$

ALTRI PRODOTTI MAKEUP DI EMMA WATSON

Infine, qualche altro prodottino bonus. Li abbiamo citati davvero quasi tutti, ma consigliamo alle più fanatiche, di studiarsi a loro volta l’account The Press Tour – che dà tantissimi spunti anche per la moda.

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Per concludere, però, sappiate che tra i prodotti “buoni” approvati da Emma c’è anche il Khôl Eyeliner firmato Jilian Dempsey – che sì, è proprio la moglie di Patrick, aka Dottor Stranamore, aka Derek Shepard – che utilizza solo ingredienti biologici e di origine naturale per le formule dei suoi prodotti.

ClioMakeUp-Emma-Watson-prodotti-make-up-beauty-bio-eco-sostenibili-etico-press-tour-beauty-beast-bella-bestia-trucchiJillian Dempset, Khôl Eyeliner. Prezzo: 20$

Vi ricordate Fur, l’olio pensato per i peli pubici, di cui vi avevamo parlato tempo fa? Beh noi non lo abbiamo mai provato, ma lo ha fatto Emma Watson per noi! È un olio 100% naturale che può essere usato non solo “laggiù” ma su tutto il corpo! Beh, Emma non solo lo utilizza ma lo adora, come ha dichiarato a Into The Gloss.

ClioMakeUp-deodoranti-intimi-igiene-cattivi-odori-lenitivi-rinfrescanti-fur-olioFur Oil. Prezzo (incluse le spese di spedizione in Italia): 63$

Infine, un prodotto costoso, ma reperibile anche da noi: il siero di Decléor, famosissimo cocktail di ingredienti pregiati di derivazione naturale come l’olio di neroli e di sandalo, e assolutamente privo di parabeni. A detta di chi lo ha provato, se ce lo si può permettere, non lo si abbandona più.

ClioMakeUp-Emma-Watson-prodotti-make-up-beauty-bio-eco-sostenibili-etico-press-tour-beauty-beast-bella-bestia-trucchi-DecleorDecléor Aromessence Concentrato al Neroli. Prezzo: 45,95€ (anziché 53,95€) su lookfantastic.it

Ragazze, non è la prima volta che parliamo di prodotti amati da Emma Watson. Se volete che vi rinfreschiamo la memoria (anche se appartengono ad un’era di pre-interesse ecologico) o se volete qualche curiosità su La Bella e La Bestia, in uscita domani, allora guardate qui!

1) I Prodotti Beauty di Emma Watson Provati da Clio: Ecco il Verdetto!

2) Polemica Emma Watson E La Foto In Topless: Ipocrisia Anti-Femminista O Libertà Di Scelta?

3) Coolspotting Aggiornato Emma Watson: Il Suo Stile Analizzato Nel Dettaglio

ClioMakeUp-Emma-Watson-prodotti-make-up-beauty-bio-eco-sostenibili-etico-filmChi di voi andrà a vedere La Bella e La Bestia, domani? Noi del Team abbiamo avuto l’opportunità di vederlo in anteprima e ci ha semplicemente incantato! <3

Allora, fanciulle, vi ha un po’ interessato tutto questo impegno “nascosto” tra i prodotti beauty di Emma Watson? Anche a voi piacerebbe avere una routine più eco-sostenibile e più dedicata a cause benefiche, o vi piace distinguere le cose? Quale prodotto usato da Emma vorreste provare? Sareste interessate ad un post come questo, dedicato però ai brand moda – sempre “eticamente corretti”? Fateci sapere! Un abbraccio dal TeamClio!

55 COMMENTI

  1. Non conoscevo nemmeno io questi prodotti, una bella iniziativa condividerli in un’account apposito!
    Spero nel week-end di poter vedere il film! Amo i film Disney!

