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Premetto che sono un’avida lettrice o meglio sfogliatrice di Vogue: ho l’abbonamento a quello UK e compro occasionalmente anche quello USA, francese e italiano e non seguo per nulla le fashion bloggers. Sinceramente però sono anni che non leggo sulla rivista un articolo su una collezione o una sfilata che commenti la visione dello stilista, la scelta di colori, materiali e taglio … e tantomeno un articolo su uno stilista emergente per amore del mestiere e non del profitto. Almeno metà della rivista è pubblicità e anche i servizi fotografici rappresentano “chi paga”, prova ne è che si vedono gli stessi abiti, spesso improponibili sia come prezzo che come vestibilità, su tutte le benedette riviste. Quindi non vedo cosa trovino da ridire sulle blogger, non è che le giornaliste di Vogue con tutto quello che scrivono durante la sfilata producano poi un pezzo da premio pulitzer. Le blogger impazzano perchè è molto semplice creare un blog su internet ed avere un numero inordinato di “followers”, non così semplice farsi assumere da Vogue. Molte bloggers sono contente di avere un invito e pubblicizzare lo stilista, anche quello emergente o sconosciuto, appunto perchè vogliono farsi vedere e conoscere, per avere spazio su Vogue bisogna pagare fior di quattrini e se non sei arrivato non ti dedicano nemmeno una virgola, le blogger fanno leva sulla nuova generazione che di carta non ne compra è tutto a portata di mano su you tube, instagram, twitter etc. poi il blog ti dà anche la possibilità di dire la tua, Vogue pontifica, quello che puoi fare al limite per esprimere la tua è non comprare la rivista, che è appunto ciò che “ruga” alle giornaliste. Insomma trovo che Vogue per primo sia caduto di stile nel criticare le bloggers, anche perchè l’ha fatto con poca grazia, in maniera petulante ed evidentemente istigata dalla graduale perdita di presa sul pubblico, che compra la rivista, e di popolarità con gli stilisti, che pagano pubblicità e servizi, portandoci quindi al solito motivo che fa girare il mondo: il profitto.

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