La rottura di un legame, la fine di una relazione amorosa, o comunque di un rapporto importante, comporta tristezza, sofferenza e angoscia.
Il lutto amoroso e il lutto di una persona cara, infatti, si assomigliano moltissimo nelle loro fasi di elaborazione e di sofferenza. In questo post del Blog ClioMakeUp della sua rubrica, il Dottor Femia, Psicologo, Psicoterapeuta, Psicodiagnosta, Scuola di Psicoterapia Cognitiva (SPC) e dell‘Associazione di Psicologia Cognitiva, ci spiegherà che cosa si intende per lutto amoroso, come gestire il dolore per la fine di una relazione e come affrontare e superare la rottura con tanti utili consigli e suggerimenti. L’argomento è proprio ciò che fa per voi? Allora lasciamo subito la parola al Dottor Femia.
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LUTTO AMOROSO: UNA VALGANZA DI EMOZIOMI QUANDO SI PERDE L’AMORE O UNO DEI NOSTRI AMORI
“Capì che essere lasciati significa più di tutto essere derubati del futuro” (I. Cotroneo)
La fine di una relazione amorosa o di un rapporto significativo importante in quanto investito di speciale significato affettivo; la conclusione di una relazione sia essa di amicizia, sia di amore passionale ed erotico, sia idealizzata o svalutata anche se fantasticata, oppure reale e di lungo termine; la chiusura di un legame, in definitiva, sempre e comunque comporta sofferenza marcata, tristezza, lutto e angoscia. L’esperienza della perdita attiva in ognuno il proprio schema di attaccamento, mette in luce bisogni carenziali e smuove vissuti sospesi e irrisolti.
LA PERDITA O LA CHIUSURA DI UN LEGAME AMOROSO COLPISCE LA NOSTRA PIÙ PROFONDA VULNERABILITÀ
La perdita, come una valanga di dolore, colpisce la nostra più profonda vulnerabilità, il nostro innato bisogno di sicurezza. Mette a rischio la nostra base sicura, minaccia la nostra incolumità psichica.
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La perdita o la chiusura di un legame amoroso e significativo risvegliano mostri e paure legati alla nostra infanzia, ed eccoci di nuovo spaventati dal buio. L’amore finisce e noi siamo smarriti senza punti di riferimento, preoccupati di perdere noi stessi e di non ritrovare la strada per proseguire il nostro percorso esistenziale. Come se una piazza, nota e familiare, nostra, in cui ci sentiamo a casa appartenenti e protetti, si dovesse palesare senza quella colonna centrale che da sempre la caratterizzava. Anzi una piazza senza obelisco, una piazza senza la fontana, una piazza senza le sue familiari scale, una piazza che non contiene più, un nodo alla gola che stringe e soffoca di ansia e singhiozza di perdita. Sentiamo una sorta di agorafobia dell’animo in cui rimaniamo attanagliati dalla paura di perdere il timone di noi, in cui perdiamo pezzi di noi stessi con l’altro, in cui si risvegliano timori ancestrali ed infantili di abbandono e maturi di solitudine e malattia.
IL LUTTO AMOROSO E IL LUTTO DI UNA PERSONA CARA SI ASSOMIGLIANO NELLE LORO FASI DI ELABORAZIONE E DI SOFFERENZA
Il lutto amoroso e il lutto di una persona cara, di un’amicizia, si somigliano moltissimo nelle loro fasi di elaborazione e di sofferenza.
Fasi che passano dalla rabbia alla protesta prima di arrivare alla fase dell’accettazione. Processo risolutivo sarà reinvestire su un nuovo oggetto amoroso con la stessa intensità spalando la valanga di sfiducia e paura che ogni volta si presenterà come una catastrofe, un ricordo che rivive e inibisce.
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Dall’esperienza di perdita, infatti, si generano credenze difficili da scardinare, una tristezza che non vogliamo più sperimentare che ci porta a comportamenti di evitamento che sembrano proteggere, ma invece illudono e creano maggiore resistenza al cambiamento e all’elaborazione del vissuto di perdita.
I lutti si intrecciano, la perdita reclama perdita; anche una relazione solo fantasmatica, onirica, visionaria, si innesta su altri ricordi di perdita non elaborati che ritornano. Ecco perché spesso disperiamo: un fatto, una relazione o la chiusura di un rapporto investito di significato speciale ci portano a rivivere dolorosi lutti o schemi di rifiuto e abbandono.