  2. Bel post! fà sempre piacere espandere i propri orizzonti beauty!
    se a qualcuna interessa alcuni di questi brand sono venduti dal sito Amazingy (tipo Ilia, Tata harper, Kater Weis, Rms) è tedesco quindi niente dogana e si può richiedere una busta con 5 campioncini di un prodotto del loro campionario a 7,95€ … io avevo ordinato dei campioni di May LIndstrom altro brand ultrafigo che costa un rene 🙂 se siete amanti del Bio andate tranquille tiene solo marchi approvati

  3. concordo, Amazingy è una garanzia sul bio di lusso e di alta fascia equivalente all’alta profumeria tradizionale, alcuni di questi marchi si trovano senza dogana anche da Naturisimo e BautyBay

  4. tu hai provato qualcosa? io avevo preso un campioncino di contorno occhi Kahina (meraviglioso) e crema giorno per pelli miste di Luxit (stò aspettando l’estate per testarla a dovere)

  5. Buffo 😀 noi parliamo di questi marchi da anni e siamo delle “fissate”, ne parla una star e diventano subito delle cose imperdibili da provare!!! Molti di questi marchi li conosco bene e ho provato diverse cose, sia samples che full size: di Vapour ho testato i famosi ombretti in crema in stick stile Kiko long lasting, non male per essere senza siliconi ma vanno fissati con una polvere, meglio la tenuta dei colori scuri rispetto a quelli chiari, il correttore in stick troppo cremoso, non stava al suo posto in nessun modo, stessa cosa quello di RMS Beauty, bellissimo invece l’illuminante RMS (mi pare anche fra i preferiti di Clio) e il lips and cheecks. Di Ilia fantastiche tutte le referenze labbra (rossetto in stick, matitone, balsamo colorato, ecc), di Kjaer Weis imperdibili i blush e il fondo compatto, di Inika mi ha deluso parecchio il primer viso illuminante. Jane Iredale invece crea spesso confusione, è un finto naturale, a parte poche cose, ha siliconi e petrolati tradizionali.

  6. Si 🙂 ho provato quasi tutto della PaiSkincare (molte full size), il sample della mitica Problem Solver come te, vari trucchi Ilia e Kjaer Weis, alcune maschere, sieri e esfolianti in campioncino, il mini kit a scelta è molto utile!

  7. Premetto che sono contenta che sempre più marche di cosmetici prestino attenzione alla provenienza degli ingredienti e che promuovano cause valide come il fair trade e il rispetto per il pianeta e gli animali, però non mi giustifica 113 euro per un prodotto viso, 88USD per una palette, anche se trovo i colori dei blush stupendi, e 49 euro per un illuminante etc… mi risento del fatto che alcune marche usino le cause che promuovono per far soldi sulla pelle delle persone che in queste cause ci credono, a meno che non abbia frainteso e i proventi delle vendite vadano in gran parte a promuovere tali cause. Emma Watson fa benissimo a prestarsi per il fair trade, i prodotti bio e l’animal welfare, non fraintendetemi, ma non condivido il fatto che molti prodotti che promuove siano a prezzi assurdi. Purtroppo le tags come bio e cruelty free sono spesso usate come scusa per incrementare il prezzo del prodotto che improvvisamente diventa “cult” ed esclusivo, mentre se i prodotti fossero a prezzi abbordabili la gente li comprerebbe di più, incrementandone la produzione e incentivando altri produttori a percorrere la stessa strada e lo stesso vale per gli alimentari e il vestiario non solo per il beauty.

    Scusate il papiro, ma mi girano meno le scatole se Chanel mi vende un illuminante a 49 euro, perchè non si mette l’aureola del benefattore, sei libero di prendere o lasciare senza sentirti in colpa, mentre queste marche giocano molto sul sensi di colpa e sulla buona volontà delle persone che vogliono far del bene.

  8. Molti Brand amati da Emma sono su The beautyaholic’shop, e-commerce di Roma. Prima o poi un regalo di Tata Harper me lo concedero’

  9. Molti Brand amati da Emma ( non tutti ) sono eco-bio di fascia alta, dato che a differenza di quello che molti credono, i marchi eco-bio nn sono tutti economici. Esattamente come per i Brand della profumeria tradizionale, anche nel naturale ci sono prodotti a tre zeri. Se non ci si scandalizza per Carita e per Sisley, per Kanebo e La Prairie, allo stesso modo i prezzi alti di Tata Harper, Mahalo e Kjaer Weiss sono perlomeno giustificati da ingredienti naturali molto pregiati, da certificazioni rigorose (che costano in termini di produzione dei prodotti, spesso di taglio artigianale) ed a basso impatto ambientale. CHANEL &C. sono essenzialmente griffe e costi pubblicitari:apparenza 100, sostanza…dipende.

