GLI SCHERMI PROVOCANO DANNI NEI BAMBINI TROPPO PICCOLI? QUALI SONO GLI EFFETTI NEGATIVI DEGLI SMARTPHONE?
- Il rapporto tra schermi e bambini è un tema complesso e delicato, che accende da tempo il dibattito tra genitori e psicologi.
- Vi avevamo già parlato delle attenzioni da riservare all’uso dello smartphone nei bambini, quindi se volete approfondire leggete il post che vi lasciamo linkato.
- In generale, comunque, sembra ci sia da prestare particolare attenzione a tutti gli schermi che usano i bambini, compreso quello della TV, del PC e del tablet.
- Non significa demonizzare i device o i bambini che guardano gli schermi, ma è innegabile che c’è da essere molto accorti soprattutto per quanto riguarda il tempo di esposizione.
- I rischi della tecnologia per i bambini, secondo gli esperti, sono molteplici: riduzione dell’attenzione, difficoltà a prendere sonno, aggressività.
- Attenzione, ovviamente, anche alle piattaforme o all’esposizione sui social dei minorenni, questione spesso sottovalutata dai genitori, ma poi ne parleremo nel dettaglio.
Credits: Foto di Unsplash | Kelly Sikkema
Negare la presenza dei device elettronici in casa è pressoché impossibile oggigiorno; anche noi adulti siamo costantemente connessi tra smartphone, tablet, computer e televisione. Particolare attenzione è da destinare, però, al rapporto tra schermi e bambini: per quanto sia innegabile che i display entrino nella nostra quotidianità, è bene, allo stesso tempo, porre dei limiti ben precisi per evitare di creare danni ai bambini per colpa degli schermi. Ne parlano gli esperti, ma si tratta anche di buon senso ed equilibrio: parliamone insieme nel post qui sotto.
BAMBINI E SCHERMI, QUALI POSSONO ESSERE I RISCHI SECONDO GLI ESPERTI
Partiamo dalle basi, cari mamme e papà: perché gli schermi possono avere dei rischi per i bambini? Tutto sta, semplicemente, nello sviluppo neurologico dei piccoli che secondo gli esperti sarebbe meglio tenere lontano dai device e dalla tecnologia il più possibile, quantomeno fino ai 2-3 anni d’età.
Credits: Foto di Unsplash | Kelly Sikkema
È bene non bruciare le tappe e affrontare il tema dei bambini e della tecnologia con calma e senza fretta: come si può leggere anche su UPPA, il periodico dedicato proprio ai genitori con consigli di esperti pediatri e specialisti, prima dei tre anni d’età il bambino deve conoscere il mondo che lo circonda con esperienze sensoriali in prima persona, che coinvolgano i cinque sensi.
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Il rischio, sottoponendo i bambini (o peggio, i neonati) alla fruizione degli schermi troppo presto, è quello di abbassare la loro soglia di attenzione in maniera estensiva e tangibile; non solo, secondo alcuni esperti dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, l’uso prolungato e precoce dei dispostivi elettronici per i bambini potrebbe portare anche a sviluppare disturbi del sonno o aggressività.
DA CHE ETÀ SI PUÒ FAR VEDERE LA TELEVISIONE AI BAMBINI? E DARE LO SMARTPHONE?
Ma quindi è assolutamente vietato far vedere la TV ai bambini? Non è proprio così. Si può iniziare dai 2 anni circa a proporre la televisione ai bambini, tenendo conto che ovviamente si deve partire da un’esposizione ridotta.
LO SCHERMO DEVE ESSERE PROPOSTO AI BAMBINI A PICCOLE DOSI
Vietato poi, secondo gli esperti, lasciare la TV come sottofondo alla giornata in generale, specialmente se i piccoli stanno giocando o facendo altro, visto che riduce la soglia di attenzione delle attività svolte dal piccolo.
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Per quanto riguarda bambini e smartphone, il suggerimento è di attendere almeno fino ai 12 anni d’età per regalare ai propri figli un dispositivo personale; nell’attesa, il consiglio rimane quello di non esagerare con l’esposizione ai device, rimanendo entro la soglia di 2 ore al giorno di utilizzo. Nella fascia d’età che va dai 3 ai 6 anni sarebbe bene rimanere entro mezz’ora di uso degli schermi al giorno per i bambini piccoli.
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Proporre gli schermi ai bambini, quindi, deve avvenire in maniera assolutamente consapevole e mai estensiva, e non dovrebbe diventare un’abitudine che sostituisce altre attività maggiormente proficue dal punto di vista dello sviluppo cognitivo dei bambini.