IL ROSSETTO: UNA BOMBA DI SIMBOLISMI
“Il film “C’è ancora domani” è una cartolina cinematografica che ricostruisce con realismo una storia di violenza domestica traumatica, perfettamente contestualizzata nell’Italia del primo dopoguerra, alla vigilia della data storica del suffragio femminile del 1946, che conserva il leitmotiv della violenza plausibile anche nel nostro presente.
La Storia tende dunque verso il progresso, mentre le storie individuali delle donne come Delia rimangono ferme al sopruso e alla violenza di cui erano spesso vittime. La quotidianità della protagonista mette in scena la dinamica tipica di una relazione tossica, in cui si rinforzano i ruoli della donna vittima e dell’uomo violento e carnefice, che impone il proprio punto di vista con assoluta prepotenza. Una prepotenza violenta a cui assistono i bambini che potrebbero un domani perpetrarla a loro volta.
Atteggiamento questo validato e normalizzato da fattori socioculturali e familiari, che alimentano forme di machismo tossiche.
Infatti, figura importante della trama è il nonno, presenza onnisciente. Un portatore di violenza, che potremmo definire l’origine del male, colui che ha instillato nel figlio il seme della violenza, che a sua volta trasmetterà ai suoi figli maschi, alimentando una sorta di catena che pare non avere punti deboli. L’uomo racconta del suicidio della moglie con freddezza e distacco, rendendo chiaro come da lui origini appunto il modello intergenerazionale dell’abuso e della violenza fisica verso le donne.
Credits: @visionfilmdistribution Via Instagram. In questa immagine, la locandina del film
Ma qualcosa cambia in questo fluire di un comportamento brutale ‘automatico’ che si autoalimenta: il diritto al voto. La scintilla che innesca la prospettiva di una libertà, fino a quel momento sconosciuta, ma tanto desiderata dalle donne come reazione a uno stato insopportabile. Il voto: segnale di fuga e di rivoluzione.
E il rossetto diventa la prima scelta consapevole delle donne, che iniziano a scegliere per loro stesse.
Una scelta che provoca.
Un rossetto a cui rinunziare per la libertà è un simbolo che ambisce emancipazione: la rinunzia al rossetto come gesto paradossale di ribellione e salvezza.
La ‘bomba’ simbolica della scelta del rossetto innesca una giravolta narrativa: si inizia il percorso che potrebbe portare dall’autosacrificio all’emancipazione, da uno schema disfunzionale a una resilienza che trapassa stereotipi e spinge sul cambiamento e la trasformazione.
Infine la pellicola veicola un messaggio psicoeducativo di disapprovazione, non solo rivolto al femminile, ma in generale circa la violenza, il controllo e la sopraffazione come manifestazioni di malessere, di debolezza individuale e collettiva“.
Credits: @visionfilmdistribution Via Instagram. In questa immagine i ringraziamenti per la vincita del premio come film italiani più visto dell’anno
Firma
Dott. Giuseppe Femia, Psicologo, Psicoterapeuta, Psicodiagnosta, Scuola di Psicoterapia Cognitiva (SPC) e dell‘Associazione di Psicologia Cognitiva (APC), Socio Sitcc – Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva.
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Ragazze, speriamo che questa interessante recensione del Dottor Femia sul film “C’è ancora domani” diretto e interpretato da Paola Cortellesi al suo debutto da regista, vi abbia fatto riflettere e, magari, vi abbia anche incuriosito ad andarlo a vedere al cinema. Ora vi lasciamo la parola: quante di voi hanno già visto il film? Cosa ne pensate? E quante di voi sono intenzionate a vederlo? Fateci sapere tutto nei commenti. Un bacione dal TeamClio!