  10. Infatti! Più passa il tempo, piú sembra che stili di vita sostenibile ‘bio’, ‘vegan’, ‘cruelty free’ siano solo per gente agiata. Prendi i supermercati biologici dove un pacco di pasta costa il triplo di quella nei normali negozi. Come fa una famiglia media con figli a fare la spesa quotidianamente lí senza svenarsi? È una bella cosa la sostenibilità, ma dovrebbe essere un po’ piú alla portata di tutti

  11. Kjaer Weiss mi attira: hai provato il fondo compatto ? Che effetto fa sul viso? Naturale o sofisticato?

  12. no per carità mi scandalizzo di brutto per i prezzi de La Prairie & co, stavo appunto commentando l’altro giorno che solo con siero e crema si arriva a 2000 euro di spesa e se avessi questo tipo di soldi da spendere in trattamenti andrei dritta dal chirurgo. Non penso che gli ingredienti usati per esempio da Tata Harper siano di una qualità così superiore ai prodotti di fascia medio/bassa, vedi anche Dr Haushka per esempio, da giustificarne il prezzo, perchè Dr Haushka mi vende la crema certificata organica a 30 euro e Tata Harper a 113? Non sto criticando la validità del prodotto ma il fatto che facciano leva sulla sensibilità delle persone per far soldi. Chanel fa leva sulla popolarità marchio e sulla vanità delle persone ma non nasconde il profitto dietro alla pretesa di far del bene, e per questo mi fa girare meno le scatole.

  13. In effetti ho anche la crema viso Pai per pelli miste in nota … avevo provato un campione a gennaio, era un super idratante troppo pesante per me ma ho comunque notato una gran quantità di attivi performanti

  14. lì c’è anche da considerare il fattore provenienza, generalmente sono tutti prodotti made in Italy provenienti da piccole coltivazioni… da lì il prezzo ovviamente più alto. Comunque ci sono anche prodotti Bio più a portata tipo la linea Viviverde Coop

  15. se ci ragioniamo un attimo marchi più costosi eco bio (che sono più costosi anche per la differenza di ingredienti e varie certificazioni che offrono, e che costano) hanno un maggior margine di guadagno perchè non investono cifre importanti in pubblicità e marketing, come fanno invece le maison tradizionali, hanno quindi a disposizione cifre maggiori da dedicare ad attività benefiche.
    Non sono le uniche comunque anche Neve cosmetics destina parte dei ricavati a cause animaliste e Setarè dona il 25% di ogni acquisto alle scuole, e queste non sono certo marche di lusso … preferisco di gran lunga comprare delle marche che non fanno male ne a me ne al pianeta e che spero usino veramente come pubblicizzato i soldi per iniziative solidali … piuttosto di ingrassare le multinazionali che mirano solo al profitto, danneggiando il pianeta, testando sugli animali e pagandogli pure il tartassamento di pubblicità in ogni dove

  16. Hai perfettamente ragione, concordo su ogni parola. Da Chanel e Co. te lo aspetti, non nascondono lo ”snobbismo” quindi ci sta, male che vada non compri, ma almeno non si coprono dietro chissà quale etica da benefattori. Certi prezzi assurdi non porteranno mai le persone ad acquistare in massa i prodotti bio, alla lunga sarà controproducente!

  17. Però scusa, io personalmente mi scandalizzo per i prezzi esorbitanti di qualsiasi brand, bio o non bio (poi che quelli non bio siano vuoti è del tutto opinabile). Ma almeno che non si nascondessero dietro l’etica del bio, vegano e via dicendo per sparare certe cifre. Ma cosa c’è di sostenibile in una crema con quei prezzi? Niente! È business ragazze, come lo è per tutti, non caschiamoci. Le certificazioni secondo me c’entrano poco, anche brand vegani e cruelty free poco costosi hanno le certificazioni eppure costano 10 volte meno. Io resto scettica

  18. Mmh… molto nobile l’intento per carità, ma questi prodotti sono davvero poco accessibili. Va bene tutto ma anche qui in fin dei conti per queste case cosmetiche si tratta di business come per tutte le altre! Davvero eccessivi, io passo 🙂

  19. Ok, non capisco perché dovrei apprezzare un marchio che non usa OGM e soprattutto le nanotecnologie… Cioè, gli OGM ormai sono una realtà, in certi casi sono utili al pianeta perché producono di più o perché resistono alle malattie senza usare pesticidi, e le nanotecnologie servono tantissimo, basti pensare a certe analisi mediche che si possono fare facilmente grazie ad esse!

