IL PRIMO DI TUTTI I RIMEDI È DARSI TEMPO E PROCEDERE A PICCOLI PASSI
Come abbiamo anticipato all’inizio, in psicologia la sindrome della capanna non viene reputata un disturbo mentale, ma una normale reazione emotiva dopo una situazione di forte stress e dopo uno stato di isolamento che si è protratto a lungo nel tempo.
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Non esiste una cura miracolosa, né rimedi ben precisi. Ciò che è davvero importante è darsi tempo e, qualora non se ne soffra in prima persona, dare tempo a chi ne è colpito. Anche se forzare se stessi (o gli altri) a uscire può sembrare la soluzione, non lo è.
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Piuttosto, è possibile procedere gradualmente, a piccoli passi. Si può cominciare con una semplice passeggiata nelle vicinanze della propria abitazione, senza dover necessariamente affrontare subito luoghi più affollati, come il supermercato.
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Il nostro cervello ha avuto bisogno di tempo per abituarsi alla routine da lockdown e, allo stesso modo, ne necessita per riadattarsi a questa nuova normalità. Per cominciare, instaurate una nuova routine quotidiana: bisogna evitare di riposare a lungo, cercare di dedicarsi ad attività diverse nella giornata e, cosa importantissima, quando ci si sente pronti fissare una fascia oraria in cui uscire di casa, in modo che diventi di nuovo una sorta di appuntamento quotidiano.
SINDROME DELLA CAPANNA: È IMPORTANTE RICONOSCERE QUANDO BISOGNA CHIEDERE AIUTO
Solitamente, lo stato emotivo che caratterizza la sindrome della capanna rientra spontaneamente, dandosi il tempo necessario per riabituarsi a determinati ritmi e cominciando a uscire di casa.
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Se, però, vi rendete conto di non riuscire a superarla – oppure se pensate che qualcuno a voi caro non riesca a farcela da solo – è di vitale importanza riconoscere di avere bisogno di aiuto.
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NON BISOGNA MAI VERGOGNARSI DI CHIEDERE AIUTO
In questo caso, è utile andare dallo psicologo, confrontarsi con qualcuno di competente che possa dare conforto e fornire tutto il sostegno necessario per fare fronte a questa condizione. Non c’è niente di male o di sbagliato a chiedere aiuto, così come non è assolutamente sbagliato essere “una voce fuori dal coro” e vivere con uno spirito diverso la fine del lockdown.
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Ragazze, per oggi è tutto. Questo erano i nostri consigli e le nostre riflessioni sulla sindrome della capanna. A questo punto, come sempre, vi passiamo la parola: vi sentite affini a questo mood oppure conoscete qualcuno che sembra soffrire, in questo particolare momento, di questa sindrome? Diteci tutto nei commenti, un bacione dal TeamClio!