Ciao a tutte!
Molte di voi, probabilmente ieri hanno letto online la notizia: un giornale nazionale italiano ha ben pensato di intitolare un articolo sulle atlete italiane di tiro con l’arco, definendole “il trio delle cicciottelle”. Ma se la cosa vi ha fatto indignare siamo qui per dirvi che, tra l’altro, non è finita così: un altro quotidiano italiano ha ritenuto opportuno dedicare un articolo online al lato B “disegnato con il compasso” della campionessa di scherma Rossella Fiamingo, commentando che avrà anche preso l’argento nello sport, ma “in bikini merita un oro”.
Il sessismo verso lo sport femminile è una realtà ancora presentissima in tutto il mondo (arriverà un giorno in cui si scalderanno le nazioni per i mondiali di calcio femminile? O in cui al Super Bowl l’unica donna in campo non sarà Lady Gaga?), ma i Giochi Olimpici moderni sono nati con l’intenzione di abbattere questa barriera, almeno quando si pratica sport sotto la bandiera con i cinque cerchi.
Eppure, in Italia soprattutto, un certo “giornalismo” sembra non aver colto lo spirito olimpico e non aver avuto l’intelligenza sufficiente per prendere sul serio un’eccellenza italiana – di cui il nostro paese dovrebbe andare più che fiero. Ma, d’altronde, noi sappiamo bene che questa mentalità supera non di poco i confini del campo sportivo – chi non ricorda la definizione “una cicciona che trucca” attribuita a Clio l’anno scorso?
Reagire, in questo contesto, è la cosa più importante, ma va fatto con senno: il più sbagliato dei “femminismi”, infatti, risponderebbe con un articolo con una classifica dei 36 migliori “pacchi” degli atleti maschili – come ha fatto uno dei più noti magazine femminili, nella sua versione americana. Alè.
Per conoscere i dettagli e i nostri commenti, non avete che da continuare a leggere il post.
È doveroso partire dall’inizio: i Giochi Olimpici. I Giochi Olimpici così come li conosciamo oggi sono nati dall’idea di un barone francese, Pierre de Coubertin, dopo aver attribuito la sconfitta della guerra franco-prussiana allo scarso allenamento ed educazione fisica dei francesi. Ha pensato, però, non di istituire una gara in grado di migliorare le prestazioni fisiche dei suoi compatrioti, al fine di poter vincere la “prossima guerra”, ma al contrario, di dar vita ad una competizione internazionale che sostituisse con lo sport, i conflitti militari.
Ecco il nostro baron Pierre!
Quindi, in primis, quello che ancora oggi viene chiamato “spirito olimpico”, si basa su un principio di pace politica e di sana competizione sportiva internazionale.
Per sottolineare come i Giochi Olimpici avrebbero dovuto unire piuttosto che dividere, dopo la prima edizione nel 1896, ad Atene, in memoria degli antichi giochi di Olimpia, il Comitato Olimpico da poco istituito rifiutò l’idea greca di stabilire per sempre ad Atene la competizione, preferendo cambiare location di edizione in edizione.
Una foto ricolorata dei primi Giochi Olimpici Moderni, ad Atene nel 1896
Ecco che, allora, anche l’universalismo è uno dei capisaldi dello “spirito” che anima le Olimpiadi. E per renderlo palese e manifesto, nel 1920 venne realizzata una bandiera (che ad oggi è considerata una delle più note e riconoscibili al mondo) rappresentante cinque cerchi colorati intrecciati tra di loro. I cerchi rappresentano i cinque continenti e i colori sono stati scelti in modo che, con il bianco dello sfondo, ogni stato sulla terra potesse ritrovare quelli della propria bandiera.
Sapevate, poi, che la frase “L’importante non è vincere ma partecipare” è proprio un motto inventato da De Coubertin?
Ma perché questa premessa? Per arrivare a parlare delle donne, che ancora nel 2016 devono sentirsi ridicolizzate, per la loro eccellenza sportiva. De Coubertin, nel 1896 si oppose fermamente alla partecipazione femminile ai Giochi Olimpici e fondava la sua idea su una presunta “differenza fisiologica” che avrebbe impedito alle donne di gestire una competizione ad alti livelli. Ma attenzione, attenzione: già nella seconda edizione, nel 1900, a Parigi, il Comitato Olimpico incluse le donne nei Giochi, rendendo la promozione dello sport femminile una colonna portante del proprio credo. L’ufficializzazione arrivò poi nel 1920, dopo la I Guerra Mondiale.
La prima vincitrice olimpica di Tennis: Charlotte Cooper!
Insomma: pace, universalismo e uguaglianza di genere sono praticamente da sempre ciò per cui le Olimpiadi esistono. Possono, un gruppetto di “giornalisti” e una mentalità ancora ottusa, rovinare qualcosa di così grande?