  20. La crema Pai per pelli miste mi è piaciuta ma è pensata per il clima inglese quindi da noi va bene solo in inverno, ho usato con piacere anche quella viso alla camomilla per pelli sensibili in montagna e nei periodi di vento freddo intenso, non male la crema mani ma si trova di meglio a molto meno, fantastico l’effetto del rosehip oil peccato che sia una delle pochissime sfigate a cui ha fatto allergia, adoro l’esfoliante viso, delicato ma efficace, molto illuminante, è un gel che una volta massaggiato si trasforma in latte, la crema struccante mi è piaciuta in inverno sul viso, meno sugli occhi, fantastica la maschera AHA.

  21. Il fondo compatto è cremoso, all’inizio è un po’ duro ma più lo usi più si ammorbidisce, il finish è mat ma non spento o polveroso, se ne metti poco risulta più luminoso, se aumenti la coprenza diventa più opaco, è modulabile e dura a lungo per essere bio, i contro sono sicuramente il prezzo alto giustificato più dal pack che dall’inci(conviene prendere la cialda ricaricabile) e la presenza importante al primo posto di olio di mandorle che può creare brufoletti da occlusione in chi è predisposto

  22. Questi sono brand bio di lusso, di fascia alta paragonabili all’alta profumeria come Chanel, Dior, Sisley,LaPraire, ecc In realtà il fatto che il bio sia più costoso è spesso un falso mito soprattutto al giorno d’oggi quando ci sono marchi economici ovunque prodotti anche da noti supermercati, discount e negozi low cost come Ekos, Lavera, Avril, ViviverdeCoop, NaturaBella BIo, Giardino Cosmetico Bio, ecc

  23. Sul cibo intervengono due fattori, da un lato il rialzo fatto dai negozi comprese note catene sparse ovunque che hanno trasformato il bio in business sulle spalle dei contadini tipo comprano i pomodori a 1 e li rivendono a 10, infatti se compri direttamente in cascina o attraverso i GAS (gruppi d’acquisto autonomo) spesso risparmi anche più del tradizionale. Dall’altro c’è il rispetto del lavoratore, non solo dell’ambiente, se un finocchio è ottimo ma lo pago una miseria vuol dire che invece che risparmiare sulla qualità si è sfruttato qualche poveraccio disperato, la raccolta di frutta e verdura è spesso una nuova forma di schiavismo moderno come hanno mostrato anche casi recenti di cronaca.

  24. Sono prodotti artigianali, poco distribuiti e di nicchia, come certi profumi. Gli ingredienti sono di tutto rispetto. Se mi dici che sono carissimi ti do ragione, ma se mi dici: “Chanel si, Mahalo no, perché sono impegnati”…beh, padronissima, ci mancherebbe, ma trovo il tuo ragionamento poco lineare. E con questa la chiudo qui 😉

  25. Ma infatti ne abbiamo prova tutti i giorni proprio qui sul blog dove Clio e il team si adoperano per testare i prodotti low cost e molte volte ne escono vincitori sulle marche di lusso e dove tutte le ragazze che commentano tante volte preferiscono comunque affidarsi al low cost che spesso non è sinonimo di low quality. Nel caso dell’alta profumeria è una gratificazione personale del possedere qualcosa di un brand di lusso che altrimenti sarebbe irraggiungibile, per esempio posso comprare lo smalto Chanel o il profumo Dior ma mai riuscirò a concedermi un abito couture, e nemmeno una borsa o un paio di scarpe. E’ una piccola concessione al lusso e mi sta bene, fa bene alla mia vanità se non proprio al portafoglio. Lasciando da parte le creme a prezzi fantascientifici che esistono al giorno d’oggi che non considero nemmeno e onestamente mi fanno ridere, non riesco a vederla nello stesso modo quando il vanto del brand è di proporre un prodotto etico.

