Nel mondo e nella società in cui viviamo, siamo, spesso, esortati a dare sempre il massimo e a migliorare le proprie prestazioni per ottenere risultati sempre migliori. Una sorta di ricerca del perfezionismo e della perfezione a ogni costo in diversi campi, dall’aspetto fisico, alla scuola e al lavoro, fino ad arrivare alle relazioni sentimentali.
Oltre alle esortazioni esterne, molte persone sono portate da sole a cercare di raggiungere la perfezione e alti livelli di rendimento e, se per caso non ci riescono, subiscono conseguenze come sofferenza, demoralizzazione, frustrazione, tristezza e molto altro.
In questo post il Dott. Giuseppe Femia, Psicologo, Psicoterapeuta, Psicodiagnosta. Scuola di Psicoterapia Cognitiva (SPC) e dell‘Associazione di Psicologia Cognitiva, ci aiuterà a riflettere sul tema del perfezionismo, spiegandoci che cos’è e di che cosa si tratta, descrivendoci le caratteristiche, le conseguenze e i costi e svelandoci anche utilissimi consigli. L’argomento vi ha incuriosite? Lasciamo la parola al Dottor Femia.
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IMPERFETTO… È BELLO
“C’è una dinamica della mente che spinge l’individuo a pretendere da sé stesso sempre il massimo, per raggiungere quella cosa che razionalmente tutti sappiamo che non esiste, cioè la perfezione. Uno standard che non ha regole di stop e risponde a criteri soggettivi e personalizzati di soddisfazione in cui il traguardo si allontana sempre di più quando man mano ci si avvicina.
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L’IDEA DELLA PERFEZIONE A OGNI COSTO INNESCA CIRCOLI VIZIOSI DI SOFFERENZA PSICOLOGICA
L’idea della perfezione a tutti i costi innesca circoli viziosi di sofferenza psicologica. Quando questa tendenza a voler essere sempre inattaccabili e perfetti si estremizza e diventa totalizzante, siamo di fronte al perfezionismo, uno stato che si trasforma in un padrone severo che tutto pretende e tutto svaluta.
Confrontarsi con standard troppo alti, infatti, spesso innesca demoralizzazione, tristezza e frustrazione, e arriva a generare malessere psichico.
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IL PERFEZIONISMO PUÒ MANIFESTARSI IN MODO TRASVERSALE
Il perfezionismo può popolare diversi domini e manifestarsi in modo trasversale: può riguardare, per esempio, l’aspetto fisico, generando disturbi nel comportamento alimentare o innescando ossessioni somatiche che arrivano fino al dismorfismo corporeo in cui l’attenzione per un dettaglio fisico richiede controlli e attenzione circa un difetto che diventa soggettivamente insopportabile.
Il perfezionismo può declinarsi in diverse aree, interessare la sfera professionale, focalizzarsi sulla storia amorosa e l’ambito dei sentimenti o addirittura essere traslato sulle persone che si amano, sul partner o la partner o ancora sui figli o sull’altro in genere. Infatti, il perfezionista può diventare intransigente quando scopre che gli altri possono essere poco attenti o addirittura approssimativi.
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NELLA MAGGIORANZA DEI CASI IL PERFEZIONISMO RICADE SU SÉ STESSI
Tuttavia, nella maggioranza dei casi il perfezionismo ricade su sé stessi e genera una sofferenza intrapsichica, una situazione emotiva in cui la persona si rimprovera e combatte con una costante voce critica in testa a cui non basta mai nulla, che non è soddisfatta da nessun traguardo e che pretende sempre di più, non perdona ed esige controllo, disciplina, sacrificio.
Un padrone, come dicevamo, che esige per l’appunto una continua e spasmodica richiesta di disciplina. Questo padrone prepotente spesso può essersi manifestato già nel corso della storia di vita dell’adulto perfezionista; talvolta ha un precursore che ha esercitato un ruolo di controllo o rimprovero, una figura genitoriale rigida e intransigente che dispensava affetto e riconoscimento solo sotto alcune condizioni, ovvero quando le cose venivano fatte in modo ottimo, realizzate con perfezione.
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Talvolta, invece, il perfezionismo potrebbe essere una strategia che dipende da altri nuclei di sofferenza nel corso dello sviluppo, ad esempio un clima anaffettivo e invalidante in famiglia. Altre volte il perfezionismo svolge un ruolo quasi “di compenso”, che ricerca risarcimento e/o supplisce la trascuratezza emotiva subita”.