Le cause della glicemia alta possono essere molteplici ed è sempre meglio rivolgersi al proprio medico per sapere come gestirla. Non sempre però vengono date delle indicazioni sul tipo di alimentazione da seguire, quindi ci si ritrova a chiedere consiglio alla vicina di casa o a cercare informazioni su Internet che non sono sempre attendibili.
Abbiamo quindi chiesto consiglio alla nostra dietista, la dott.ssa Anna Gerbaldo che ci ha indicato un tipo di alimentazione particolarmente indicata in questi casi: la “dieta a basso indice glicemico”. Si tratta di una dieta ricca in fibra, con esclusione di alcuni alimenti che possono innalzare la glicemia velocemente e che prevede l’associazione specifica di alcuni cibi. Curiose di sapere di cosa si tratta? Allora, non vi resta altro che andare avanti a leggere!
LA GLICEMIA: QUANTO ZUCCHERO C’È NEL NOSTRO SANGUE?
La glicemia è la quantità di glucosio presente nel sangue. Questo zucchero rappresenta una risorsa energetica fondamentale per l’organismo.
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I livelli di glicemia dipendono dalla quantità e dalla qualità di zuccheri assunti con l’alimentazione, dalla regolazione ormonale e dalle riserve corporee. La concentrazione di glucosio nel sangue viene regolata principalmente da due ormoni: il glucagone e l’insulina. L’insulina è un ormone essenziale che consente il passaggio del glucosio dal sangue alle cellule che lo utilizzano, impedendo che la glicemia si alzi troppo. Il glucagone invece è un suo antagonista, infatti si “attiva” nel momento in cui la glicemia è bassa.
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L’IPERGLICEMIA: SOLO UN EVENTO ISOLATO?
L’iperglicemia è una condizione in cui si riscontrano valori elevati di glicemia a digiuno, ovvero superiori a 100 mg/dl.
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Le cause dell’iperglicemia possono essere:
– insufficiente produzione di insulina o una sua inadeguata azione;
– mancata o inadeguata assunzione della terapia in soggetti diabetici (insulina e/o ipoglicemizzanti);
– eccessiva assunzione di carboidrati in soggetti predisposti;
– assunzione di farmaci diabetogeni;
– patologie del pancreas e dell’apparato endocrino.
Non sempre l’iperglicemia è sintomatica, per questo il diabete (malattia cronica caratterizzata dalla persistente iperglicemia) è ritenuto una malattia subdola. Una grave iperglicemia (con valori superiori a 180 mg/dl) porta a stanchezza, aumento della sete, aumento della diuresi, perdita di peso involontaria, malessere e dolori addominali.
IL DIABETE DI TIPO 1 E DI TIPO 2: STESSO RISULTATO MA DA CAUSE DIVERSE
Nel diabete di tipo 1 il pancreas non è in grado di produrre insulina a causa della distruzione delle cellule-beta che sono deputate alla produzione di questo ormone. La base è autoimmune o idiopatica (quindi non dovuta a cause esterne note) e causa un deficit di insulina assoluto. In genere compare nell’infanzia o nell’adolescenza, ma può manifestarsi anche negli adulti.
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Nel diabete di tipo 2 invece, la causa è una ridotta sensibilità all’insulina da parte del fegato, muscolo e tessuto adiposo e/o una ridotta secrezione di insulina da parte del pancreas. Per la diagnosi di diabete 2 è necessaria la rilevazione di glicemia a digiuno superiore a 126 mg/dl in almeno due giorni differenti (questo differenzia il diabete da un episodio di iperglicemia), in alternativa elevati di emoglobina glicata o un solo riscontro di glicemia a digiuno superiore a 200 mg/dl.
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INSULINO-RESISTENZA: QUANDO L’INSULINA C’È MA NON FUNZIONA
L’insulino-resistenza è causata da una bassa sensibilità delle cellule all’azione dell’insulina, che può portare, nel lungo termine, a diabete di tipo 2.
L’INSULINO-RESISTENZA PUÒ PORTARE A DIABETE DI TIPO 2
Questo ormone, nella fase iniziale, viene rilasciato in grande quantità, ed è così in grado di mantenere la glicemia a livelli normali. In uno stadio avanzato, le cellule pancreatiche non riescono a produrre abbastanza insulina, con conseguente aumento della glicemia dopo i pasti.
Nella fase conclamata, la concentrazione nel sangue di insulina è bassa con conseguente iperglicemia a digiuno. La presenza di malattie genetiche, l’assunzione di alcuni tipi di farmaci, alterazioni ormonali e la presenza di condizioni come ipertensione, obesità, sindrome dell’ovaio policistico e altre malattie metaboliche possono portare a insulino-resistenza.
In chi soffre di sindrome dell’ovaio policistico, non è raro riscontrare insulino-resistenza. Credits: @it.linkedin.com