  26. Scusa mi hai frainteso non dico Chanel si e Mahalo no, e non ho nemmeno detto che i prodotti di Mahalo hanno ingredienti meno validi di quelli di Chanel anzi hanno un inci favoloso, dico che Mahalo non mi può proporre un prodotto a 100 euro e dirmi che è più etico spendere 100 euro da loro che non da Chanel perchè loro fanno bene all’ambiente, hanno trovato il mercato di nicchia delle donne agiate che vogliono anche sentirsi in pace con la coscienza e ci marciano sopra, come Chanel &co. Mi sono presa la briga di leggere sul loro website e già la definizione che si danno in partenza “an organic skincare with eco sophistication” mi fa sorridere.
    Insomma dico che questi prodotti di nicchia, non sono il modo migliore per promuovere l’etica nella produzione dei prodotti beauty, che sia la sostenibilità ecologica, sociale o cruelty free, hanno l’effetto contrario di rendere il prodotto elitario e impopolare, di conseguenza la gente si fa l’idea che bio, cruelty free, vegan etc = prezzo alto e non li considera, invece di comprare.

  27. Premetto che Emma Watson fa benissimo a sostenere dei marchi in cui crede, però voler usare solo ed esclusivamente prodotti con certe caratteristiche a me sembra un po’ maniacale. Bisognerebbe poi anche vedere se davvero queste ditte fanno quello che dichiarano o no. Tempo fa a Report avevo visto un servizio sul fatto che tante aziende agricole ottenevano certificazioni bio fasulle corrompendo coloro che le valutavano, potrebbe accadere una cosa simile anche con i cosmetici.

  28. Se il fatto che Emma Watson sia passata al cruelty-free possa fare da incentivo alle persone per imitarla…ben venga! Non c’è bisogno di essere miliardari, basta credere in questa causa: ci sono tantissimi ottimi brand non testati sugli animali che hanno prezzi accessibilissimi e sono reperibili facilmente in Italia. Se lo si vuole fare, lo si fa. Poi ognuno spende per quel che può. Come in tutte le cose. Il resto conta poco.

  29. No vabbè questa ragazza è troppo bella e brava, il film lo vedrò sicuramente in questo o nel prossimo fine settimana!

  30. Mah, personalmente sono sempre scettica e non votata alla causa del bio e naturale e tutti i costi. Ma ora volete spiegarmi perché cavolo un cosmetico (un blush tra l’altro mi pare) dovrebbe essere gluten-free?? Mica te lo mangi!
    p.s. per forza che un olio è privo di parabeni, non ha mica bisogno di un sistema conservante, è un olio!

  31. Mah, a pelle volevo mettere un mi piace ai tuoi ragionamenti e in parte concordo con quello che dici, ma é anche vero che i commenti delle altre ragazze mi hanno fatto riflettere. Non penso che il fatto che esistano brand eco-bio di lusso faccia credere alle persone che si tratti di un mondo elitario, prova ne è l’aumento esponenziale di prodotti eco-bio a prezzi concorrenziali in ormai qualsiasi parafarmacia o supermercato. Diciamo che probabilmente le marche eco-bio di lusso ci marceranno sui guadagni un po più di quelli di altre fasce ma nello stesso tempo credo che diano anche dignità al movimento, specie se arrivano ad avere come testimonial personaggi amati e apprezzati. Credo anche che il vero bio non possa essere troppo low cost perché nasce proprio dal concetto opposto : dire no al fast shopping di bassa qualità e riconcentrarsi sulla qualità del prodotto e su produzioni artigianali che per definizione non possono essere super economiche. Anche a costo di comprare meno ma meglio. Ti faccio un paragone culinario : i prodotti dell’ormai colosso Eataly fautore del km0 e del prodotto artigianale italiano costano una fucilata ma il gusto non è lo stesso, non lo è proprio, rispetto all’equivalente da supermercato. E sono ben contenta di pagare magari 10-15 euro un buon miele prodotto dal piccolo alveare della mia provincia. Ecco, penso che il ragionamento sull’eco bio di fascia medio-alta dovrebbe essere simile. Sono ben contenta di pagare un po di più un prodotto che ha dei contenuti piuttosto che un siliconico e vuoto siero Chanel o Dior e chi piu ne ha piu ne metta. Sperando ovviamente che Tata Harper e compagnia abbiano realmente un’onestà intellettuale autentica.

  32. Questo non mi risulta sia esatto. L’allergia avviene a livello dei villi intestinali e non dell’apparato polmonare. Comunque indagherò!

