La storia del mascara risale agli antichi Egizi, passa dai romani, vive momenti “oscuri” durante il Medioevo e l’epoca Elisabettiana, per trovare poi il suo culmine a partire da metà Ottocento, grazie a Eugène Rimmel prima e a Thomas Williams poi, fino ad arrivare alla fine degli anni Cinquanta, quando l’imprenditrice Helena Rubinsten introduce la confezione a cui siamo abituate: il tubetto con lo scovolino.
Il mascara è probabilmente il prodotto per il make-up per occhi presente nella trousse di ogni donna, irrinunciabile come il rossetto per le labbra, e ci accompagna da secoli.
Bellezze, siete curiose di scoprire tutti i dettagli della storia del mascara? Allora, via con il post!
L’ANTICA STORIA DEL MASCARA: DAL 4000 A.C. PER UNO SGUARDO MAGNETICO
La storia del mascara è molto antica; il nome dovrebbe derivare da “maschera” o dall’arabo “mascharat”, che significa burla. Tuttavia, prima di iniziare a chiamarlo mascara dovranno passare secoli, ma già nel 4000 a.C si usava colorare di nero occhi e ciglia, per renderle più scure, lunghe e spesse.
Gli antichi Egizi utilizzavano il kohl (oggi noto anche come kajal), una polvere composta principalmente di galena, malachite, antimonio e grasso animale, usata appunto per truccare gli occhi.
La malachite è un carbonato del rame di colore verde intenso e all’epoca era considerato un potente afrodisiaco, mentre la galena è un composto del piombo dal tono grigio scuro. Questi, come detto, venivano agglutinati con grassi animali, come la cera d’api o delle resine.
All’epoca del grande popolo del Nilo, inoltre, l’abitudine di truccare gli occhi era diffusa sia tra gli uomini che tra le donne; i primi lo facevano per proteggere gli occhi dai forti raggi del sole, mentre le seconde anche per motivi di bellezza.
GLI ANTICHI EGIZI
USAVANO IL KOHL.
I ROMANI
AGGIUNGEVANO ANCHE SUGHERO BRUCIATO
Rimaniamo sul Mediterraneo dove gli antichi Greci preferivano uno sguardo più modesto e naturale, mentre nell’Impero Romano c’era l’abitudine di truccare le ciglia come nell’antico Egitto. Per allungarle, renderle voluminose e curvarle, le donne affiancavano al kohl anche del sughero bruciato.
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Pare inoltre che le ciglia, nell’Antica Roma, avessero una connotazione morale oltre che estetica, perché e si riteneva cadessero se si avevano troppi rapporti sessuali. Quindi, avere delle ciglia lunghe, folte e ben curate era anche sinonimo di “virtù morale”.
DAL MEDIOEVO ALL’EPOCA ELISABETTIANA: GLI ANNI BUI DELLE CIGLIA
Nel Medioevo ci fu un cambio di rotta: se gli antichi Egizi e gli antichi Romani ricorrevano a kohl, malachite e sughero bruciato per rendere le ciglia spesse, folte e lunghe, nel Medioevo venivano… rasate! 😱
All’epoca, infatti, la fronte era considerata la caratteristica più bella del viso di una donna perciò, per farla sembrare ancora più alta e spaziosa, ciglia e sopracciglia venivano eliminate.
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Anche nella seconda metà del Cinquecento l’estetica delle ciglia era molto lontana da quella di oggi. In Inghilterra era salita al trono la regina Elisabetta I, dando inizio all’epoca Elisabettiana e al trend delle ciglia tinte.
Il colore rosso-dorato dei suoi capelli era infatti diventato subito di moda e tutte le donne, oltre a tingersi i capelli, si tingevano anche ciglia e sopracciglia per abbinarle.
Petrus Christus, Ritratto di fanciulla
Le tinture dell’epoca non erano però minimamente come quelle di oggi: venivano infatti usate sostanze tossiche, derivate da bacche di vario tipo o dalla fuliggine dei caminetti, che provocavano spesso infezioni e la caduta dei capelli e delle ciglia.