  33. Ti copio questo dalle FAQ dell’associazione italiana celiachia:

    Volevo sapere se i celiaci possono usare l’olio di germe di grano per uso esterno e comunque tutti quei prodotti che contengono glutine, bagnoschiuma, shampoo, creme ecc.. se entrando a contatto con la pelle possono essere dannosi.
    È ormai dimostrato che i cosmetici e i detergenti, anche quelli venduti in farmacia, non sono nocivi né per il celiaco né per chi soffre di dermatite erpetiforme, anche se contengono glutine, in quanto il loro utilizzo è topico (cute, capelli, labbra, occhi, cavo orale ecc) e non implica alcun contatto con la mucosa intestinale (non si tratta di prodotti da ingerire). Quindi anche per i cosmetici e i detergenti vale il fatto che diciture specifiche non sono affatto necessarie e nel caso non siano presenti non costituiscono un rischio per il celiaco.

  34. fino a qualche anno fà la pensavo anche io come te sul fatto OGM, poi alla radio ho sentito il discorso di una dottoressa oncologa e nutrizionista sul fatto che ad es. il grano OGM prodotto negli stati uniti sia stato modificato per resistere non alle malattie, ma al glifosato che utilizzano per uccidere le erbe infestanti che ci crescono attorno .. nel tempo però anche le infestanti si sono naturalmente adattate a resistere al pesticida e quindi ne utilizzano sempre di più per ottenere il risultato, e il grano lo assorbe .. e non lo elimina in nessun modo e noi lo mangiamo … il glifosato è altamente tossico per gli organismi viventi .. informiamoci meglio ne và di mezzo la nostra salute

  35. dipende dalla certificazione. La BDIH tedesca è molto più rigorosa dell’ICEA italiana, non consente l’uso dell’olio di soia per esempio …
    quindi attenersi alle sue prescrizioni sì diventa più costoso.

  36. Ciao neolollipop, partiamo da 2 concetti diversi, secondo me basso prezzo non deve significare necessariamente bassa qualità. Personalmente posso anche spendere 5 euro per un pacco di pasta o 20 euro per un pollo organico e 100 euro per una crema e lo faccio pure, non era quello il punto del mio ragionamento. Però per la maggioranza delle persone è un lusso, se io ho una famiglia di 4 persone ed un reddito medio, o un lavoro precario (situazione della maggior parte della popolazione in europa al giorno d’oggi) non spenderò mai certe cifre per mangiare organico e compro la nivea, purtroppo il mio pensiero principale è arrivare alla fine del mese e magari anche mettere da parte qualcosina per non trovarmi col sedere per terra, i 100 euro se li avanzo andranno in banca. Ora questa gente mi fa pensare di avere la coscienza nera perchè mi metto in faccia petrolio e mangio polli con gli antibiotici, i polli sono stati trattati in maniera disumana, la verdura ha i pesticidi ed oltre a far del male al pianeta faccio del male anche a me stessa, inoltre do’ soldi alle multinazionali e non aiuto i piccoli produttori, quindi è meglio per tutti se spendo 20 euro di pollo e 100 di crema organica ma putroppo non li ho. Mi terrò i sensi di colpa che questa gente mi fa venire per indurmi a spendere di più.
    Il mio ragionamento è che pretendo di avere ingredienti di qualità a un prezzo abbordabile perchè esistono ed è possibile, non ti faccio una lista delle marche ma un sacco di ragazze ne hanno menzionate varie. Finchè il prodotto, chiamiamolo “etico” per includere tutte le definizioni, rimane un lusso per pochi il movimento rimane dove è un lusso e non la norma, come dovrebbe essere. Sarebbe bello se Emma Watson dicesse comprate “etico” perchè si può ed è alla portata di tutti, alla fine il mercato risponde alla domanda, nessuna ditta guadagna nel produrre cose che la gente non compra, le marche di lusso stanno trasformando un modo di pensare positivo e giudizioso in una moda elitaria e come moda passerà il che mi dispiacerebbe.

  37. hahhah! E’ scandaloso vero? Stessa cosa con gli alimentari al supermercato, prova ad andare nell’area gluten free e ti ritrovi i pomodori in scatola a 5 euro perchè sulla lattina ci hanno messo gluten free, poi vai a guardare gli ingredienti di quelli normali a 50 centesimi e sorpresa! Non c’è glutine nemmeno in questi …

  38. sì…e quì, poi, si sta parlando di prodotti cruelty free e non dannosi per l’ambiente…il glutine è parte dell’ambiente, è una proteina dei più comuni cereali!
    e dici che soffre se lo mangiamo/spalmiamo da qualche parte? siamo crudeli?

  39. Comunque, i prezzi delle materie prime, sono molto più bassi di quello che ci fanno credere. Come quelli che ti dicono che l’olio extravergine d’oliva non può costare meno di 10 €. Balle, mio padre lo fa in campagna e con pochi euro, andando al frantoio, si fa intere damigiane e la gente vorrebbe farci credere che 15 € al litro è un prezzo normale. Ma per piacere. L’eco-bio, mi spiace dirlo, è marketing, se andate a far la spesa dal contadino, i prezzi sono umani, non quella roba inflazionata che “è artigianale, è biologico, è, questo e quello”, pure il contadino, l’allevatore, l’apicoltore fanno roba artigianale e bio, e quei prezzi folli non li hanno, un apicoltore ti da per 8 € un barattolo di miele bello grande, sui 200 gr.

    E comunque, ognuno spende quello che può, se devi mantenere una famiglia con uno stipendio da fame, sarà brutto da dire, ma del pianeta te ne frega ben poco, le bollette vanno pagate.

  40. infatti, anch’io sono figlia di contadini e rimango sconvolta da certi prezzi da boutique che vedo in giro, tra l’altro la coltivazione bio non è una novità ma la riscoperta di vecchie tradizioni perché cose come il compost o il maggese si sono sempre fatte, mio nonno era bio senza sapere di esserlo! 😉

  41. Ti rispondo con un po’ di ritardo e spero ti faccia piacere nel chiarirti perche’ i pelati di cui hai fatto l’es. portando il simbolo spiga sbarrata costano 10 volte in piu’. Io non difendo questo modo di procedere e son d’accordo con te che si tratta di un comportamento scandaloso al limite del furto. Le aziende che certificano i loro prodotti presso il Ministero della salute come non contenenti glutine,e, per avere l’autorizzazione ad apporre il simbolo della spiga sbarrata, pagano mi pare ca 600 euro a prodotto. Poi, dire “senza ” glutine non e’ nemmeno esatto al 100%, perche’ -questo varia da Nazione a Nazione, secondo i loro parametri di tollerabilita’ stabiliti dai vari ministeri della salute- i prodotti per essere definiti “senza” devono o possono avere un quantitativo di glutine inferiore o pari e non superiore a 0,00020 µm (questo mi ricordo per l’Italia, scusate se ho abbondato o diminuito con gli zero). Cio’ equivale a dire che e’ il contenuto di glutine e’ una parte infinitesimale e non puo’ in alcun modo essere nocivo per il celiaco. In cosa consiste questa assicurazione che il pomodoro, che per natura e’ senza glutine sia messo in commercio “effettivamente” senza glutine ? Sembra a tal punto una presa per i fondelli. Pure sul mais in scatola puoi trovare il simbolo gluten free e lo paghi 3 volte tanto. Cosi’ con le patatine, e, di es. ce ne sono tanti e lo spazio e la tua pazienza e’ gia’ finita. Quindi si eseguono i controlli, ecc. ecc. che pure quelli costano alle aziende. E fin qua capisco che ci debbono rientrare coi costi. Le aziende, in pratica non lavorano solo il pomodoro o mais o patate in quello stabilimento, ma anche cereali contenenti glutine e quando fanno il cambio di prodotto non si preoccupano, diciamo cosi’, di pulire, sterilizzare i macchinari della linea-in fondo sono sempre alimenti, non veleni- e percio’ quei prodotti successivi si considerano “contaminati” dal glutine. I piu’ corretti scrivono sempre sul prodotto “puo’ contenere tracce di glutine, ecc.” che non e’ quantificabile con i parametri richiesti ufficialmente in µm. Molte aziende acquistano persino macchinari nuovi e li usano solo ed esclusivamente per alimenti naturalmente privi di glutine. Ci devono rientra’, pero’ pure a me da fastidio questa sperequazione esagerata !! Gia’ che la paghi il doppio ‘na cosa, non va bene forse !? E invece no ! Se c’ e’ una cosa che ho imparato con una figliolina celiaca e’ che le aziende se ne approfittano dei guai altrui e dell’ignoranza (anche questo per me e’ un guaio come le malattie) e hanno poca pieta’. Fin quando la gente che ha i guai, come la celiachia, non guarisce dalla malattia dell’ignoranza e allora impara a farsi le patatine fritte in casa con le patate naturali, ecc. ecc. …Ma all’inizio ti fregano taanti taaanti soldi…Non e’ che non si debba andare con i piedi di piombo, ma lo dicono anche i medici che non si muore mangiando per es. un pezzetto di pane o un biscotto normale (almeno che non sei allergico al grano e qui passiamo in altro campo) occasionalmente ma non tutti i giorni. Addirittura a mia figlia avevano detto che poteva concedersi 1 solo trancio di pizza a settimana !, ma io , niente !! e la bimba nemmeno la vuole, tanto le faccio quella senza glutine che e’ una bomba e la mangiamo pure noi. Noi ci saremmo convertiti tutti e 3 al gluten free, ma i costi di 4 persone non sono uguali a quelli di 1. E questo che mi fa rabbia. Potrebbero abbassare i costi e rientrare piu’ lentamente, ma l’avidita’…Beh grazie per la tua pazienza. Ciao.

  42. Forse vorrebbero evitare che se qualche celiaco ti baci si possa mangiare il blush o la cipria o la crema viso…ma dovrebbe essere proprio un risucchio e non un bacio ! Per quanto riguarda l’allergia al glutine, forse esiste questo problema, ma credo che sia rarissimo, perche’ la celiachia non e’ una allergia ma una intolleranza. Sono due cose ben diverse. Anch’io penso che sia solo marketing.

  43. Secondo me sono da incentivare queste cose: energia pulita, eliminazione di derivati del petrolio, eliminazione di sostanze che si sono scoperte potenzialmente dannose, sostenibilità di tutta la filiera, dall’agricoltura, al trasporto alla confezione. Intanto i prodotti del contadino di casa magari non sono destinati alla vendita ma al consumo casalingo, e questo elimina molte spese che vanno ad influire sul prezzo finale, poi le vecchie maniere (agricoltura tradizionale) sono state sostituite dalla nuova agricoltura integrata proprio perchè l’utilizzo di agrofarmagi/fitofarmaci/prodotti fitosanitari hanno portato ad un grande inquinamento, non che il rame utilizzato nel biologico non sia comunque inquinante, ma il contadino della porta accanto senza un’istruzione queste cose non le sa e io non comprerei mai da uno di questi. Per arrivare al discorso dei brand il mio pensiero è questo: intanto se non ho i soldi da spendere non li compro e mi butto su marche meno costose ma sempre con certificazione ecocert o simili, non trovo sia un’ossessione, ma un modo per cambiare le cose, piano piano, come la raccolta differenziata, sprecare meno acqua, spegnere le luci e alzare le tapparelle invece, cose semplici che fanno anche risparmiare; non dico che la gente che ci vuolenfregare non esiste in questi ambienti, ma continuare come si è sempre fatto abbiamo visto che non va bene e quindi il fatto di provare a cambiare le cose mi spinge a dare un pó di fiducia. Ovvio che lo fanno per guadagnarci, oltre ad uno spirito etico, nessumo o quasi lavora per la gloria. Non si puó certo paragonare 1l di olio d’oliva o di cocco con 1l di olio di semi di more o lamponi o in generale altri ingredienti con costi di produzione per quantità molto diverse tra loro. La materia prima, l’utilizzo di materiali diversi per la confezione, la pubblicità, gli sponsor, donare fondi per ricerche o fondazioni varie (l’ho letto quísotto, non lo sapevo) incrementa il prezzo, so che molti fanno biologico senza la certificazione perchè comporta dei grandi costi solo per il bollino. Che vogliono poi guadagnarci, come in qualsiasi lavoro, mi sembra ovvio. Ripeto: non me lo posso permettere, compro una sua alternativa piú economica, ma non mi sento di criticarli. Che bisogna fare attenzione questo è vero E che il nome della marca influisce sul prezzo idem, ma come in qualsiasi ambito. E cpme in qualsiasi ambito c’è l’alternativa economica e quella costosa (e le vie di mezzo), lei che ha molti soldi non vedo perchè non debba spenderli come gli pare. E poi sostenibilità ambientale non è sostenibilità del portafoglio allora che sostenibilità è non l’ho capita.

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